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Al VII congresso mondiale sulla Resistenza Insulinica riconoscimento alla Magna Grascia

 

Un importante riconoscimento scientifico è stato assegnato al gruppo di ricerca coordinato dal Dottor Antonio Brunetti dell’Università Magna Græcia di Catanzaro, e che vede la partecipazione anche di un gruppo di ricercatori dell’Università della California San Francisco (UCSF), durante il VII° Congresso Mondiale sulla Resistenza Insulinica (7th Annual World Congress on Insulin Resistance”), tenutosi a San Francisco sul finire del 2009. Il primo premio “Gold” per la migliore comunicazione scientifica è andato, infatti, allo studio condotto in collaborazione tra l’Università di Catanzaro e la UCSF sulle alterazioni del gene HMGA1 in pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2. Alcune di queste forme di diabete sono, infatti, causate proprio da mutazioni ed alterazioni funzionali di questo gene preposto all’attivazione del gene del recettore dell’insulina. Attraverso tale studio si è arrivati a brevettare un sistema per la rilevazione di tali anomalie, capace di individuare preventivamente i soggetti a rischio. L’individuazione di alterazioni nel gene HMGA1 potrà essere utilizzata per effettuare una diagnosi precoce negli individui candidati a sviluppare in futuro la malattia diabetica.
Il gruppo di ricerca, guidato dal Dottor Brunetti, è composto dai Dottori Eusebio Chiefari, Francesco Paonessa, Stefania Iiritano, Daniela Foti, Aurora Nocera, Biagio Arcidiacono, Katiuscia Possidente, Maria Nevolo.
“Quello che noi affermiamo – ha dichiarato il Dottor Antonio Brunetti – è che esiste una buona fetta di pazienti diabetici che presenta questo difetto del gene HMGA1; ecco perchè lo studio innovativo che abbiamo condotto incide in maniera significativa dal punto di vista diagnostico, prognostico e terapeutico sulla malattia diabetica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha proseguito Brunetti – ha ufficialmente riconosciuto in circa 200 milioni il numero di diabetici nel mondo, costituendo purtroppo una malattia socialmente rilevante per l’entità della sua diffusione e la gravità delle sue complicanze. In Italia, oltre 3 milioni di persone ne sono affette e non tutti i casi sono diagnosticati: almeno 1 milione di individui diabetici non sa di esserlo e non è quindi sottoposto ad alcun trattamento. In questo contesto si inserisce il nostro studio, che ha lo scopo di individuare, attraverso le alterazioni del gene HMGA1, i potenziali soggetti a rischio di malattia diabetica e quindi di poter avviare strategie di prevenzione efficaci”.
La componente genetica svolge un ruolo importante nella patogenesi del diabete di tipo 2, assieme ai fattori ambientali o comportamentali che promuovo l’obesità e la sedentarietà. E’ necessaria, quindi, una corretta valutazione della suscettibilità genetica al diabete: ad esempio, non è improbabile imbattersi in individui che non avendo tale predisposizione genetica, pur essendo in sovrappeso o francamente obesi non sono diabetici. Con il metodo brevettato dal gruppo di ricerca del Dottor Brunetti sarà possibile indagare in modo efficace sulla predisposizione genetica alla malattia diabetica, potendo individuare i pazienti a rischio già fin dai primi anni di vita.
L’identificazione precoce del difetto genetico responsabile della malattia diabetica contribuisce, in questo caso, non soltanto alla stratificazione del rischio e al migliore inquadramento della patologia, ma anche e soprattutto alla diagnosi nei soggetti apparentemente sani, nei quali sarà possibile prevenire la malattia attraverso interventi mirati a migliorare la dieta e lo stile di vita.
Tratto da: stril, 24 gennaio 2010