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Riforma sanità lombarda, Brignoli (Simg): a rischio competenze Mmg nella cura delle cronicità

Una terza entità tra paziente e medico, un "pattante" privato che prende in cura i bisogni del cronico; ne parlava la Regione Lombardia nel 2001. Ora quella previsione è diventata legge. All'articolo 8 della riforma sanitaria, la legge 23 di fine 2015, relativo alla cura delle cronicità, si parla di soggetti, di natura pubblica o privata, che potranno attuare il modello di presa in carico unitaria dell'assistito. «In altre parole, si apre a una concorrenza tra medici di famiglia e società anche private», commenta il vicepresidente della Società Italiana di Medicina generale-Simg Ovidio Brignoli. Che spiega come la sottrazione di competenze alla medicina generale sia in atto.  «Nel libro bianco ante-legge, i tecnici regionali affermavano che, a fronte di investimenti fatti sulla medicina generale, non si era osservata una reale presa in carico dei pazienti e si sarebbero sperimentate altre modalità. In questi anni la regione non ha scommesso sulla dotazione dei mmg, sul personale, né ha premiato gli sforzi dei medici. Oltre un certo, tetto lo sforzo economico prodotto dalle associazioni di medici non è riconosciuto. Dal 2000 ad oggi in compenso la Regione ha sottratto ai Mmg (e ai medici di continuità assistenziale per le ore che li riguardano) i pazienti ricoverati nelle Rsa, ha di fatto affidato a terzi erogatori l'assistenza domiciliare con voucher, e ha aperto la gestione dei pazienti cronici a provider di servizi, dapprima con il progetto Dote che doveva calcolare le necessità assistenziali di questi pazienti, e poi con i Chronic related groups-Creg che non hanno per obiettivo né il raggiungimento di endpoint di salute, né il mantenimento del livello assistenziale del medico di famiglia né la misurazione della salute del paziente, ma solo il rispetto di una tariffa di presa in carico del cronico». «La Regione -riflette il numero due Simg -nel Siss può vedere in qualsiasi momento i flussi prescrittivi dei medici di famiglia. Non sarebbe stato naturale e più semplice per una volta investire su di noi e affidarci personale amministrativo e infermieristico, o retribuircelo a piè di lista in via sperimentale e poi valutare se  producevamo qualcosa in più e prendere delle decisioni conseguenti? Molte prestazioni sul malato cronico - misurazione della pressione, body mass index, visita del piede diabetico - possono essere svolte dall'infermiere e a costi ben inferiori a quelli richiesti da una struttura nata per offrire servizi ad hoc chiavi in mano, quale d'ora in poi chiunque voglia prendere in carico la cronicità potrà istituire». Ultima considerazione di Brignoli: «Aver inserito i "provider" terzi tra gli erogatori di cure primarie sembra anche un autogol; infatti getta ombre sul futuro delle medicine in associazione che si sono dotate di fattori produttivi per affrontare le cronicità. Questi colleghi si chiedono se sia opportuno procedere verso la medicina d'iniziativa pur non sapendo se avranno un riconoscimento per il lavoro svolto. Come si può pretendere che anticipino anni di compensi al personale in simili condizioni?»

Tratto da: Doctor33, Mauro Miserendino, 03 aprile 2016