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Celiachia, troppo glutine nell'infanzia si associa a maggiori probabilitā di sviluppare la malattia

Un elevato apporto di glutine nella prima infanzia si associa a un aumentato rischio di celiachia (CD) e autoimmunità celiaca (CDA), secondo quanto conclude uno studio pubblicato sull'American Journal of Gastroenterology. «All'età di un anno i bambini che assumevano più glutine avevano, rispetto ai coetanei che ne consumavano meno o per niente, un rischio relativo raddoppiato di sviluppare CDA, un potenziale stadio prodromico della celiachia» afferma il primo autore Karl Mårild dell'Istituto norvegese di Salute pubblica a Oslo, Norvegia, spiegando che l'assunzione di glutine è alla base della patologia associata alla malattia celiaca, ma non è chiaro il suo ruolo quantitativo nello sviluppo dell'autoimmunità. Per approfondire questo aspetto i ricercatori hanno utilizzato i dati di 1.875 partecipanti al trial DAISY, Diabetes Autoimmunity Study in the Young, uno studio prospettico mirato a verificare come geni e ambiente interagiscono nel causare il diabete tipo 1. «Rispetto ai bambini di un anno nel terzile più basso in termini di assunzione di glutine, quelli nel terzile più alto avevano un rischio aumentato del 96% di CD e un aumento del rischio di CDA di 2,17 volte» scrivono gli autori, spiegando che sebbene la forza dell'associazione fosse simile sia per CD sia per CDA, solo quest'ultima ha raggiunto una significatività statistica, probabilmente a causa della maggiore prevalenza nella casistica studiata. «Ma se questi risultati verranno confermati, sarà possibile comprendere meglio un aspetto significativo della probabile eziologia multifattoriale della celiachia» spiegano i ricercatori, sottolineando che non è ancora tempo di raccomandare modifiche in termini di alimentazione pediatrica. «Dato che questo è uno studio osservazionale, e quindi non in grado di stabilire nessi causa-effetto, ci sono molte possibili spiegazioni dei risultati ottenuti, oltre al fatto che la nostra casistica è limitata ai bambini geneticamente a rischio di Denver, Stati Uniti. Non sappiamo, quindi, fino a che punto questi risultati possano essere generalizzati ad altre popolazioni» conclude Mårild.

Am J Gastroenterol. 2019. doi: 10.14309/ajg.0000000000000255

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31082869

Tratto da: Pediatria33, 08 luglio 2019