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Triplo negativo: così l'alimentazione influisce sulle terapie

Data di pubblicazione: 24/04/2024

Alcuni protocolli clinici nutrizionali potrebbero influenzare positivamente le cure per il tumore al seno triplo negativo in fase precoce. Lo studio dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Con l’aumentare delle evidenze relative all’importanza degli alimenti che assumiamo, la ricerca biomedica indaga alcuni protocolli nutrizionali non solo nell’ambito della prevenzione ma anche in clinica, arrivando a considerarli alla stregua di veri e propri farmaci a supporto dei trattamenti standard. Adottare un regime alimentare di restrizione calorica, infatti, induce alcuni cambiamenti nel metabolismo e nell’immunità dell’organismo, di cui ora si vuole valutare l’efficacia in funzione antitumorale. Verificare questa ipotesi, supportata dai risultati ottenuti finora, è l’obiettivo dello studio randomizzato multicentrico Breakfast 2, coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) dove è già iniziato il reclutamento, ma altri undici centri italiani partiranno a breve. Lo studio confronterà due regimi alimentari, una dieta prevalentemente vegetariana e un regime di restrizione calorica, in 150 donne con tumore al seno triplo negativo in stadio precoce e candidate a ricevere un trattamento a base di quattro chemioterapici e un immunoterapico prima dell’intervento chirurgico.

LO STUDIO

Il gruppo di donne nel braccio sperimentale seguirà il programma alimentare di restrizione calorica, messo a punto negli ultimi otto anni in Int, a base di alimenti e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine, e il gruppo di controllo seguirà una dieta equilibrata ma standard, con un’ampia varietà di cereali non raffinati; tutte le donne coinvolte nello studio riceveranno un counseling alimentare. A sei mesi, contestualmente alla chirurgia, sarà possibile valutare la risposta al trattamento neoadiuvante nei due gruppi. «Il programma di restrizione calorica seguito dal braccio sperimentale è frutto di anni studi che ne hanno indagato la sicurezza e l’efficacia e che hanno coinvolto già 250 donne, prevalentemente con tumore al seno» ha evidenziato Filippo De Braud, direttore del Dipartimento di oncologia ed ematologia di Int. «Abbiamo dimostrato che, con questo approccio, è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, “potenziando” le cellule immunitarie con attività antitumorale. Ora passiamo a valutare l’impatto di questo programma nutrizionale sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici». Lo schema sarà ciclico: ogni 21 giorni, le pazienti adotteranno una restrizione calorica di cinque giorni, assumendo il primo giorno 600 kcal e 300 kcal gli altri quattro. Il trattamento chemioimmunoterapico verrà somministrato al terzo giorno di restrizione calorica, per massimizzare tanto la risposta al chemioterapico che trova un tumore più “indebolito” tanto quella immunitaria. L’ipotesi che la restrizione calorica aumenti il tasso di risposta patologica completa, termine che indica la remissione della malattia.

DALLA PRECLINICA ALLA DONNA

Uno studio importante, innovativo, condotto da giovani ricercatori, che darà risposte in un breve periodo di tempo, al momento della chirurgia al termine dei sei mesi di trattamento e senza bisogno di follow up. Ma, soprattutto, uno studio non profit, finanziato dalla direzione scientifica dell’Istituto e con il contributo di Fondazione Giuliani, condotto in un paese dove la ricerca indipendente, quella diversa dagli studi sperimentali farmacologici registrativi, finalizzati all’approvazione e commercializzazione di un certo trattamento, non se la passa troppo bene. «Lo studio è il progredire naturale di un programma di ricerca indipendente iniziato oltre otto anni fa, in Int, passato dalla fase preclinica all’attuale studio randomizzato» ha spiegato Giovanni Apolone, direttore scientifico di Int, evidenziando alcuni aspetti cruciali della ricerca: «L’attenzione non solo agli endpoint hard, come la sopravvivenza complessiva o la sopravvivenza libera da progressione, ma anche alla qualità della vita del paziente, che nello studio verrà strettamente monitorata; un approccio metodologicamente rigoroso che sia tanto vicino alla biologia del tumore quando alla vita del paziente; l’assenza di interessi commerciali; e, infine, il considerare un regime dietetico come un farmaco da comparare con un regime più standard».

COMBINARE DIETA E CURE FARMACOLOGICHE

«Il tumore al seno triplo negativo è particolarmente sensibile alla modulazione del metabolismo sistemico indotto dalla dieta. Abbiamo già ottenuto e pubblicato risultati incoraggianti sia sul metabolismo sia sulla funzione immunitaria. Ora vedremo se le risposte ci sono anche nel trattamento» spiega Claudio Vernieri, oncologo medico presso l’Int e primo autore di uno studio apparso su Cancer Discovery in cui si dimostra che la restrizione calorica è ben tollerata e provoca notevoli cambiamenti metabolici in pazienti con diversi tipi di tumore e trattati con terapie antitumorali concomitanti, agendo non solo a livello sistemico ma anche intratumorale. «Al San Antonio Breast Cancer, il più grande appuntamento al mondo sul tumore al seno, con i nostri dati abbiamo vinto anche le ultime resistenze di coloro che inizialmente erano i più scettici e che oggi sono a bordo. Tuttavia, è importante evidenziare che siamo in un setting clinico di trattamento molto complesso, in cui le pazienti sono attentamente e costantemente monitorate» sottolinea Vernieri «Qualunque approccio fai da te è pericoloso e da non fare». Anche perché, come sottolinea De Braud, «c’è una differenza tra stile di vita e programma terapeutico, per il quale è possibile parlare di posologia del comportamento».

IL COUNSELING ALIMENTARE

Tutte le donne coinvolte nello studio, oltre agli esami previsti dal protocollo, avranno a disposizione una web-app per mantenere un contatto costante con nutrizionisti e oncologi dell’Int, che potranno quindi verificare i diari alimentari, controllare e gestire gli eventuali effetti collaterali e raccogliere i questionari sulla qualità della vita compilati dalle pazienti arruolate presso tutti i centri. «Servirà anche per valutare l’aderenza delle donne al piano alimentare» spiega Francesca Ligorio, oncologa medica presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia. Tutte le donne saranno quindi seguite e vedranno la propria alimentazione ribilanciata tanto che i ricercatori non escludono che entrami i gruppi, quello sperimentale e quello di controllo, possano comunque andare meglio. Le donne con sindrome metabolica sono più a rischio di sviluppare tumore al seno triplo negativo e, inoltre, sovrappeso e obesità costituiscono per queste pazienti un fattore prognostico negativo.

L'UTILIZZO DEI BIOMARCATORI

Oltre alla risposta clinica, lo studio indaga anche la biologia. Tra gli obiettivi c’è, infatti, anche la ricerca di biomarcatori molecolari. «Valutiamo l’evoluzione dei profili genomici e di espressione genica a livello del tessuto tumorale, e l’associazione tra questi e la risposta del tumore ai trattamenti sperimentali» precisa Giancarlo Pruneri, direttore del dipartimento di diagnostica avanzata di Int e presidente Eurama Precision Oncology. I cambiamenti dell’espressione genica delle singole cellulare, la cosiddetta epigenetica, verrà studiato con metodiche di sequenziamento di ultima generazione nei laboratori di Int dove le analisi di trascrittomica fanno parte della pratica clinica quotidiana. «Le eventuali caratteristiche biologiche che emergeranno ci consentiranno di identificare possibili biomarcatori di sensibilità o resistenza ai trattamenti proposti e, dunque, anche di ipotizzare meccanismi di resistenza del tumore da studiare nei nostri laboratori per migliorare l’efficacia di questo approccio terapeutico».

Tratto da: Fondazione Veronesi, Nicla Panciera, 23 aprile 2024


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