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Rene, nel futuro forse la rigenerazione

 

Un protocollo approvato in Italia si propone di verificare la possibilità di usare le staminali del midollo osseo
MILANO - Niente è irrimediabile e anche i reni si possono riparare. «Per più di un secolo si è pensato che il danno a questi organi fosse irreversibile - spiega Paola Romagnani, docente di nefrologia all'Università di Firenze -, ma cinque anni fa il mio gruppo ha scoperto anche nei reni la presenza di cellule progenitrici». Proprio in questi giorni uno studio iraniano ha dimostrato sui topi che queste cellule, estratte dal rene sano, sono in grado di riparare i danni di un'infezione provocata sperimentalmente nell'altro rene. Un protocollo appena approvato in Italia si propone di verificare la possibilità di usare le staminali del midollo osseo, le stesse usate per curare le leucemie, per riparare il danno acuto al rene provocato da alcuni farmaci per la chemioterapia.
CELLULE - E un altro progetto di ricerca italiano finanziato dall'European Research Council va oltre, sfruttando la scoperta che qualunque cellula, per esempio proveniente dalla pelle, può essere trattata in modo da tornare ad avere le caratteristiche di una staminale, e poi indirizzata a differenziarsi come si vuole. L'idea è di prelevare dal malato uno dei due reni, trattarlo in modo da eliminare tutte le cellule riducendolo a una semplice struttura di supporto; ricostruirgli intorno nuovi tessuti con le staminali ottenute in precedenza dalla pelle del malato stesso e infine rimetterlo al suo posto. «A mio parere però sarebbe più efficace e sicuro stimolare i meccanismi di riparazione che già esistono» commenta la ricercatrice toscana, «cercando di capire perché nella maggior parte dei casi non funzionano e stimolandoli a fare il loro dovere». Alcuni dei farmaci che già si sono dimostrati efficaci nella cura delle malattie renali agiscono anche così; su altri si sta lavorando.
Tratto da: Corriere della Sera Salute, 28 febbraio 2011