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Mangiamo troppo rispetto al moderno stile di vita?

Le calorie che introduciamo sono di più di quelle che ci servono? La risposta è affermativa, secondo un ricercatore della London School of Economics (Regno Unito): la sedentarietà e i lavori meno manuali e “faticosi” che caratterizzano il nostro tempo richiedono meno calorie dei decenni scorsi. Pertanto, non dovremmo mangiare quanto le vecchie generazioni.

Il ricercatore è tra gli autori di uno studio pubblicato di recente su Food Policy che ha analizzato il lato economico e sociale della globalizzazione e del suo rapporto con l’obesità. È la cosiddetta ipotesi della “globesity”, un termine che unisce queste due realtà, la “globalization” e la “obesity”. Lo studio è stato condotto su 26 Paesi. Gli effetti della globalizzazione sull’obesità e sull’apporto calorico sono evidenti, dice lo studio: l’associazione è robusta, con l’aumento di quasi il 23,8% di popolazione obesa e di poco più del 4% dell’apporto calorico medio.

Continuiamo a mangiare come un tempo, ma ci muoviamo di meno

Secondo il ricercatore – si legge sul Telegraph – per lo stile di vita moderno, fatto di spostamenti casa-ufficio e lavori dietro una scrivania, sarebbero sufficienti meno calorie di quante ne consumiamo mediamente. Invece mangiamo ancora come facevano i nostri genitori, o peggio, senza muoverci tanto quanto loro erano abituati a fare: usiamo auto e mezzi pubblici piuttosto che camminare.

Eccole le due facce della medaglia: la quantità di cibo consumata eccede la spesa energetica, pertanto dovremmo mangiare di meno, suggerisce il ricercatore. «È evidente che i livelli di attività fisica sono inferiori rispetto al passato – commenta la professoressa Daniela Lucini, responsabile della Sezione di Medicina dell’Esercizio dell’ospedale Humanitas. È sufficiente vedere come sono cambiate le abitudini dei bambini. In passato, sebbene mangiassero in abbondanza, il pomeriggio, dopo i compiti, erano in cortile a correre e giocare. Oggi, con livelli di alimentazione sempre piuttosto sostenuti, ha invece preso il sopravvento la sedentarietà. Siamo di fronte al paradosso – aggiunge la specialista – per cui molti bambini fanno sport ma passano tante ore della giornata in piena inattività, tra smartphone e videogames».

Per poter giustificare il numero di calorie che introduciamo dovremmo muoverci di più?

«Sì, fare più attività fisica non strutturata ma non solo. Dovremmo semplicemente mangiare meglio», risponde la professoressa Lucini. «Molti tratti tipici dell’alimentazione dei nostri genitori o dei nostri nonni non sono più adatti agli stili di vita moderni, dall’insistenza sulla necessità di “mangiare tanto” all’enfasi sul consumo di carboidrati. Seguire la Dieta mediterranea non significa mangiare sempre pasta ma privilegiare il consumo di frutta, verdura, pesce. L’invito è ancora una volta a mangiare in maniera più equilibrata».

Il prezzo di questo cambio di abitudini, alimentari e nello stile di vita, è stato pagato in termini di peggioramento dello stato di salute: «A livello globale è aumentata l’incidenza di sovrappeso e obesità e delle malattie cardio-metaboliche correlate all’eccesso di peso. Il fenomeno che ha interessato i Paesi industrializzati nel dopoguerra ora sta interessando i Paesi emergenti come la Cina o l’India. Questi Stati hanno attraversato un periodo di crescita economica straordinaria, sono cresciuti i consumi anche alimentari, è aumentata la disponibilità di “cibo spazzatura” e di conseguenza l’obesità e le malattie associate sono diventate più frequenti», conclude l’esperta.

Tratto da: Humanitas Salute, 04 maggio 2017