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Riforma cronicità Regione Lombardia. Dubbi da Omceo Milano e Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa

Per l’Omceo e la Siia, “nonostante le riconosciute e condivisibili buone intenzioni di favorire un miglioramento delle cure”, il progetto regionale “non sembra offrire tutte le necessarie garanzie per una difesa e per una promozione efficace della salute individuale nel paziente cronico, nel rispetto sia della persona, sia delle conoscenze scientifiche che sono in continua evoluzione in questo complesso contesto”.

L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano ha condiviso un documento della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (Siia) sulla proposta della Regione Lombardia per la gestione della cronicità, contenuta in forma di direttive operative nelle DGR 6164 e 6551 del 2017. E la loro posizione è critica.

“Nonostante le riconosciute e condivisibili buone intenzioni di favorire un miglioramento delle cure”, spiegano infatti Omceo Milano e Siia nel documento, “non sembra offrire tutte le necessarie garanzie per una difesa e per una promozione efficace della salute individuale nel paziente cronico, nel rispetto sia della persona, sia delle conoscenze scientifiche che sono in continua evoluzione in questo complesso contesto”.

Nel documento viene inoltre rimarcato che, ad oggi, “le innumerevoli richieste di chiarimento che sono state avanzate all’assessorato della Sanità di Regione Lombardia da parte delle strutture sanitarie, dei medici di medicina generale, delle Società Scientifiche, delle Associazioni dei Pazienti, hanno prodotto risposte che lasciano ancora irrisolti molti nodi della riforma”.

Nella presa di posizione, approvata dal Consiglio Direttivo di OMCeO, si evidenziano soprattutto tre criticità.  

La prima riguarda l’affidamento dei pazienti cronici a “Gestori”, privati o pubblici, selezionati in base a domanda specifica e non in base a criteri di documentata competenza clinico-scientifica. “La scelta del gestore - spiega Gianfranco Parati, Presidente della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (Siia) - dovrebbe veder pienamente coinvolte le Società Scientifiche di Settore (ad esempio Siia, Amd, Sic, Sisa, ecc.) per assicurare  il rispetto delle vigenti Linee Guida Cliniche Europee nel garantire il percorso diagnostico-terapeutico più corretto sulla base delle attuali conoscenze”.

La seconda concerne l’attendibilità del metodo di definizione di un budget forfettario per ogni patologia, “basato su analisi retrospettive raccolte in modo aspecifico dalla banca dati regionale e non su una stima affidabile dei costi di fatto, che deve essere fatta in funzione della complessità variabile del singolo paziente, a partire dalle conoscenze aggiornate dei Centri di eccellenza. Tale metodo non sembra offrire uno scenario realistico di quanto sia veramente necessario in termini di copertura economica per una gestione di qualità del paziente cronico”.

Infine c’è, per Omceo Milano e Siia, “un rischio concreto che la qualità di diagnosi e cure così erogate venga significativamente intaccata dalla disposizione che di fatto limiterà la capacità del gestore di pianificare l’intervento diagnostico-terapeutico ottimale per un certo soggetto, entro gli stretti confini del rimborso forfettario”.

“Riforme di questo tipo – aggiunge il Presidente della Siia -, oltre a dover essere fondate su un forte razionale clinico-scientifico, devono avere inoltre la condivisione autorevole da parte di coloro che sono i primi attori in campo: i medici di medicina generale e gli specialisti”.

“Ricordando che il 90% dei cosiddetti pazienti cronici è riconducibile ad ipertensione arteriosa (80%) e a diabete (30%), con un vasta sovrapposizione di doppia patologia fra le due categorie, la presa di posizione della Siia – conclude Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano –, assume una particolare rilevanza e rafforza ulteriormente il tempestivo giudizio critico assunto dal nostro Consiglio Direttivo nei confronti del provvedimento in questione, a partire dalla difesa della libertà di scelta del paziente. La presa di posizione, inoltre, sottolinea che tale giudizio era ed è dettato innanzi tutto da una forte preoccupazione dell’Ente per come varierà, probabilmente in peggio, il tipo di assistenza sanitaria erogata ai cittadini lombardi”.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 03 luglio 2017