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Sindrome metabolica, affrontarla a 360° con dieta, attivitā fisica e farmaci

 

Diminuzione del colesterolo HDL (quello buono), livelli superiori dei trigliceridi nel sangue, ipertensione arteriosa, ridotta tolleranza ai carboidrati con aumento della glicemia a digiuno (oltre 100 mg/dl), aumento di grasso addominale: basta l'associazione di tre di questi disturbi per definire la sindrome metabolica, patologia in aumento, che espone a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, alcuni tumori, come il cancro della mammella e quello del colon-retto, ma anche steatosi epatica o “fegato grasso”, e secondo studi più recenti malattie renali. Alimentazione sbagliata e vita sempre più sedentaria sono tra le cause principali di questo quadro clinico, conosciuto anche come Sindrome X.
Punto di partenza della patologia è l’insulino-resistenza (associata anche all’aumento del grasso addominale), cioè l’incapacità dell’insulina di esercitare i suoi effetti sulle cellule, favorendo l’utilizzazione del glucosio. Il pancreas aumenta quindi la produzione insulinica per mantenere nella norma i livelli di zuccheri (con conseguente aumento di insulina nel sangue). Migliorare l’informazione sui rischi legati alla patologia, svelando i singoli sintomi, spesso ignorati, è importante. L'allarme è nelle cifre: la sindrome metabolica, in crescita nei paesi industrializzati, soprattutto con l'aumentare dell'età, colpisce in Italia il 25 per cento degli uomini e il 27 per cento delle donne, che equivalgono a circa 14 milioni di persone, senza risparmiare i giovani, sempre più in soprappeso.
Da qualche anno la comunità scientifica insiste con campagne di sensibilizzazione sulla necessità di misurare il famoso girovita, cioè la circonferenza addominale presa a livello dell’ombelico: questa semplice misurazione, più ancora del peso corporeo espresso in chilogrammi, fornisce informazioni sull'obesità centrale e sul grasso addominale (detto anche viscerale), più pericoloso del grasso sottocutaneo, e considerato non solo un fattore di rischio cardiovascolare, ma anche un campanello di allarme per l’insorgenza di diabete di tipo II (per l'insulino-resistenza). Per eliminarlo occorre seguire una dieta ipocalorica specifica e praticare un'attività fisica costante. Secondo i parametri proposti dall’International Diabetes Federation (IDF), i centimetri del girovita non devono superare gli 80 cm nelle donne e i 94 cm negli uomini. Anche chi è apparentemente magro può essere in realtà un “obeso normopeso”, se ha la circonferenza addominale più alta rispetto ai valori limite. Una pancetta apparentemente innocua, nasconde infatti livelli superiori di grasso addominale.
Sulle persone con sindrome metabolica bisogna intervenire con programmi di prevenzione e sorveglianza, in particolare eseguendo un'ecografia epatica (per diagnosticare un'eventuale steatosi) e la ricerca periodica del sangue occulto nelle feci, associata all’esecuzione di una colonscopia. Questa indagine serve a individuare precocemente le lesioni benigne, come i polipi adenomatosi, che possono essere asportati durante l’esame endoscopico, prevenendo così il cancro del colon-retto. E' comunque consigliabile programmare comunque regolari visite di controllo, controllare la pressione sanguigna, il colesterolo, i trigliceridi e i livelli della glicemia a intervalli regolari.
E' però soprattutto lo stile di vita che va modificato: l’attività fisica costante (basta mezz’ora al giorno di cammino a passo veloce per 5-7 giorni alla settimana), associata a una dieta equilibrata (quella mediterranea) e ipocalorica in caso di sovrappeso, possono aiutare a combattere la Sindrome X, facilitando la perdita di peso e la diminuzione del girovita, diminuendo l'insulino-resistenza e incrementando la massa magra a discapito di quella grassa, con riduzione del grasso viscerale (con lo sport), riducendo la pressione, i trigliceridi, aumentando il colesterolo HDL e migliorando la tolleranza al glucosio.E ovviamente bisogna smettere di fumare.
Per quanto riguarda l'alimentazione, bisogna abbondare in verdure e frutta, ricche di fibre e di antiossidanti, vere e proprie sostanze anti-cancro, limitare pane, riso e pasta e formaggi se si è in sovrappeso, evitare la carne (soprattutto quella più grassa e rossa) e gli insaccati, ridurre i grassi saturi e quelli idrogenati, preferire i prodotti integrali, consumare pesce almeno due-tre volte a settimana, evitare gli zuccheri sotto forma di bibite e succhi di frutta e dolci, eliminare o limitare fortemente gli alcolici e il sale, bere almeno un litro e mezzo di acqua naturale, usare solo olio extravergine di oliva come condimento.
Quando però la situazione è particolarmente grave, è necessario intervenire con farmaci specifici su ogni singolo fattore di rischio accertato (come ipertensione o ipercolesterolemia).
Tratto da: Tiscali lifesytyle, Brigida Stagno, 14 ottobre 2013