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Non solo il sale, anche le bibite possono essere nemiche della pressione

 

Ridurre il consumo delle diffusissime bevande, analcoliche ma ricche di zucchero, combattere l'ipertensione arteriosa
MILANO - Fare il pieno di bevande zuccherate non solo nuoce sul fronte della bilancia, ma potrebbe anche avere ricadute negative sulla pressione sanguigna. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Circulation, condotto da ricercatori della Louisiana State University, dal quale è emerso che rinunciando a un bicchiere di bibita al giorno è già possibile vedere una lieve riduzione dei valori di massima e minima.
BIBITE E PRESSIONE – I ricercatori statunitensi hanno preso in considerazione i dati relativi a 810 adulti, di età compresa tra i 25 e i 79 anni, con «preipertensione» (120-139 mm/Hg massima e 80-89 mm/Hg minima) o ipertensione in fase iniziale (140-159 massima e 90-99 minima) che avevano partecipato allo studio Premier, ovvero una ricerca il cui obbiettivo era quello di valutare gli effetti di alcuni interventi sullo stile di vita (perdita di peso, esercizio, dieta sana) nella prevenzione e nel controllo dell’ipertensione. All’inizio dello studio i partecipanti consumavano mediamente un bicchiere di bibita zuccherata al giorno, mentre al termine del periodo di osservazione di 18 mesi il quantitativo medio è dimezzato con ricadute positive sulla pressione. In particolare, dopo aver tenuto conto dei fattori di rischio per l’ipertensione, è emerso che rinunciare a un drink zuccherato al giorno favorisce una riduzione di 1,8 mm/Hg nella pressione sistolica e di 1,1 mm/Hg in quella diastolica.
«I nostri dati indicano che ridurre il consumo di bibite zuccherate con saccarosio o fruttosio (dai classici soft drink ai succhi di frutta) potrebbe rappresentare un’importante strategia dietetica per ridurre la pressione sanguigna e diminuire ulteriormente altre condizioni morbose legate alla pressione – fa notare Liwei Chen, che ha guidato lo studio -. Oggi sappiamo che una riduzione di 3 mm/Hg nella pressione sistolica consente di ridurre dell'8 per cento la mortalità in caso di ictus e del 5 per cento in caso di infarto. Per ottenere questo calo di pressione più rapidamente si può intervenire anche sul consumo di bibite zuccherate, diminuendolo».
PREVENZIONE - Sicuramente gli americani sono i più grandi bevitori di soft drink (si stima che il consumo medio sia di 2,3 porzioni al giorno), ma anche da noi sono sempre più le persone che si fanno tentare dalla bibita analcolica zuccherata. D’altro canto piccole rinunce potrebbero avere importanti ricadute a livello di popolazione e, probabilmente, non solo in chi già ha problemi di pressione. «Sebbene gran parte dei partecipanti del nostro studio fosse già in sovrappeso e con problemi di pressione, siamo convinti che ridurre il consumo di bibite zuccherate potrebbe giovare a tutti – riferisce Chen -. Ecco perché è nostra intenzione dare il via a uno studio su persone non ipertese». «Ridurre il consumo di bevande zuccherate rientra in quelle raccomandazioni dietetiche utili per contrastare sovrappeso e obesità – osserva Bruno Trimarco, presidente della Fondazione Società italiana dell’ipertensione e professore di medicina interna all’Università Federico II di Napoli -. Nel soggetto obeso la riduzione del peso in genere favorisce un calo della pressione e questo potrebbe spiegare perché può giovare ridurre il consumo di bibite zuccherate. Queste bevande possono essere molto caloriche e chi ne abusa rischia di fare un pieno di calorie senza neanche accorgersene».
Tratto da: Corriere della Sera Salute, Antonella Sparvoli, 08 luglio 2010