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Latte di mucca, meglio dopo i due anni

 

PER PREVENIRE OBESITÀ E MALATTIE CRONICHE
Troppe proteine da piccoli favoriscono l'obesità: lo svezzamento come vera prevenzione
MILANO - «Nel primo anno di vita ci si gioca la salute da adulti». Così Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, sintetizza la cosiddetta teoria del programming: in soldoni, se un bimbo viene nutrito male nei primi mesi di vita cresce il suo rischio di andare incontro a malattie croniche varie (obesità, diabete, aterosclerosi tanto per citare le più frequenti); al contrario, se si alimenta in modo giusto, mette una bella ipoteca sulla sua probabilità di invecchiare in salute. Uno degli indiziati numero uno per i danni negli anni a venire è il latte vaccino: apporta troppe proteine, viene introdotto troppo presto. Meglio non farlo assaggiare prima dei due anni, in ogni caso mai prima dei 12 mesi.
PREVENZIONE – Il messaggio, forte e chiaro, arriva dal congresso nazionale 2010 della Sipps. I pediatri sono preoccupati, forse non a torto: abbiamo il poco invidiabile primato europeo dei bambini obesi (in Campania, per esempio, un bambino di otto anni su due è sovrappeso od obeso), si accumulano studi scientifici secondo cui il diabete di tipo due fa capolino sempre più spesso alla scuola media o giù di lì, si moltiplicano gli ipertesi che non hanno ancora la patente. «Si parla tanto di obesità, di come combatterla. Ma quando abbiamo di fronte un bambino in sovrappeso di 5 o 6 anni ormai abbiamo perso la partita: è già troppo tardi, dobbiamo evitare di arrivare a quel punto – dice Di Mauro –. Per riuscirci bisogna far sì che la nutrizione del bambino nei primi mesi e anni di vita sia tale da mantenerlo normopeso, dandogli tutto ciò di cui ha bisogno. Questa è la vera prevenzione primaria dell'obesità: esistono infatti periodi critici dello sviluppo in cui la dieta determina la crescita più o meno adeguata del bimbo e ha ripercussioni consistenti nella sua salute da adulto».
LATTE – La regola numero uno è allattare: fa bene alla mamma, è un valore impagabile per il bimbo. I bambini allattati al seno non a caso hanno un minor rischio di diventare obesi; sì quindi al latte di mamma come unico cibo fino ai 6 mesi (anche se lo svezzamento si può iniziare fra il quarto e il sesto mese compiuto: ogni bimbo è storia a sé e il momento giusto si può individuare con l'aiuto del pediatra). Poi, è bene proseguire quanto più possibile, o almeno fino a dodici mesi, aggiungendo man mano gli altri cibi. E passando poi ai latti di crescita, non al latte vaccino: «Il latte di mucca non andrebbe mai dato prima dell'anno, meglio dopo i due anni – spiega Di Mauro –. Si tratta di un latte iperproteico, e l'eccesso di proteine fa male ai bimbi: incrementa infatti la secrezione di insulina e fattori di crescita che potenziano l'appetito e sono correlati a un maggior rischio di problemi metabolici e di accumulo di grasso corporeo». È opportuno anche ridurre il carico di carne: fettina, parmigiano a volontà sulla pasta e latte di mucca creano un mix ipercalorico e iperproteico che prima dei due anni non fa bene. «Il latte vaccino, inoltre, può portare il bimbo all'anemia – prosegue il pediatra –. Meno ricco di ferro, può dar luogo anche a micro-emorragie dalla mucosa intestinale, che non è adatta a digerirlo: il risultato è che ci ritroviamo con bimbi cicciottelli e anemici. Fra uno e due anni è bene usare i latti adattati in formula: non sono necessariamente più cari, ve ne sono di ottimi che costano quanto il latte vaccino. Ma sono più equilibrati perché meno proteici e arricchiti di ferro».
PROGETTO – Di Mauro ci tiene a sottolineare che prima di tutto andrebbe cambiata la «testa» dei genitori: «Ancora oggi si tende a pensare che un bimbo cicciottello sia un bimbo sano: non è così, è proprio il contrario – spiega Di Mauro –. Tante mamme si preoccupano della magrezza dei loro figli piccoli, chiedono vitamine, sono terrorizzate da presunti scarsi appetiti: invece, essere magri nei primi anni di vita è un buon punto di partenza per essere sani da adulti». E visto che la vera prevenzione si gioca nei primi anni di vita, è in partenza il progetto della Sipps «Mi voglio bene», uno studio che coinvolgerà 180 pediatri italiani e 5400 neonati più un identico gruppo di controllo. «Vogliamo verificare se l'adozione di 10 semplici azioni preventive dell'obesità può ridurne il rischio a 6 anni», racconta Di Mauro. Di nuovo, la prima delle dieci azioni preventive è favorire l'allattamento al seno; poi c'è l'introduzione di cibi complementari (frutta, biscotti), che deve avvenire oltre il sesto mese; un apporto controllato di proteine entro i primi due anni; l'esclusione di tè, succhi, bevande zuccherate fino a 6 anni; la sospensione del biberon entro i due anni (prolungarne l'uso infatti favorisce il consumo di calorie di troppo); la spinta ad attività ludiche di movimento adatte all'età; la valutazione da parte del pediatra di un eventuale incremento dell'indice di massa corporea prima dei sei anni, indicativo di un maggior rischio di obesità successiva; sì alla TV ma solo dopo i due anni e per un massimo di 8 ore alla settimana; infine, l'uso di un atlante fotografico degli alimenti per la valutazione delle porzioni adatte all'età. «Seguiremo i bimbi a intervalli regolari nei primi 6 anni di vita, educando i genitori e verificando se e quanto seguiranno le indicazioni; l'obiettivo è farne adottare correttamente almeno 7, così da incidere positivamente sul rischio di obesità futura», conclude Di Mauro.
Tratto da: Corriere della Sera Salute, Elena Meli, 29 maggio 2010