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L'Europa toglie l'obbligo dell'indicazione "senza glutine" manovra molto grave

Per buona parte di noi cinquantenni  l’Europa rappresenta un punto di riferimento ed un traguardo. È in quella cornice ed in quel contesto che desideriamo confrontarci come studenti, professionisti o semplici cittadini.

All’Europa spettano il coordinamento delle politiche economiche ed occupazionali, che dovrebbero salvarci dalla crisi economica, nonché la politica sulla sicurezza e parte dell’azione programmatoria dei nostri governi nazionali e regionali. Dall’Europa dipendono i fondi strutturali, i nuovi modelli formativi, la Politica Agricola Comune, solo per citare alcuni riferimenti.

Il tiro beffardo Però questa volta l’Europa ha giocato un tiro beffardo ai cittadini che, come me, hanno un regime alimentare molto particolare dovuto ad una intolleranza permanente alla proteina del glutine che causa una malattia denominata celiachia. Lo fa, proponendo di cambiare il regolamento sull’etichettatura dei prodotti, a suo dire per armonizzarla con gli altri stati membri, abrogando la dicitura senza glutine e paragonandola ad un semplice claim come ad esempio “senza coloranti”.

Sembra quasi non aver chiaro che per alcuni di noi non esiste una possibilità alternativa di scelta. Ad oggi, l’unica terapia disponibile per la Malattia celiaca è l’esclusione totale e permanente dei cereali contenenti glutine dalla dieta (proteina vegetale contenuta in alcuni cereali come grano, farro, avena, orzo, segale) ovvero per la maggior parte dei cibi di quotidiano e semplice consumo. Caffè e brioche del mattino” diventano solo caffè, “andare a farsi una pizza in compagnia” diventa un evento da organizzare su locali informati e consentiti, “un panino davanti al pc” solo se te lo porti da casa fatto con il tuo pane ed i salumi permessi. Mangiare senza glutine, sempre, è l’unico modo per stare bene e preservarci da una lunghissima serie di malattie di origine autoimmune che vanno da semplici fastidi al linfoma intestinale. Per i bambini significa crescere, in peso e in statura, normalmente come i loro coetanei senza incorrere in mille disturbi subito dopo lo svezzamento.

Come la “pillola anti celiachia” si stanno studiando alternative terapeutiche e farmaceutiche al trattamento dietetico, ma nessuna di queste è ancora applicabile o sperimentata sull’uomo.
La qualità di vita dei consumatori come me, a partire dalla quotidianità è condizionata perciò in modo limitante dalla dieta, soprattutto fuori casa e soprattuto per i più piccoli. Il Glutine oltre a tutti i prodotti a base di cereali è proteina molto usata nei processi industriali.

La difficoltà maggiore per la persona affetta da celiachia è organizzare la dieta in base alle informazioni disponibili sugli ingredienti di ciascun piatto proposto ad un ristorante o ad una mensa o di ciascun prodotto in vendita ad un supermercato. Se non si ha il prontuario con sé, fare la spesa significa attenta lettura di lunghissime ed incomprensibili etichette, sempre con il beneficio del dubbio.

Il glutine lo trovi dappertutto come addensante, conservante, additivo. È nascosto nei cibi più impensabili, dalle caramelle allo yogurt, dalla cioccolata al passato di verdure. Lo contengono alcuni farmaci ed è molto usato per le sue proprietà emollienti nelle linee cosmetiche e negli shampo a base di germe di grano. Per noi è quindi necessario avere informazioni dettagliate su ogni singolo prodotto che si desidera acquistare e utilizzare. Il rispetto del regolamento CE n. 41/2009 (quello che la Comunità Europea vuole abolire) e delle Linee guida del ministero della Salute che consente di riportare la dicitura “senza glutine” sui prodotti solo dopo rigorose procedure e controlli rappresenta perciò l’unico strumento che tutela la salute stessa del celiaco consentendogli di fare “spesa” e nutrirsi senza rischi. La sua abrogazione comporterebbe perciò un arretramento sostanziale nella tutela delle persone affette da celiachia.

Ma oggi, sono felice di essere umbra. Lo sono particolarmente perché nei giorni scorsi si sono discusse alla Camera dei Deputati due mozioni, una del Partito Democratico ed una del Popolo delle Libertà a sostegno dei celiaci presentate rispettivamente dagli umbri Walter Verini e Pietro Laffranco che avevano un unico e comune scopo: mantenere la legislazione italiana – che in questo caso è una delle migliori e più avanzate – come parametro di riferimento anche in Europa. In virtù di ciò la Camera ha poi approvato un’unica mozione bipartisan volta a chiedere all’Europa di riconsiderare le sue posizioni e comunque a promuovere un’azione parlamentare a sostegno della tutela dei celiaci. Sono dunque orgogliosa e lo sono ancora di più perché questo risultato è stato più volte auspicato dai tanti cittadini celiaci e membri dell’Associazione umbra Aic, che stanno compiendo con grande passione un importante percorso di riconoscimento e sensibilizzazione su una malattia ancora poco conosciuta. Richieste di attenzione che, anche in passato, hanno trovato il pieno sostegno e la disponibilità dei nostri rappresentanti in parlamento, che qualche mese fa, sulla questione dei buoni pasto e l’erogazione dei prodotti senza glutine da parte del Ssr ha trovato le istituzioni regionali pronte e ricettive. Una sensibilità tutta umbra, che in questo caso ci distingue per merito ed efficienza. Giro il mondo per passione e per lavoro, sono una europeista convinta e spesso invidio ad altri paesi modelli sociali maggiormente equi o basati sul rispetto di percorsi e regole. Quello che manca a volte alla nostra tanto amata “Italietta” dove tutto si fa così, un po’ alla buona. Dove, qualche volta si dice: le leggi si fanno, per poi non essere rispettate. Questa volta poter dire “Sono orgogliosa di essere umbra, sono orgogliosa di essere Italiana” è un piacere, perché significa aver davvero a cuore la vita, la salute ed il benessere di chi non può scegliere. Perché in merito alla tutela dei celiaci come me, non trovi nessun altro paese così avanzato. Perché un celiaco da noi può mangiare con tranquillità scegliendo prodotti a marchio spiga sbarrata o comunque con il logo regolamentato del Ministero della salute, perché le regole sono da tutti rispettate ed i controlli serrati.Oggi però l’Italia non solo dà il buon esempio. È il buon esempio.