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Le mamme e i parti sicuri, il primato positivo della sanitā italiana

 

Decessi delle donne, il numero più basso al mondo. E secondo «Lancet» Albania meglio della Gran Bretagna
MILANO — C'è una classifica in cui l'Italia, lasciandosi alle spalle ben 180 «concorrenti», è riuscita a guadagnare un lusinghiero primo posto: è quella del parto sicuro. Nel nostro Paese, il numero di donne che muoiono, dando alla luce un bambino, è il più basso al mondo: nemmeno quattro ogni 100 mila nascite.
MALE USA, CANADA E DANIMARCA - Una cattivissima figura fanno, invece, Stati Uniti, Canada e Danimarca che hanno visto peggiorare le loro statistiche. Maluccio anche la Gran Bretagna, dove ci si aspettava una progressiva riduzione della mortalità materna che, però, non si è verificata. E il quotidiano inglese «The Guardian» approfitta per dire che è meglio partorire in Albania che in Gran Bretagna. Globalmente viste, comunque, le cose non vanno male: dal 1980 al 2008, il periodo preso in considerazione nell'analisi appena pubblicata sulla rivista «Lancet», le morti al mondo si sono ridotte da 500 mila all'anno a 343 mila. Merito soprattutto di Cina, Egitto, Ecuador e Bolivia che hanno migliorato la loro assistenza alla maternità. La situazione rimane ancora critica in quei Paesi dove il virus dell'Aids continua a rappresentare un'importante causa di mortalità per le mamme. I paesi industrializzati, come la Gran Bretagna, attribuiscono le loro cattive performance a due fattori. Primo fra tutti lo spostamento in avanti dell'età della gravidanza: lo stress fisiologico, che quest'ultima comporta, è affrontato meglio dalle persone giovani, e l'età diventa così un fattore di rischio di complicanze. Il secondo è l'obesità, sempre più diffusa. Entrambe queste condizioni portano a un incremento del rischio cardiovascolare che può diventare fatale al momento del parto. Meglio controllata oggi, rispetto al passato, la preeclamsia, una sindrome caratterizzata da un aumento progressivo della pressione arteriosa che può rivelarsi mortale.
LO STUDIO - Lo studio di «Lancet» è stato condotto per valutare i progressi relativi a uno dei Millenium Development Goals, gli otto obiettivi di sviluppo che tutti gli stati membri dell'Onu si sono impegnati a raggiungere entro il 2015: si tratta del quinto, che, appunto, fa riferimento alla salute materna. Il direttore della rivista, Richard Horton, commentando i dati, parla di «buone ragioni per essere ottimisti». Non è proprio dello stesso parere Giorgio Vittori, Presidente della Sigo, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, almeno per quanto riguarda l'Italia. «È vero che la situazione è migliorata — dice Vittori —, ma il tasso reale oggi potrebbe non essere quello riportato dallo studio. Stiamo assistendo a una devalorizzazione dell'assistenza perinatale e rischiamo un peggioramento della situazione. Attualmente il trenta per cento delle nostre strutture fa meno di mille parti all'anno ed è al di sotto degli standard che garantiscono una buona assistenza». Anche l'eccesso di cesarei, che si registra in Italia, potrebbe influire negativamente: «Il cesareo praticato dove non c'è l'indicazione — aggiunge Vittori — aumenta gli indici di mortalità materna e fetale».
Tratto da: Corriere della Sera Salute, Adriana Bazzi , 15 aprile 2010