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Ipertensione, gli effetti dell’inquinamento atmosferico

Salute cardiovascolare a rischio a causa dello smog. L’esposizione alle polveri sottili per chi vive in aree cittadine molto trafficate si correla infatti a una maggiore incidenza di ipertensione, a livelli più alti di trigliceridi e più bassi di colesterolo ‘buono’ HDL. A pesare sarebbe anche la distanza da aree verdi, i “polmoni” delle città che generalmente inducono i residenti a svolgere attività fisica, un toccasana per l’organismo. Sono alcuni dati contenuti in una ricerca pubblicata di recente su Journal of Public Health. Gli autori hanno approfondito la relazione tra l’ambiente urbano in cui si vive e l’incidenza della pressione alta e della sindrome metabolica.

Cinque 'bandiere rosse' per la sindrome metabolica

Le malattie cardiovascolari come ictus e infarto sono tra le principali cause di mortalità nel mondo. A incrementare il rischio di queste patologie, oltre all’ipertensione, c’è la sindrome metabolica, un insieme di alcuni fattori pericolosi per vasi sanguigni e cuore: iperglicemia, elevati livelli di trigliceridi, obesità addominale (ovvero una circonferenza vita fuori misura, maggiore di 102 cm negli uomini e 88 nelle donne), bassi livelli di colesterolo HDL e pressione alta. La compresenza di almeno tre di questi cinque elementi fa configurare una diagnosi di sindrome metabolica.

L’origine di questa condizione e dell’ipertensione è multifattoriale; dal patrimonio genetico allo stile di vita all’ambiente, sono diversi gli aspetti coinvolti nella loro insorgenza. Gli autori della ricerca, tutti attivi in università della Lituania, hanno proprio indagato il ruolo dell’ambiente, in particolare gli effetti dell’inquinamento atmosferico e le caratteristiche residenziali della popolazione coinvolta nello studio.

Al centro della ricerca c’era la città di Kaunas, un grosso centro cittadino della repubblica baltica di circa 280 mila persone. I dati analizzati hanno riguardato 1354 individui di età compresa fra 35 e 64 anni.

Più spazi verdi nelle aree urbane

Respirare polveri sottili, le microparticelle dal diametro variabile che inquinano l’aria come le PM 2,5 e le PM 10, a livelli superiori alla media si correlava a una maggiore incidenza di ipertensione. La correlazione era valida per le persone che vivevano in condomini e a più di 300 metri da aree verdi. Inoltre un maggior rischio di ipertrigliceridemia si associava a livelli più alti di biossido d’azoto (un’altra sostanza inquinante) mentre bassi livelli di colesterolo HDL (una delle componenti della sindrome metabolica) sono stati individuati nei soggetti che vivevano a una distanza dalle strade principali inferiore a 100 metri.

Ecco che la configurazione delle aree residenziali assume un rilievo particolare: vivere in aree altamente popolate, costretti a respirare smog per via dell’alto traffico veicolare, lontano da spazi verdi, può insidiare il benessere cardiovascolare. I ricercatori hanno sottolineato l’impatto positivo di queste aree sulla salute del cuore: “La nostra ricerca ci porta a dire che bisognerebbe regolare il più possibile lo spazio nei condomini, migliorare l’insonorizzazione degli appartamenti e promuovere lo sviluppo di aree verdi negli edifici con molte famiglie”, ricorda l’autore principale dello studio Agn Brazien.

I risultati dello studio si affiancano a quelli di altri lavori di ricerca sugli effetti dello smog. I meccanismi per cui gli agenti inquinanti potrebbero contribuire allo sviluppo dell’ipertensione includerebbero l’infiammazione sistemica e lo stress ossidativo. L’esposizione alle polveri sottili PM 2,5 potrebbe predisporre gli individui a delle disfunzioni metaboliche. Nei condomini, inoltre, gli inquilini sono anche esposti all’inquinamento acustico, di cui si è suggerita una correlazione con lo sviluppo dell’ipertensione.

Fonte: Pixabay

Tratto da: IL Sole 24 Ore Salute, Vito Miraglia, 27 giugno 2019