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Piemonte: a Cuneo il diabete si combatte con la terapia di gruppo

 

Diminuzione del peso corporeo e del numero dei fumatori, mentre l’80% dei partecipanti ha iniziato un’attività fisica. Il progetto Group Care attivo dal 2008 nella Asl Cn 1 di educazione terapeutica di gruppo per i pazienti affetti da diabete mostra i suoi risultati ed è pronto ad estendersi sul territorio.
Terapia di gruppo e supporto psicologico insieme ad un costante monitoraggio del quadro clinico possono aiutare i pazienti affetti da diabete a migliorare le proprie condizioni di salute e a convivere meglio con questa patologia cronica.
Nuove condotte di salute e modifiche dello stile di vita, infatti, è quanto si richiede oggi al paziente diabetico, divenuto “centro” di un intervento sempre più di tipo globale. Dagli Stati Uniti e soprattutto dai paesi del nord Europa negli ultimi anni si è cercato di trasferire parte delle risorse dalla cura diretta della malattia diabetica e delle sue complicanze alla persona diabetica e alle sue abitudini di vita intese come regime alimentare e stile di vita.
Questa la premessa che ha condotto la Struttura di Endocrinologia dell’Asl CN1, diretta da Salvatore Endrio Oleandri, a promuovere un progetto di educazione terapeutica di gruppo (detta “Group Care”), di cui è centro pilota, fin dal 2008, l’ambulatorio di Diabetologia dell’ospedale di Fossano che fa parte della Struttura di Medicina diretta da Riccardo Conte. Ora i risultati ottenuti e l’esperienza maturata, permetteranno di estendere tale progetto assistenziale agli altri centri diabetologici dell’Asl. 
“L’esperienza ha permesso di ideare, costruire e sperimentare un nuovo modello assistenziale  - spiega la dottoressa Alessandra Ardizzone -  ritenendo che il paziente affetto da malattia cronica abbia principalmente bisogno di partecipare ad un progetto di apprendimento permanente per migliorare le proprie condotte di salute, piuttosto che di colloqui spesso ripetitivi con l’operatore sanitario”. Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta il 95% dei casi di diabete, è più frequente nei pazienti di età superiore ai 30 anni, ma può comparire anche nei bambini e negli adolescenti e spesso si accompagna ad una alimentazione ipercalorica responsabile di obesità o sovrappeso.
Per questo l’aspetto psicologico dell’assistenza, nel contesto di questa patologia, assume un rilievo determinante”.“La malattia ha di solito un forte impatto sul paziente, spesso afflitto da obesità, ma anche alle prese con complicazioni di tipo vascolare - aggiunge Ardizzone -. Molti diabetici riescono ad accettare la malattia, altri faticano, altri ancora non riescono ad accettarla.
L’esperienza fossanese - che ha coinvolto finora 120 pazienti - è maturata ed è stata condotta sulla base dell’esperienza sviluppata a Torino dal 1996 da Marina Trento, psicopedagogista presso il Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Torino, i cui risultati hanno dimostrato che questo nuovo modello educativo permette al paziente di ridurre il peso corporeo, aumentare il colesterolo HDL, stabilizzare l’emoglobina glicata, ridurre il dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti orali, oltre a migliorare le condotte di salute, le conoscenze riguardo al diabete e la qualità di vita.
L’ambulatorio di Fossano e gli incontri educativi 
L’ambulatorio di Fossano è attivo tre giorni a settimana per le visite e gli incontri educativi individuali, gli incontri di Group Care si svolgono tutti i giovedì dalle 9.30 alle 11, segue la visita individuale con il diabetologo. Gli incontri educativi sono tenuti sempre da una psicologa e da un’infermiera, con la presenza costante anche di un medico diabetologo.  A tale proposito è importante sottolineare che l’approccio multidisciplinare nella cura del diabete è raccomandato da linee guida italiane ed internazionali. Si tratta di un approccio inconsueto al paziente con malattia cronica che sostituisce al tradizionale modello di insegnamento cattedratico ed al classico rapporto individuale medico-paziente un processo educativo in cui il paziente gioca un ruolo centrale ed attivo.
Il supporto psicologico in una malattia cronica come il diabete è spesso utile per aumentare l’aderenza alla terapia e ad un corretto stile di vita, ma può anche connotarsi come percorso psicoterapeutico e come sostegno psicologico individuale. Inoltre, la presenza della psicologa è utile per monitorare la gestione emotiva ed organizzativa dell’attività di gruppo da parte degli operatori, le dinamiche che si possono instaurare nell’affrontare un tale cambiamento di approccio al paziente, eventuali criticità e difficoltà emerse, le richieste e i dubbi sollevati dai pazienti. “Si effettua dunque un monitoraggio costante anche del benessere psichico oltre che fisico dei pazienti diabetici - spiega la psicologa Vallauri -. Si suppone infatti che l’educazione sanitaria e il supporto psicologico siano strumenti utili per promuovere una buona qualità della vita nella malattia, mettendo i pazienti in grado di autogestirsi, così che si sentano e siano realmente competenti nella gestione della malattia, sia da un punto di vita comportamentale che da un punto di vista di gestione delle emozioni legate al diabete”.
I risultati dello studio
Dei 73 pazienti iniziali, 9 non hanno completato il follow-up. Sono quindi 64 i pazienti che vengono presi in esame nello studio,  di cui 40 uomini, di età media di 66/67 anni.
Dai dati raccolti è emersa: una diminuzione dell’emoglobina glicata statisticamente significativa e una diminuzione del peso corporeo  di 1,7 kg non statisticamente significativa. Inoltre si evidenzia una diminuzione della pressione arteriosa sia diastolica che sistolica. Il numero di fumatori è diminuito passando da 23 a 13. Il risultato più significativo è l’aumento  di circa l’80% del  numero di persone che svolgono attività fisica. I pazienti, grazie all’incontro sull’esercizio fisico e alla proposta di partecipare al fitwalking, hanno infatti iniziato a muoversi. L’esercizio fisico associato ad un calo di peso si è dimostrato efficace nel migliorare il controllo glicemico e metabolico. 
Significativa anche la diminuzione dell’ansia e della depressione, misurate in ingresso e dopo i due anni di incontri periodici.
Tratto da: quotidianosanità, 08 febbraio 2011