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Gestori per cronicità in Lombardia, Simg: per Mmg cambiamento organizzativo

«Di fronte all'avanzata dei “gestori” nelle delibere della Regione Lombardia le lotte di retroguardia non servono. Come medici di famiglia abbiamo l'occasione di rivendicare il nostro ruolo clinico ed organizzativo. È innegabile che i cronici occupino molto del nostro tempo e delle risorse del servizio sanitario, ed è necessario capire quanto il medico di famiglia oggi sia efficace ed efficiente nella gestione delle risorse con i mezzi e l'approccio che ha e quanto potrebbe esserlo se cambiasse pelle». Aurelio Sessa, presidente della Società Italiana di Medicina Generale in Lombardia, descrive il tema centrale del 13° Congresso Simg dedicato ai nuovi modelli di gestione delle cronicità. La Regione ha appena approvato delle delibere che affidano ad enti gestori la presa in carico dei pazienti fragili o con più cronicità; di quei gestori potranno far parte anche medici di famiglia. E tra questi partono favoriti i medici soci in cooperative di servizio che già consentono di gestire le patologie dei propri assistiti diabetici, broncopneumopatici, scompensati nella sperimentazione sui Chronic related groups (Creg).

Le delibere lombarde dividono i residenti in tre categorie: 150.000 fragili meglio assistibili in ospedale; 1,3 milioni con più d'una patologia cronica “frequent user” dei servizi sanitari o dei servizi sociali; 1,6 milioni di cronici con una sola patologia cronica e 6,5 milioni di “sani”, sporadici utilizzatori dei servizi Ssn o non utilizzatori. Quest'estate i cittadini nelle prime due categorie saranno chiamati a scegliersi il gestore. Nell'iniziativa regionale ci sono elementi di novità che hanno provocato sconcerto in alcuni osservatori, un ricorso al Tar di Unione Medici Italiani, le critiche di presidenti d'Ordine e sindacati come Snami. Per Sessa, «il timore è che il medico come inteso finora si debba riconfigurare in modelli organizzativo-gestionali diversi da quelli che abbiamo applicato nei nostri studi fin qui. La Regione afferma che siamo il perno del sistema visto che la gestione del cronico dovrebbe avvenire per lo più sul territorio, ma di fatto dovremo sceglierci il futuro: chi farà da “gestore” del proprio assistito dovrà organizzarsi in coop (com'è avvenuto per i Creg) con un portale cui far afferire i dati dei pazienti e un centro servizi; chi si limiterà a profilarsi come “co-gestore” potrà condividere percorsi di cura e piano assistenziale individuale con il gestore operativo (Rsa, casa di cura accreditata, ospedale) in partnership; chi non vorrà fare nessuna delle due cose, in prospettiva, corre il rischio, se non di vedersi decurtato dei pazienti trattati dal “gestore”, di perdere di quegli assistiti la quota relativa al carico di lavoro che venisse stabilito per le cronicità trattate. Non credo una regione paghi due volte la stessa prestazione. Questo timore è stato avanzato anche dai giovani medici di Simg». Che sono stati interessati «coerentemente al fatto che l'impegno Simg nello studio delle malattie croniche è di lunga data», continua Sessa.

«Da tempo mettiamo a disposizione dei medici strumenti per una governance efficiente. Al congresso, che venerdì ospiterà tra gli altri il direttore della Sanità Lombarda Giovanni Daverio, sabato mattina ci sarà un workshop e i partecipanti saranno divisi in cinque gruppi, uno per categoria di patologia fissata dalla regione. Cinque e non quattro -spiega Sessa- poiché abbiamo risuddiviso i “sani” tra i 3 milioni di frequentatori sporadici del Ssn e altri 3 milioni di “mai frequentanti” cioè giovani e chi il Mmg non lo vede mai». «Per chi ha un rischio così basso, in prospettiva, temiamo si apra la possibilità di far intervenire un'assicurazione in competizione con la sanità pubblica, e ciò metterebbe ulteriormente la medicina generale in difficoltà. Per cinque categorie di cittadini virtuali, dunque, ciascun gruppo simulerà le situazioni che si verificherebbero se il paziente fosse gestito dal suo medico come lo è stato finora oppure con mentalità da “gestore”».

Tratto da: Doctornews, 20 maggio 2017