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UNO STUDIO ITALIANO APPROFONDISCE L'EFFICACIA DEI SARTANI CONTRO L’IPERTENSIONE

 

La classe farmacologica dei sartani, usati per combattere l’ipertensione arteriosa, ha fornito riscontri di migliore tollerabilità da parte dei pazienti e di efficacia nella protezione cardiovascolare e renale rispetto agli altri farmaci presenti sul mercato.
Sono questi i risultati di uno studio condotto dal dott. Lorenzo Calò, della Clinica Medica 4 dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova, diretta dal prof. Achille Pessina. Il suo lavoro fornisce per la prima volta l’evidenza sperimentale che i sartani sono efficaci sulle complicanze a medio e lungo termine dell’ipertensione arteriosa, quali i danni cardiovascolari e quelli renali.
I sartani sono farmaci antiipertensivi che bloccano il recettore AT1 dell’angiotensina II. L’angiotensina II è un ormone che serve, tra le varie sue funzioni, a controllare il livello della pressione corporea, legandosi con due recettori, l’AT1(che ha la funzione di aumentare la pressione arteriosa e di indurre le complicanze cardiovascolari e renali) e l’AT2. I farmaci sartani, bloccando il recettore AT1 e impedendo a questo di legarsi all’ormone angiotensina II, fungono da “antagonisti” dell’azione dell’angiotensina II e dunque agiscono come antiipertensivi.
Con la ricerca del dott. Calò viene dimostrato che, quando il recettore AT1 dell’Angiotensina II è bloccato dal farmaco, l’ormone è in grado di legarsi al suo recettore AT2, la cui stimolazione determina vasodilatazione, effetti antifibrotici e antiinfiammatori.
“Un meccanismo di questo tipo”, dichiara il dr. Calò, “era stato supposto in base agli effetti di protezione cardiovascolare e renale ottenuti con questi farmaci e riportati da importanti studi clinici, tuttavia mancava l’evidenza sperimentale, meccanicistica a livello cellulare e molecolare. Abbiamo inoltre individuato nella proteina Miosin Chinasi Fosfatasi-1 (MKP-1), un importante effettore responsabile della inibizione del danno cardiovascolare e renale, grave complicanza dell’ipertensione arteriosa”.
“L’importanza dei risultati di questo studio”, conclude il dr. Calò, “consiste nell’aver fornito la prova scientifica per la ricerca farmacologica volta alla identificazione di nuove molecole e quindi di nuovi farmaci in grado di attivare direttamente il recettore AT2 dell’Angiotensina II, la cui efficacia antiipertensiva e protettiva nei confronti del danno cardiovascolare e renale appare ora certamente più chiara”. I risultati della sperimentazione, condotta con il proprio gruppo di ricerca, sono pubblicati sul numero di gennaio dell’importante rivista scientifica internazionale Journal of Hypertension.
Tratto da: Sanità News, 12 gennaio 2010