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Diabete, farmacie protagoniste nella presa in carico

La presa in carico del paziente diabetico sul territorio non può prescindere da una revisione dei meccanismi che regolano prescrizione e distribuzione dei farmaci di più recente generazione, che devono tornare nella disponibilità di farmacie e medici di famiglia nell’interesse del paziente. È una delle evidenze che emergono dal Forum “Insieme per il diabete", organizzato ieri a Milano da Diabete Italia (con il patrocinio di Regione Lombardia) per fare il punto sulla riforma sanitaria regionale e riflettere con politici e operatori sul nuovo modello di presa in carico delle cronicità. «In Lombardia sono 580mila i malati di diabete ma 150 mila non sanno di esserlo» ha sottolineato in apertura il presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo «siamo di fronte, dunque, a una patologia che ha una pesante dimensione sociale e proprio per questo deve essere affrontata in una cornice multidisciplinare e con una pluralità di interventi». Lo stesso approccio – come ha ricordato Paola Pisanti, dirigente del ministero della Salute e presidente della commissione nazionale per il diabete, contraddistingue il Piano nazionale delle cronicità e il Piano nazionale per il diabete, nei quali le farmacie trovano uno spazio importante come punto di riferimento sul territorio per malati e famiglie. «I due Piani» spiega Pisanti a Filodiretto «sono stati approvati dalla Conferenza Stato-Regioni e devono ora essere implementati dalle singole amministrazioni. Una cabina di regia, di prossima istituzione, monitorerà le esperienze applicative e valuterà i risultati».

Per medici di famiglia e farmacie, tuttavia, non ha senso parlare di presa in carico del paziente cronico senza risolvere i problemi che questi stessi pazienti devono affrontare per farsi prescrivere un farmaco di ultima generazione e andare poi a ritirarlo. «Farmaci come le incretine e i nuovi antocoagulanti orali» ha ricordato il vicepresidente della Fimmg, Fiorenzo Corti «sono sottoposti a Piano terapeutico dello specialista quando nella letteratura internazionale sono considerati tra i farmaci di prima scelta delle cure primarie. È evidente che dietro a tali esclusioni ci sono considerazioni di carattere economico e non scientifico, che però non vanno nell’interesse del paziente. Prescrizione e distribuzione di questi farmaci devono andare a medici di famiglia e farmacie del territorio, perché altrimenti si costringono gli assistiti a peregrinazioni sfiancanti. È la sanità che deve andare dal paziente, non il contrario».

Per la presidente nazionale di Federfarma, Annarosa Racca, le aperture che i due Piani ministeriali su cronicità e diabete riconoscono alla farmacia vanno nella giusta direzione perché mirano a integrare nel Ssn gli esercizi farmaceutici. «Con il monitoraggio dell’aderenza terapeutica e dei consumi» ha proseguito la presidente «le farmacie possono assicurare al sistema importanti razionalizzazioni. Ma ora tocca alle Regioni fare la loro parte, mettendo medici di famiglia e titolari nella condizione di assistere al meglio i propri pazienti. E riportando in farmacia i medicinali che non richiedono particolari cautele in fase di somministrazione».

Tratto da: Federfarma, 23 maggio 2017