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Ipercolesterolemia: per un terzo dei pazienti rischio sottovalutato

Circa un terzo dei pazienti europei con ipercolesterolemia vede il proprio rischio cardiovascolare sottovalutato, con rischi potenzialmente gravi per la propria salute. È quanto emerge dal registro SANTORINI, uno studio osservazionale europeo progettato per valutare, nella pratica clinica quotidiana, la gestione dei pazienti a rischio alto e molto alto che necessitano di una terapia ipolipemizzante. Gli ultimi dati sono stati presentati al congresso 2022 della Società Europea di Aterosclerosi (EAS).

Dei 9.044 pazienti analizzati nell'ambito dello studio SANTORINI, il 70,8% è stato classificato dagli sperimentatori a rischio molto alto e il 29,2% ad alto rischio di infarto o ictus. Tuttavia, il 41,5% dei pazienti classificati ad alto rischio, ha mostrato evidenza di malattia cardiovascolare aterosclerotica; ciò imporrebbe una classificazione a rischio molto alto secondo le linee guida EAS/ESC.

«I risultati dello studio SANTORINI dimostrano chiaramente che, come medici, dobbiamo collettivamente rivedere e aggiornare la nostra percezione del rischio e dei fattori di rischio associati nella gestione dei livelli di colesterolo, per i pazienti ad alto e altissimo rischio di malattie cardiovascolari. Questi risultati sottolineano una discrepanza critica tra le raccomandazioni delle linee guida e la pratica clinica reale», ha spiegato Kausik Ray, professore di salute pubblica e presidente della Società Europea dell'Aterosclerosi, nonché ricercatore principale del SANTORINI.

Le linee guida ESC/EAS 2019 per la gestione della dislipidemia raccomandano che i livelli ottimali di colesterolo LDL per il trattamento dei pazienti a rischio alto e molto alto di eventi cardiovascolari siano rispettivamente inferiori a 70 mg/dl e inferiori a 55mg/dl.

Gli ultimi risultati del registro SANTORINI mostrano che all’inizio dell’osservazione solo il 20,1% dei pazienti raggiungeva il proprio obiettivo di colesterolo LDL. Inoltre, nonostante i livelli di colesterolo LDL siano superiori ai valori raccomandati per la maggior parte dei pazienti definiti a rischio alto e moto alto di eventi cardiovascolari, lo studio mostra che il 54,2% dei pazienti è trattato con monoterapia e il 21,8% ha riferito di non aver fatto alcun uso di terapia ipolipemizzante. Le linee guida europee raccomandano che più alto è il rischio di un paziente, più intenso dovrebbe essere l'intervento terapeutico.

«Il significativo numero di pazienti che ancora non raggiungono livelli ottimali di colesterolo LDL, evidenzia che la classificazione del rischio deve essere una priorità per i medici. Le linee guida EAS/ESC sottolineano la necessità di ottimizzare il trattamento per raggiungere gli obiettivi di colesterolo LDL, anche facendo un uso migliore delle terapie in associazione, per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche e di decessi», continua Kausik Ray.

«Negli ultimi decenni sono stati compiuti notevoli progressi nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari. Tuttavia, i risultati presentati oggi evidenziano la necessità di una maggiore comprensione e collaborazione, al fine di informare e sensibilizzare la comunità medica e, in ultima analisi, contribuire a migliorare la cura dei pazienti», ha affermato Garth Virgin, direttore esecutivo del dipartimento di Medical Affairs, Specialty Medicines, di Daiichi Sankyo Europa.

Tratto da: Healthdesk, 23 maggio 2022