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La sindrome metabolica: allarme per diabete e cuore

La sindrome metabolica racchiude in sé un insieme di fattori di rischio. Questi coinvolgono alcuni dei passaggi chiave del processo che ci permette di trarre energia da ciò che mangiamo, il metabolismo. Vi sono quindi situazioni definite “a rischio” che fanno parte della sindrome metabolica – come l’obesità – che possono portare al diabete di tipo 2 e a problemi cardiovascolari.
Insulino-resistenza, sovrappeso e alti livelli di trigliceridi nel sangue sono i tre elementi cardine della sindrome metabolica, ai quali si aggiungono ipertensione, grasso addominale e colesterolo in eccesso.
Cosa significa e cosa bisogna fare? Allarmarsi in modo eccessivo non serve, l’importante è accorgersi della presenza dei fattori di rischio e cambiare i propri stili di vita in modo da invertire la tendenza, ovviando così all’insorgenza del diabete di tipo 2 in età avanzata e ai problemi cardiaci. Ancora meglio sarebbe poter prevenire la comparsa di questi fattori, mantenendo una dieta sana ed equilibrata per tutto il corso della nostra vita e facendo regolare attività fisica. Gli scienziati statunitensi del Minneapolis Heart Institute Foundation, hanno voluto andare più a fondo portando avanti una ricerca per stabilire quali siano le azioni da mettere in pratica per prevenire questa condizione clinica. Come dicevamo sono arrivati alla conclusione che tra i più importanti fattori d’influenza sulla sindrome metabolica vi siano dieta e tutto ciò che concerne obesità e sovrappeso. I ricercatori suggeriscono di mangiare più frutta e verdura, astenersi da fumo e alcolici e fare molta attività fisica. Lo studio è durato due anni, e coloro che durante questo tempo sono diventati obesi hanno avuto maggiori probabilità di sviluppare la sindrome metabolica; le persone che hanno ridotto il proprio consumo di frutta e verdura al di sotto delle cinque porzioni al giorno, avevano un aumento del rischio di quattro volte maggiore.
Oltre a obesità e a valori elevati di trigliceridi e colesterolo, ormai conosciuti, tra i fattori di rischio troviamo anche l’insulino-resistenza. Questo problema è dovuto all’incapacità delle cellule di “vedere” e utilizzare l’insulina prodotta dal pancreas. A differenza del diabete di tipo 1, che è dovuto alla distruzione delle cellule che producono insulina, nel caso dell’insulino-resistenza questo ormone viene prodotto, ma non viene visto e utilizzato e la glicemia rimane alta dopo un pasto ricco di carboidrati. Se non si corre ai ripari è possibile che questa condizione diventi la base per il diabete di tipo 2 in età avanzata. Il rischio finale è che venga prodotta più insulina per ovviare a questa incapacità da parte delle cellule di utilizzarla, arrivando a un punto in cui il pancreas non ne fabbrica più, costringendo anche il diabetico di tipo 2 alle somministrazioni di insulina.
Correggere l’alimentazione è un primo e fondamentale passo per ovviare al problema dell’insulino-resistenza, accompagnando i carboidrati alle verdure per esempio e aumentando l’attività fisica per ridurre il sovrappeso. In questo modo, agendo sugli stili di vita, si può prevenire il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari collegate.
Fonte: La Stampa
Tratto da: diabete.net, Eleonora M. Viganò, 07 gennaio 2014