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Non c’è solo il dolore al petto. Anche spalla, collo e mascella possono far male in caso di infarto

In molti casi il dolore al petto non è l’unico sintomo di un infarto. Potrebbe essere accompagnato dal dolore alle spalle, al collo, alla schiena. Le nuove linee guida dell’American Heart Association e dell’American College of Cardiology invitano a non trascurare questi segnali.

Forte, improvviso e toglie il fiato. Quando un dolore del genere arriva al petto deve scattare l’allarme perché potrebbe trattarsi di un infarto. Ma le stesse attenzioni dovrebbero essere rivolte ad altri sintomi: il dolore al torace non è il solo segnale preoccupante, l’attacco di cuore può manifestarsi anche con dolore alle spalle, alle braccia, al collo, alla schiena, alla parte superiore dell’addome e persino alla mascella.

Soprattutto nelle donne l’attacco di cuore si manifesta con dolori e disturbi in altre parti del corpo oltre al “classico” dolore al petto.

Le nuove linee guida dell’American Heart Association e dell’American College of Cardiology pubblicate simultaneamente su Circulation e sul Journal of the American College of Cardiology invitano i medici ad andare oltre il dolore al petto e a prendere in considerazione un malessere più diffuso come potenziale segnale di un infarto. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi il dolore al petto non accompagnato da altri sintomi non ha una causa cardiaca.

In genere solamente il 5 per cento degli adulti che si presentano al pronto soccorso con dolore toracico non è affetto da sindrome coronarica acuta. E in più della metà dei casi il dolore al petto non ha proprio niente a che fare con il sistema cardiovascolare: possono esserci cause respiratorie, muscoloscheletriche, gastrointestinali, psicologiche e di altro tipo.

Il dolore toracico resta il sintomo dominante e più frequente sia per gli uomini che per le donne, tuttavia, è più probabile che le donne presentino in più anche sintomi come nausea e mancanza di respiro. Queste manifestazioni di contorno potrebbero confondere il quadro clinico e ritardare i soccorsi. Il personale del pronto soccorso dovrebbe prestare attenzione all’intero pacchetto di sintomi per stabilire se il paziente è in pericolo di vita, se deve essere ricoverato o sottoposto a specifiche analisi.

Le nuove linee guida aiuteranno i medici a evitare i due errori di valutazione opposti: attribuire necessariamente una causa cardiaca al dolore al petto ed escludere un problema cardiaco per i dolori in altre parti del corpo. In entrambi i casi, oltre al danno che una diagnosi scorretta può causare al paziente, si rischia di ricorrere a test diagnostici inappropriati con un conseguente dispendio delle risorse sanitarie.

«Questo approccio standard fornisce ai medici la guida per valutare meglio i pazienti con dolore toracico, identificare i pazienti che potrebbero avere un'emergenza cardiaca e quindi selezionare il test o il trattamento giusto per il paziente giusto», spiega Martha Gulati, cardiologa dell'Università dell'Arizona a Phoenix presidente del panel di esperti incaricato di redigere le nuove linee guida.

Gli autori delle linee guida sottolineano l’importanza di ridurre i test non necessari o inappropriati per alcuni adulti con dolore toracico, specialmente se si tratta di persone a basso rischio di un evento cardiaco.

«Anche se non esiste un “test ideale” per ogni paziente, le linee guida sottolineano che i test potrebbero essere più appropriati, a seconda della situazione individuale, e indicano quali non serviranno per fornire ulteriori informazioni. Il test appropriato dipende anche dalla tecnologia e dai dispositivi di screening disponibili presso l'ospedale o il centro sanitario in cui il paziente riceve cure. Tutte le modalità di imaging evidenziate nelle linee guida hanno un ruolo importante nella valutazione del dolore toracico per aiutare a determinare la causa sottostante, con l'obiettivo di prevenire un grave evento cardiaco», spiega Gulati.

Tratto da: Healthdesk, 11 novembre 2021