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Alzheimer: i consigli per evitarlo (dallo stile di vita alla cultura)

La revisione di quasi 400 studi indica i principali elementi su cui agire per evitare (o ritardare) la comparsa della malattia neurodegenerativa più diffusa.

Sono vent’anni che non esce una nuova terapia per l’Alzheimer. In tutto il mondo, sono tantissimi i centri di ricerca che partono da diverse ipotesi, punti di vista, precedenti risultati per dare l’assalto alla fin qui imprendibile malattia che devasta la mente. Si sa che le cause sono di due tipi: genetiche e ambientali. Le prime non sono modificabili, le altre sì: in gran parte, almeno. Ed è su questo punto - riguardante la prevenzione - che uno studio cinese ha cercato di stabilire precisi fattori di rischio. Risultato? Diciannove elementi, dieci dei quali supportati da una forte evidenza scientifica. È da qui, secondo gli esperti che hanno racchiuso queste indicazioni in uno studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, che occorre partire per suggerire i comportamenti da adottare per ridurre le probabilità di sviluppare la più comune forma di malattia neurodegenerativa.

LA PREVENZIONE ALLA BASE DELLA RIDUZIONE DEI CASI?

Per dare un’idea della diffusione della portata della malattia, i ricercatori cinesi capitanati da Jin-Tai Yu (direttore della clinica dedicata alla cura della memoria e dei disturbi cognitivi della Fudan University, a Shanghai) hanno riportato i dati della Gran Bretagna. Qui 850mila persone sono affette da una demenza (di cui circa i due terzi sono dovuti alla malattia di Alzheimer), considerata tra le prime cause di morte nel Paese. Un numero che, avvertono gli esperti, è destinato a crescere a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Fin qui le stime, che non sembrano viaggiare però a braccetto con i dati più recenti, che evidenziano una (lieve) riduzione dei casi. A giustificare questo trend una maggiore e migliore scolarizzazione e l’adozione di stili di vita più sani. Soltanto ipotesi, a cui si legano però le speranze dei ricercatori.

I FATTORI DI RISCHIO DA EVITARE

Dopo un’ampia e rigorosa cernita degli studi già disponibili, gli scienziati di Fudan si sono concentrati su 395 ricerche, con l’obbiettivo di individuare le leve più efficaci per prevenire la malattia di Alzheimer. È così venuto fuori - da un’indagine osservazionale, che come tale non indica un (necessario) rapporto di causa-effetto - un compendio utile da condividere con la società civile. I primi dieci fattori di rischio supportati dalla più solida evidenza scientifica suggeriscono come antidoti una vita mentalmente attiva (attraverso la lettura e lo studio), la prevenzione del diabete, dell’ipertensione, della depressione e dei traumi alla testa e la gestione dello stress. L’istruzione, secondo i ricercatori cinesi, potrebbe lasciare il segno fin dall’infanzia. Da qui - come ulteriore elemento - l’importanza della scolarizzazione e del prevenire l’abbandono scolastico (scopri i progetti per la scuola offerti da Fondazione Umberto Veronesi). Gli altri elementi «forti» nell’ostacolare il morbo scoperto (1906) dallo psichiatra tedesco che gli ha dato il nome annoverano un regolare esercizio fisico, il mantenimento del peso forma che aiuta anche a preservare una buona salute cardiovascolare anche in età avanzata, non fumare, dedicare il giusto tempo al sonno e prevedere un adeguato apporto di vitamina C nella dieta. I ricercatori cinesi evidenziano anche l’opportunità di evitare (ove possibile, a scopo precauzionale) il ricorso alla terapia ormonale sostitutiva (dopo la menopausa) e l’uso degli inibitori dell’acetilcolinesterasi (usati per la cura della miastenia gravis e nelle forme lievi e moderate di Alzheimer).

CONSIGLI (ULTERIORI) PER LA PREVENZIONE

«Si tratta di uno studio molto interessante - commenta Elio Scarpini, direttore del centro Alzheimer e sclerosi multipla dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano -. Partendo da un campione molto più ampio, la metanalisi ha infatti incluso soltanto gli studi adeguatamente validati. Di conseguenza, i 19 elementi citati possono essere indicati come alleati nella prevenzione alla malattia di Alzheimer». Entrando nei dettagli, l’esperto sottolinea come «la vitamina C non debba essere assunta a parte, ma mangiando frutta e verdura in maniera adeguata». Quanto alla gestione del peso, «occorre pensarci già nel corso della mezza età ed evitare di perdere molti chili nel corso della terza età». Conferme per «il valore della cultura e della costante attività cognitiva» nella prevenzione dei processi neurodegenerativi.

OSCURA (IN PARTE) ANCHE IL RUOLO DELLA GENETICA

Come rovescio della medaglia, invece, c’è da ricordare che la ricerca farmacologica sulla malattia di Alzheimer è di fatto ferma da quasi vent’anni. «In molti casi le molecole testate hanno dato risultati incoraggianti negli animali, che non sono però stati seguiti da analoghe conferme sull’uomo - spiega Scarpini -. In altre situazioni, invece, la speranza si è accesa per sostanze rivelatesi promettenti in piccoli gruppi di pazienti. Sui grandi numeri, però, non sono mai giunte le necessarie garanzie». Quanto agli studi sulla genetica della malattia, «finora si sono individuati soprattutto geni che, presi singolarmente, non pongono le basi per lo sviluppo della malattia. Ma se alterati, la loro azione combinata può innescare il processo neurodegenerativo». Di fronte a questa impotenza, pertanto, gli esperti concordano nel considerare la prevenzione più alla portata per ritardare (eventualmente) la comparsa della malattia.

Tratto da: Fondazione Veronesi, 06 novembre 2020