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E l'occhiale non serve più

L'operazione sostituisce il cristallino. Ma può anche correggere difetti di vista Entrare in sala operatoria per un intervento di cataratta. E uscirne senza avere più bisogno degli occhiali. In mezz'ora è possibile rimuovere il cristallino opacizzato, sostituirlo con una lente artificiale, e mandare a casa il paziente con minime raccomandazioni da seguire. E non solo, perché questo intervento può migliorare o risolvere disturbi di vista preesistenti anche grazie alle lenti intraoculari di ultima generazione, realizzate in materiali moderni come l'acrilico, flessibili e disponibili in diversi modelli e gradazioni. I tipi principali sono tre, pensati per risolvere differenti difetti di vista. «Le lenti monofocali sono ottimizzate per avere un solo punto di messa a fuoco, e permettono di fare a mano di occhiali per vedere da lontano in persone miopi o ipermetropi», spiega Aldo Caporossi, responsabile dell'Unità di Oculistica del Policlinico Gemelli di Roma. Oltre a queste esistono anche le lenti toriche, che servono invece per correggere l'astigmatismo, e le multifocali che garantiscono una messa a fuoco ottimizzata per tutte le distanze. Miopia, ipermetropia e astigmatismo – assicura lo specialista – si possono correggere piuttosto facilmente nel corso dell'operazione. Mentre per la presbiopia l'unica possibilità è rappresentata dalle lenti multifocali, un'opzione che stenta a decollare per il prezzo maggiore e una serie di aberrazioni ottiche per ora ineludibili, che creano problemi di visibilità con luce artificiale o scarsa illuminazione.

«Le più comuni – continua Caporossi – sono le lenti monofocali, utilizzate nel 92% degli interventi. Le toriche costano di più, circa 300 euro, ma permettono di risolvere l'astigmatismo che colpisce circa il 20% dei pazienti con cataratta, e di solito vengono utilizzate anche dalla sanità pubblica. Le multifocali invece costano circa 900 euro, e sforano il budget previsto dal Ssn per un intervento di cataratta». Per questo in molte regioni non sono disponibili se non nel privato. Anche se, sul modello francese e tedesco, è possibile talvolta accedere al co-payment: ovvero la possibilità per il paziente di farsi operare in un ospedale pubblico o convenzionato pagando di tasca propria la differenza di costo.

Guardando ai numeri, le lenti intraoculari riescono a correggere i difetti refrattivi in circa il 70% dei pazienti. Ma come spiega Paolo Vinciguerra, responsabile del Centro Oculistico di Humanitas, la percentuale può crescere molto curando ogni singolo aspetto dell'intervento, anche nel periodo pre e post-operatorio. «Oggi – sottolinea – abbiamo a disposizione sistemi robotizzati che permettono di allineare la lente all'interno dell'occhio, sistemi con cui la pressione oculare viene mantenuta stabile durante tutto l'intervento, laser a femtosecondi che rendono le incisioni precisissime e ripetibili, formule che permettono di scegliere la lente più adatta per ogni paziente. Strumenti diagnostici e chirurgici che permettono un'altissima efficacia, e che bisogna saper utilizzare al meglio». Insomma: la cataratta è diventato un intervento di precisione al altissimo impatto tecnologico, e può garantire risultati un tempo insperabili. L'équipe di Vinciguerra, ad esempio, ha recentemente sviluppato una formula matematica che permette di ottimizzare tutti gli aspetti dell'intervento: i risultati garantirebbero una visione molto soddisfacente da vicino e da lontano anche con comuni lenti intraoculari monofocali.

Tratto da: La Repubblica, Simone Valesini, 03 febbraio 2018