5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi č importante!
C.F. 98152160176

Diabete: killer a due facce

Per chi lo ha, o lo ha vicino, non solo compromette la salute ma è anche causa di imbarazzo. Chi non è toccato, invece, spesso non ne percepisce la gravità.
Ogni ora tre italiani muoiono per cause riconducibili al diabete, un’epidemia che colpisce qualcosa come 4 milioni di persone nel nostro Paese e 382 milioni nel mondo. Una malattia subdola, che può condizionare fortemente la vita di tutti i giorni e che è vissuta con imbarazzo da una persona su tre. Chi invece non ne è coinvolto in alcun modo spesso la sottovaluta: un italiano su cinque non sa quanto sia grave e nemmeno quanto possa condizionare la vita di chi è costretto a conviverci.
È quanto emerge dall’indagine Il sapore amaro del diabete, realizzata da Doxa Pharma per conto di AstraZeneca su un campione di duemila italiani rappresentativi della popolazione maggiorenne (tra cui circa 160 pazienti diabetici), in occasione dell’arrivo in Italia dell’exenatide a rilascio prolungato, primo farmaco a somministrazione monosettimanale per il controllo glicemico nei pazienti con diabete di tipo 2.
Diabetico, ma non solo. Il 55% dei diabetici intervistati soffre di ipertensione e l’11% ha già avuto un infarto o un ictus (nei non diabetici, le percentuali si fermano, rispettivamente, al 17 e all’1). Un diabetico su quattro si sente depresso, con un’incidenza più che doppia rispetto alla popolazione generale (11%). La ragione va probabilmente cercata nel condizionamento che il diabete ha sulla vita di tutti i giorni: infatti, quasi tre pazienti su quattro (il 71%) considerano il diabete un “peso quotidiano” a causa delle regole e delle scadenze che la terapia impone (alimentazione, attività fisica, farmaci). L’effetto “amplificatore” del diabete si conferma anche per le malattie reumatiche come l’artrite o l’artrosi (39% contro 17%), l’asma (27% e 11%), la bronchite cronica (20% e 6%) e perfino il tumore (4% contro il 2%).
Il diabete “distorto”. Dall’indagine emergono due percezioni molto diverse della malattia. Per chi ci convive è una condizione imbarazzante, tanto che il 42% si vergogna a iniettarsi l’insulina in pubblico e il 33% anche a misurarsi la glicemia, motivo per il quale cerca spesso un luogo appartato per non disturbare gli altri (36%). Inoltre, i pazienti soffrono molto per le rinunce a cui sono costretti (16%): per un diabetico su quattro pesano di più i sacrifici a tavola e spesso anche il dover rinunciare al ristorante (16%). Non solo: i pazienti credono di essere una zavorra per familiari (14%), amici (13%) e colleghi (11%).
Tra i non diabetici, la percezione della malattia cambia radicalmente. Da un lato il 47% non si rende conto di come il diabete comporti continue rinunce, il 55% non dà peso ai sacrifici alimentari, il 63% non crede che possa avere conseguenze sul lavoro e il 71% che rovini le feste). Dall’altro lato, gli italiani sembrano demolire lo “stigma diabete”, rivelando come spesso si tratti di un “auto-stigma”: infatti, più di una persona su tre non percepisce il diabetico come un “peso” e il 55% non è infastidito da una misurazione in pubblico della glicemia.
Come un serpente. Sei pazienti su dieci, pensando a un animale, associano il diabete a un serpente. E l’aggettivo più utilizzato per descrivere la malattia (da un paziente su quattro) è “subdolo”. Il 15% lo associa a un topo e l'11% a un elefante. Percezione opposta, anche in questo caso, da parte di chi il diabete non ce l’ha: un terzo degli italiani lo considera “affrontabile” e appena il 12% lo ritiene “invalidante”.
Aderenza… a piacere. Il 40% delle persone diabetiche confessa di non assumere regolarmente i farmaci. I più indisciplinati sono gli uomini (nel 68% dei casi) e vivono al sud o nelle isole (48%). Inoltre, i meno aderenti alla terapia si vergognano di più nel farsi vedere malati (il 45% si imbarazza molto a iniettarsi l’insulina e il 38% a misurarsi la glicemia) e pensano di essere un grande peso per amici (17%) e colleghi (15%). Un single su quattro non aderisce alla terapia, mentre sembrerebbe che la vita di coppia aiuti: il 71% dei diabetici sposati o conviventi segue il trattamento.
Il dolce. Più della metà degli italiani (il 55%) è convinto che chi ha il diabete lo abbia perché “mangia troppi dolci”, condividendo così uno dei falsi miti sulla malattia più diffusi e più difficili da eradicare. Lo zucchero, in realtà, non la provoca affatto: il diabete di tipo 1 non ha alcun legame con le abitudini alimentari, mentre quello di tipo 2 non è provocato dal consumo di dolci, anche se in persone geneticamente a rischio un’alimentazione eccessiva e uno scarso esercizio fisico possono favorirne lo sviluppo. Non è nemmeno del tutto vero, come crede il 70% del campione, che il diabete sia ereditario: nel tipo 2 esiste una componente genetica, ma quella che si eredita è una predisposizione o familiarità dovuta più che altro alla trasmissione di cattive abitudini alimentari e stili di vita. Inoltre, l’11% degli intervistati è convinto che non esistano comportamenti che possono causare il diabete, dimenticando sia il ruolo di un’alimentazione sana, moderata e variata, sia l’importanza dell’esercizio fisico.
Tratto da: Healthdesk, 28 marzo 2014