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Mangiar meno previene gli “acciacchi”: primi risultati sull'uomo

 

Mangiare di meno per non sentire gli acciacchi dell'età. È questo il messaggio che proviene dagli ultimi dati dello studio InCHIANTI (Invecchiare in Chianti), una ricerca che dal 1998 segue centinaia di anziani che vivono sulle colline attorno a Firenze cercando di capire i segreti per vivere meglio e più a lungo. Secondo i risultati più recenti, che saranno pubblicati nelle prossime settimane sulla rivista Age and Ageing e discussi nel corso del 54° Congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, che si terrà a Firenze nei giorni 1-2 dicembre p.v., negli anziani ridurre di 100 calorie l'introito energetico quotidiano abbassa del 10 per cento il rischio di ritrovarsi nel giro di tre anni con una disabilità motoria qualsiasi, dall'incapacità di eseguire normali attività quotidiane come lavarsi o vestirsi da soli all'impossibilità di camminare a lungo o salire le scale senza aiuto.
“Il dato è in completo accordo con la teoria della restrizione calorica, secondo cui ridurre l'introito energetico è una delle strade maestre per diventare più longevi – ha spiegato Niccolò Marchionni, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria – I risultati di InCHIANTI, raccolti su 900 anziani seguiti per tre anni, dimostrano per la prima volta nell'uomo un effetto della restrizione calorica su parametri importanti per la longevità, in questo caso la perdita di autonomia funzionale che contraddistingue, purtroppo, l'età più avanzata”.
I partecipanti allo studio sono stati valutati a tutto tondo: oltre all'analisi attenta della loro alimentazione abituale attraverso interviste e questionari, si è presa in considerazione anche la presenza di patologie come ipertensione, diabete, sindrome metabolica ed elementi dello stile di vita come l'abitudine al fumo o il consumo di alcol; inoltre, si è quantificato il grado di attività fisica svolta. “Assieme alla dieta, la disabilità motoria è ridotta anche dall'abitudine all'esercizio: gli anziani più attivi sono anche quelli che si mantengono in salute più a lungo – ha riferito Luigi Ferrucci, coordinatore dello studio e ricercatore presso il National Institute of Aging negli USA - Il risultato è importante soprattutto perché non si tratta di un gruppo sperimentale di soggetti “scelti” in base a specifiche caratteristiche, ma di anziani normali, di tutti i tipi: questo significa che le conclusioni hanno un significato reale, vero per ciascuno di noi”.
Finora gli studi che hanno valutato gli effetti della restrizione calorica sulla longevità avevano coinvolto animali da esperimento: il più importante di questi è stato condotto su macachi e pubblicato su Science l'estate scorsa, a vent'anni dal suo inizio. I ricercatori hanno coinvolto una settantina di scimmie, suddividendole in due gruppi diversi per introito calorico: dopo vent'anni, gli autori hanno verificato che l'80 per cento dei macachi sottoposti a restrizione calorica è vissuto fino a 30 anni, contro il 50 per cento delle scimmie che mangiavano di più. In media, inoltre, la dieta parca riduceva l’incidenza di neoplasie, diabete e malattie cardiovascolari.
“I dati mostrano chiaramente che mangiare di meno, lungo l'arco di una vita, riduce la mortalità e le principali malattie degli anziani – ha osservato Marchionni – Inoltre, pure l'aspetto ne guadagna: le scimmie che mangiavano poco, a parità di età, dimostravano un bel po' di anni di meno rispetto a quelle senza limiti di calorie. Tutto questo ci indica che al di là del patrimonio genetico, che indubbiamente influenza la possibile durata della nostra vita, verosimilmente di circa il 30 per cento, anche gli stili di vita possono modificare, in meglio o in peggio, l'aspettativa di sopravvivenza: fare attività fisica con regolarità e mangiare con parsimonia, scegliendo cibi sani ed equilibrati, aiuta senza dubbio a mantenersi giovani e in salute più a lungo”.
Purtroppo fra gli over 65, secondo i dati dello studio InCHIANTI, il 28 per cento delle donne e il 20 per cento degli uomini sono in sovrappeso, il 13 per cento soffre di diabete. D'altro canto, un anziano su sei rischia la malnutrizione: i pochi soldi a disposizione, la solitudine e anche difficoltà oggettive nel preparare il cibo e alimentarsi (dai problemi della masticazione all'artrosi) sono fra le cause principali di diete inadeguate, che espongono anch'esse a rischi per la salute. Necessario quindi far sì che gli anziani seguano una dieta a moderato introito calorico ma bilanciata e ricca di cibi sani: “In media fra 65 e 75 anni il fabbisogno calorico dovrebbe essere di circa 700 calorie inferiore rispetto all'adulto – dice Marchionni – La composizione della dieta non varia: 10 per cento di proteine, 30 per cento grassi, carboidrati soprattutto da pane, pasta e cereali per il 60 per cento del totale. Sì, quindi, alla carne, che spesso gli anziani mangiano troppo poco, e a latte e latticini, che offrono calcio per proteggere le ossa dalle fratture. Per non incappare in deficit vitaminici, frequenti negli anziani, è opportuno mangiare anche molta frutta e verdura. E, infine, bere tanto: nella terza età, infatti, aumenta la tendenza alla disidratazione dei tessuti e lo stimolo della sete si fa meno sentire”, conclude il geriatra.
Tratto da: Salute Europa, 01 dicembre 2009