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Rischio cardiovascolare residuo

I pazienti con livelli di C-LDL ben controllati possono presentare un rischio cardiovascolare residuo, che può essere associato anche a diversi altri fattori di rischio. Livelli elevati di trigliceridi rappresentano un marker di tale rischio.

La malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) rappresenta la principale causa di morte e disabilità a livello globale.1 In Europa, ogni anno le malattie CV causano circa 4 milioni di decessi, quasi il 44% dei decessi totali.2 Anche in Italia le malattie cardio, cerebro e vascolari costituiscono ancora oggi la principale causa di morte (36,8% dei decessi) e, secondo le ultime stime disponibili del Global Burden of Disease, sono 9,6 milioni le persone che convivono con queste patologie, con 800.000 nuove diagnosi annuali.3

La dislipidemia è uno dei più importanti fattori di rischio per le malattie CV.4 Negli ultimi decenni, sono stati compiuti considerevoli progressi nell’identificazione e nel trattamento dei principali fattori di rischio tradizionali per la ASCVD.5 I livelli elevati di C-LDL sono un fattore predittivo consolidato di rischio di eventi CV e sono il principale target del trattamento della dislipidemia.1

Le statine hanno migliorato notevolmente gli outcome CV e rappresentano il caposaldo fondamentale dell’attuale terapia ipolipemizzante.4 Numerosi studi clinici in prevenzione primaria e secondaria hanno infatti mostrato una riduzione significativa del rischio di eventi CV dal 25% al 35% con terapia statinica.1 Tuttavia, nonostante la terapia con statine ad alta intensità per ridurre il C-LDL e, più recentemente, le statine in associazione a ezetimibe o inibitori di PCSK9 per ridurre ulteriormente i livelli di C-LDL, persiste un rischio residuo significativo di eventi CV.4 Le Linee Guida ESC 2021 sulla prevenzione delle malattie CV in pratica clinica definiscono questo rischio CV residuo come il rischio stimato di eventi dopo le modifiche dello stile di vita e la gestione dei fattori di rischio.6

Diventa pertanto evidente che, oltre il C-LDL, vanno considerati numerosi altri fattori concausa di eventi ricorrenti, quali lo stato infiammatorio, protrombotico e metabolico, che spesso sono sotto- stimati e non vengono valutati in pratica clinica.5 Se questi fattori di rischio non vengono trattati, i pazienti con ASCVD clinicamente accertata rimangono esposti a un rischio molto alto di eventi CV ricorrenti.6 In diversi studi è stato osservato un tasso di recidiva per qualsiasi evento CV o rivascolarizzazione di quasi il 50% nell’anno successivo all’evento e fino al 75% entro 3 anni dall’evento in pazienti con pregresso infarto del miocardio.7

Di conseguenza, anche i pazienti con livelli di C-LDL ben controllati possono continuare a presentare un rischio CV residuo, che può essere associato parzialmente a livelli elevati di trigliceridi.8 Studi epidemiologici hanno mostrato che elevati livelli di trigliceridi sono correlati a un elevato rischio CV e l’American Heart Association ha da tempo riconosciuto i trigliceridi come importante marker di rischio CV.9 Nella popolazione generale, si stima che circa 1 paziente su 4 con ASCVD possa avere trigliceridi elevati [135-499 mg/dL (1,52-5,63 mmol/L)] e C-LDL controllato [41-100 mg/dL (1,06-2,59 mmol/L)].10 L’aumento dei livelli di trigliceridi è associato a un rischio graduale e progressivamente più elevato di eventi CV.10 In un’analisi retrospettiva osservazionale in >20.000 pazienti dell’Optum Research Database, è stato osservato un aumento del rischio di eventi avversi CV maggiori del 35%* nei pazienti con livelli elevati di trigliceridi [>200 mg/dL (>2,26 mmol/L)] rispetto alla popolazione con livelli normali di trigliceridi [<150 mg/dL (<1,69 mmol/L)]; questi risultati confermano che i pazienti trattati con statine, ad alto rischio CV residuo e con livelli elevati di trigliceridi presentano outcome CV peggiori.9

Identificare e trattare il rischio CV residuo è fondamentale per ottimizzare l’outcome dei pazienti, in particolare per quelli a rischio di eventi ricorrenti, nonostante il trattamento ottimale dei fattori di rischio tradizionali.5

*HR: 1,35; IC 95%: 1,225-1,485; p<0,001.

Bibliografia

1. Ganda OP, et al. J Am Coll Cardiol. 2018;72(3):330-343.

2. Townsend N, et al. Nat Rev Cardiol. 2022;19(2):133-143.

3. Meridiano Sanità. Le coordinate della salute. Rapporto 2023. The European House-Ambrosetti.

4. Jang AY, et al. Circ J. 2021;85(6):759-768.

5. Dhindsa DS, et al. Front Cardiovasc Med. 2020;7:88.

6. Visseren FLJ, et al. Eur Heart J. 2021;42(34):3227-3337.

7. Bansilal S, et al. Int J Cardiol. 2015;201 Suppl 1:S1-S7.

8. Mason RP, et al. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2020;40(5):1135-1147.

9. Toth PP, et al. J Am Heart Assoc. 2018;7(15):e008740.

10. Lawler PR, et al. Eur Heart J. 2020;41(1):86-94.

Tratto da: Cardiologia33, 25 gennaio 2025