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Diabete, dieta e moto guariscono. Ricerca italiana evidenzia ruolo Mmg

Abbattono il peso corporeo, riducono i trigliceridi e, nel possibile, il colesterolo: ma non solo. L'alimentazione in regime di restrizione calorica e il movimento possono far regredire i parametri del diabete di tipo 2. Ad affermarlo non è più solo lo studio britannico Direct Uk sui pazienti con diabete di tipo 2 di 49 ambulatori di general practitioner ma anche un primo studio realizzato dall'Ats Milano nell'ambito del programma di prevenzione YouCan sui pazienti dei medici del presidio sociosanitario territoriale di via Quadrio a Milano Nord, tutti gestori della patologia. Nell'ambito di YouCan, idea dell'epidemiologo Alberto Donzelli della Fondazione Allineare Solidarietà e Salute, da quattro anni pazienti dei Mmg ricevono "pillole" su corretti comportamenti da adottare in presenza di sette cronicità, dall'ipertensione ai disturbi del tono dell'umore, dal reflusso all'ipercolesterolemia, fino naturalmente al diabete. E qui si è prodotta una versione italiana della ricerca inglese, la quale aveva evidenziato che una dieta con beveroni e barrette da 825-850 calorie die non produce solo forte perdita di peso ma anche una regressione dei livelli di emoglobina glicata. I pazienti inglesi, tutti con diabete comparso negli ultimi 6 anni e trattato con ipoglicemizzanti orali, emoglobina glicata media 7,7, e indice di massa corporea compreso tra 27 e 45, in soli 3 mesi avevano perso in media una decina di kg. La remissione del diabete si poteva dire ottenuta nel 46% dei casi, in particolare l'emoglobina glicata era scesa entro il 6,5% nell'86% dei casi in cui si erano persi oltre i 15 kg, nel 57% dei casi in cui si erano persi 10 - 15 kg e nel 34% dei casi tra 5 - 10 kg.

Per il "progetto diabete" a Milano sono stati scelti 37 assistiti tratti da un panel che nell'ambito di YouCan si era ripromesso sia più attività fisica sia una vita meno medicalizzata. Alla fine sono arrivati in 30, inquadrati con una dieta solida e la possibilità di assumere fino a 1050 calorie die, e tra maggio e luglio hanno perso in media 6 kg, in un caso 16, e i livelli di emoglobina glicata sono scesi di 0,83 mg/dl, rientrando in alcuni casi sotto il 6,5 considerato "norma", i livelli di colesterolo sono scesi del 6% (7,5% il colesterolo Ldl), i trigliceridi di una media di 35 punti. Molti pazienti hanno interrotto la cura concomitante di seconda linea, altri hanno ridotto le quantità giornaliere di metformina. Il segreto -spiega Donzelli - sta anche nel team multidisciplinare che ha visto i medici curanti affiancati non solo da specialisti ed epidemiologo ma anche da dietologo, esperto di attività fisica, per ottimizzare counseling e supporto educazionale. E nel dedicare 20 minuti al giorno a passeggiate a passo svelto, o se possibile, se c'è tempo, a qualcosa di più». L'obiettivo del gruppo di Donzelli è ora partecipare a un bando della Regione per la presa in carico dei diabetici da parte di piccoli team di Mmg che farebbero capo al team "centrale" di Ats Milano. Per Donzelli, il valore della salute ritrovata in termini economici imporrebbe una riflessione sulle nuove linee di farmaci antidiabetici, molto costose. «I dati di mortalità ci dicono che è bene scendere sotto i 7 punti di emoglobina glicata, ma l'introduzione di nuovi farmaci per ottenere questo risultato non sempre coglie nel segno. In primo luogo si deve sopportare un maggior costo, un problema che non presentano sulfaniluree come glitazide, o la repaminide (da rivalutare, pur più costosa offre minor probabilità di ipoglicemia tardiva), ma che si riscontra con pioglitazone, incretine iniettabili, liraglutide.

Con Fimmg, i medici di famiglia, che oggi possono prescrivere fino alle sulfaniluree, hanno chiesto ad Aifa di prescrivere i farmaci più recenti e di stilarne i piani terapeutici. Legittimo, ma si deve sapere che, secondo la revisione su 94 trial per un totale di 85 mila pazienti a cura di Gianluigi Savarese e altri (tra cui l'ex DG Aifa Luca Pani, su International Journal of Cardiology 181 2015 239-244), il trattamento a lungo termine con gliptine (inibitori DPP-4) al posto delle sulfaniluree non si associa a una minor mortalità e anzi fa registrare una maggior insorgenza di casi di scompenso cardiaco. E che una metanalisi su 236 trial pubblicata su Jama a prima firma Sean Zheng (April 17, 2018 Volume 319, Number 15 Pagg 1580-91) conferma l'assenza di riduzioni della mortalità totale malgrado i costi della terapia si aggirino intorno agli 800 euro annui. Il valore terapeutico dell'attività fisica, della dieta e del mantenimento di stili di vita sani, più direttamente legati al valore aggiunto del medico, sono invece collegati a cali di mortalità netti, come mostra il Copenhagen City Heart Study».

Tratto da: Doctornews, 25 settembre 2018