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Per la patente ora ci vuole il certificato del medico di base

La certificazione medica è necessaria per il primo rilascio, non per i rinnovi
Nuovo documento per segnalare le condizioni di salute. Più attenzione allo stato psico-fisico di chi guida
MILANO - Chi sta per prendere la patente deve ricordarsi che ai fini dell'accertamento dell'idoneità psicofisica non è più valida l'autocertificazione: occorre un certificato del medico di fiducia, come prevede il nuovo Codice della strada introdotto l'estate scorsa (legge 120/2010). È già obbligatorio, e, a fugare ogni dubbio sull'interpretazione della norma, è arrivata di recente una circolare del ministero della Salute. «L'obbligo del certificato esiste da quando è entrata in vigore la legge, lo scorso 13 agosto - chiarisce Giancarlo Marano, della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero -. Lo rilascia il medico di fiducia, che quasi sempre coincide con il medico di medicina generale, ma può essere anche un altro sanitario scelto come curante. Per facilitare la certificazione e uniformarla, il ministero ha ora predisposto un facsimile di modello in cui si riepilogano le condizioni patologiche che al momento del rilascio possono interferire con la sicurezza alla guida, secondo le previsioni del Codice della strada».
I problemi da segnalare
Maggiori informazioni sulle condizioni di salute dei guidatori consentiranno una riduzione degli incidenti stradali? «Ci dovrebbe essere più sicurezza per tutti - commenta Giacomo Milillo, segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale -. Con l'autocertificazione, infatti, era possibile non dichiarare, anche se col rischio di conseguenze penali, condizioni in grado di compromettere la guida, come per esempio la dipendenza da alcol o da sostanze stupefacenti e psicotrope». Sappiate che il medico curante è tenuto a scrivere sul foglio se, ad esempio, l'assistito soffre di diabete o ha subito un trauma cranico. «A volte il paziente chiede di non segnalare una certa malattia. Ma occorre dirgli di no e questo può "disturbare" un rapporto che invece deve basarsi sulla fiducia reciproca - ammette Angelo Testa, presidente del Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani -. Ma il dottore non può dichiarare il falso: deve segnalare, per esempio, se il suo assistito ha il diabete. Dopodiché saranno il medico della Asl o quello della scuola guida, oppure la Commissione medica locale, autorizzati a rilasciare l'idoneità, a decidere se la glicemia è ben compensata, o si corre il rischio di crisi ipoglicemiche che possono compromettere una guida sicura».
La circolare ministeriale lascia comunque aperte alcune questioni. «L'obbligo del certificato riguarda solo il rilascio della patente e non il rinnovo (a meno che non si sia autisti di professione) - fa notare Milillo -. Che cosa succede se il patentato, dopo il rilascio del documento, si ammala o diventa tossicodipendente?». «In ambulatorio vengono a chiedere il certificato molti assistiti in procinto di rinnovare la patente - afferma Testa -. A mandarli da noi sono a volte proprio le scuole guida, che al momento sembrano ignorare che non serve. Non dimentichiamo, poi, che il certificato ha un costo: il medico lo rilascia a tariffa libero-professionale, che per i medici di famiglia è di qualche decina di euro. Ora almeno è esente da Iva, come ha specificato di recente l'Agenzia delle Entrate».
Tratto da: Corriere della Sera Salute, Maria Giovanna Faiella, 11 gennaio 2011