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I sette parametri che predicono le malattie cardiovascolari

L’analisi di sette parametri potrebbe indicare se in futuro una persona corra il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open da un gruppo di ricerca cinese-statunitense coordinato da Xiang Gao della Pennsylvania State University (Usa), che osserva: “Nella popolazione che abbiamo studiato e, probabilmente, in tutto il mondo, ci sono molte persone che hanno una salute cardiaca subottimale o cattiva. Ma, anche se la maggior parte degli individui non raggiunge i valori ideali per tutti e sette i parametri, se si lavora per migliorare questi criteri in futuro il pericolo di malattie cardiovascolari potrebbe ancora diminuire”.

Gli scienziati hanno esaminato il modo in cui sette parametri identificati dall'American Heart Association come i principali indicatori della salute del cuore - fumo, peso corporeo, dieta, attività fisica, pressione sanguigna, livello plasmatico di colesterolo e livello di glucosio nel sangue -, fossero correlati all’evoluzione delle condizioni cardiovascolari nel corso del tempo. Per verificarlo, hanno monitorato per nove anni lo stato di salute di 74.701 cittadini cinesi, che sono stati sottoposti a esami clinici e test di laboratorio per tre volte nei primi quattro anni. Nei successivi cinque anni, i ricercatori hanno verificato l’eventuale insorgenza di cardiopatie tra i partecipanti.

A ogni parametro è stato assegnato un punteggio, che poteva essere “cattivo”, “intermedio” o “ideale”. Per esempio, fumare regolarmente è stato considerato un’abitudine “cattiva” (zero punti), aver fumato negli ultimi 12 mesi è stato classificato come “intermedio” (1 punto), mentre non aver mai fumato o aver smesso da più di un anno è stato ritenuto “ideale” (2 punti). Combinando il punteggio ottenuto da ciascun volontario in tutte e sette i parametri, gli esperti hanno ottenuto una somma complessiva definita: “punteggio di salute cardiovascolare”.

Dopo aver valutato i punteggi ottenuti dai partecipanti all’inizio dello studio e negli anni successivi, gli autori hanno identificato cinque modelli in grado di prevedere se i volontari corressero il rischio, o meno, di sviluppare una malattia cardiovascolare in futuro. Per esempio, le persone che avevano mantenuto un punteggio di salute cardiovascolare costante avevano meno probabilità di ammalarsi rispetto a quelle che non l’avevano fatto. Inoltre, il miglioramento dei sette parametri nel corso del tempo era correlato alla riduzione del rischio di soffrire di cardiopatie.

“Circa il 19% dei partecipanti è stato in grado di mantenere un alto punteggio di salute cardiovascolare nel corso dei quattro anni – spiega il professor Gao -. Abbiamo scoperto che quelle persone avevano una probabilità inferiore del 79% di sviluppare malattie cardiache in futuro, rispetto a quelle che avevano sempre ottenuto un basso punteggio di salute cardiovascolare. Abbiamo anche verificato se il miglioramento del punteggio di salute cardiovascolare nel tempo avesse influenzato il rischio di sviluppare malattie cardiache in futuro, scoprendo che il miglioramento della salute cardiovascolare complessiva nel tempo è correlato a un minor rischio di cardiopatie, anche tra le persone che all'inizio dello studio avevano ottenuto un punteggio di salute cardiovascolare basso”.

I ricercatori hanno anche verificato se un parametro potesse essere più influente degli altri. Per scoprirlo, hanno eseguito diversi test in cui ogni volta rimuovevano dall’analisi soltanto uno  dei sette parametri. Al termine dell’indagine, hanno scoperto che i diversi punteggi prevedevano il rischio futuro di cardiopatie in modi molto simili. Ciò significa, secondo gli esperti, che ogni parametro gioca un ruolo importante per la salute cardiovascolare. “Questo risultato suggerisce che un fattore non è più importante degli altri – conclude il professor Gao -. Conferma anche che questi sette parametri sono validi e che rappresentano uno strumento molto utile per elaborare una strategia diretta a prevenire le malattie cardiovascolari”.

Tratto da: ANSA, Nadia Comerci,10 giugno 2019