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Diabete di tipo 2, una ridotta degradazione epatica di insulina tra le possibili cause?

In alcuni individui, la ridotta degradazione dell'insulina da parte del fegato potrebbe essere una delle cause del diabete mellito di tipo 2, secondo l’ipotesi che stanno testando i ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles e che è stata presentata dal loro leader Richard Bergman al World Congress on Insulin Resistance, Diabetes & Cardiovascular Disease (WCIRDC) che si è tenuto a Los Angeles, in California.

«Oltre del 50% dell’insulina secreta nella vena porta viene degradata dal fegato e non entra mai nella circolazione sistemica», ha detto Bergman. «Abbiamo scoperto che se un animale viene reso insulino-resistente tramite una dieta ricca di grassi, la degradazione di insulina si riduce e di riflesso aumenta la frazione trasportata dalla circolazione sistemica».

Quando il team di ricerca ha studiato questo meccanismo nei cani, ha rilevato un'ampia variabilità nella capacità del fegato di assorbire e degradare insulina. «Spaziava dal 20% al 70%, non riuscivamo a credere a questi dati», ha detto Bergman. «Abbiamo dovuto ripetere lo studio per esserne sicuri e i risultati fossero gli stessi. La frazione di insulina che viene degradata dal fegato è molto variabile, e abbiamo pensato che potesse avvenire lo stesso negli esseri umani».

Valutazione nell’uomo

Per dare seguito a questo concetto, i ricercatori hanno utilizzato i dati di 100 immigrati africani senza diabete per sviluppare un modello che permettesse di stimare nell’uomo la clearance epatica dell'insulina rispetto a quella extraepatica. «Questa popolazione è stata scelta perché, secondo gli studi precedenti, gli individui di discendenza africana hanno una ridotta clearance epatica di insulina rispetto ai soggetti occidentali» hanno scritto.

«Inoltre i dati del test FSIGT (frequently sampled intravenous glucose tolerance test) hanno mostrato che le donne afroamericane avevano concentrazioni di insulina plasmatica molto più elevate rispetto alle donne europee americane durante i periodi di elevata secrezione endogena, ma non dopo infusione endovenosa di insulina, suggerendo che i soggetti afroamericani avessero anche una ridotta clearance epatica, ma non extraepatica, di insulina. Per questo motivo questa popolazione era di particolare interesse per l'applicazione di un modello che potesse quantificare le due vie di clearance dell’insulina».

Il modello è stato in grado di riprodurre con precisione i profili plasmatici completi dell’insulina osservati durante il test FSIGT e di identificare chiare differenze nei valori dei parametri tra gli individui. «La capacità del fegato di degradare l'insulina è molto variabile in una popolazione umana normale, e questo significa che potrebbe essere una variabile controllabile», ha detto Bergman

Ulteriori conferme sulla variabilità

In un'analisi separata su 23 donne afroamericane e 23 europee americane, i ricercatori hanno avuto conferma che nelle donne afro-americane la clearance epatica di insulina, ma non extraepatica, è inferiore rispetto a le loro controparti europee americane, risultati ulteriormente confermati anche in una coorte di bambini in un altro studio.

«Sappiamo che negli afroamericani una quantità maggiore dell’insulina secreta dal pancreas finisce nella circolazione sistemica e sappiamo che tendono a essere iperinsulinemici», ha affermato Bergman. «Questo non è necessariamente dovuto a una maggiore secrezione di insulina, ma probabilmente è legato soprattutto a una ridotta degradazione. A questo punto la domanda da porsi è se questa riduzione delle clearance può svolgere un ruolo causale nella patogenesi del diabete di tipo 2»

Ha ipotizzato che, in individui normali, metà dell'insulina secreta dal pancreas raggiunga la circolazione sistemica e metà venga degradata. «La nostra ipotesi è che nelle persone a rischio di diabete, l'insulina venga secreta normalmente dal pancreas, ma la quota che viene degradata sia molto inferiore al normale», ha continuato Bergman. «Nella circolazione sistemica entra una maggiore quantità di insulina e da questo può dipendere l’iperinsulinemia e l’insulino-resistenza, che a sua volta sollecita le cellule beta del pancreas. Quindi l’idea è che le differenze nella clearance di insulina da parte del fegato in alcuni individui possano essere patogene nel causare il diabete».

Tratto da: Pharmastar, Davide Cavaleri, 19 gennaio 2019