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Diabete, SGLT2 inibitori proteggono contro l'insufficienza renale. Meta analisi su The Lancet

Nelle persone con diabete di tipo 2 gli inibitori del SGLT2 possono ridurre il rischio di dialisi, trapianti o morte a causa di malattie renali, secondo quanto emerge da una nuova meta-analisi appena pubblicata sulla rivista The Lancet Diabetes and Endocrinology.

Lo sviluppo dell'insufficienza renale è tra le conseguenze più importanti e temibili della malattia diabetica, con un profondo impatto sui pazienti e su chi li assiste. Attualmente si stima che oltre 3 milioni di persone in tutto il mondo ricevano un trattamento per l’insufficienza renale e si prevede che tale numero aumenti a oltre 5 milioni entro il 2035.

Gli inibitori del SGLT2 sono stati sviluppati per abbassare i livelli di glucosio nelle persone con diabete. I primi studi hanno dimostrato che hanno ridotto i livelli di proteine nelle urine, fornendo grandi speranze per la protezione questi pazienti dall'insufficienza renale. Da allora, numerosi trial clinici di grandi dimensioni sono stati progettati per valutare se questi farmaci sono in grado di prevenire infarto, ictus e malattie renali.

Meta-analisi su tre inibitori del SGLT2

I ricercatori hanno analizzato i dati di quattro studi randomizzati e controllati su oltre 38mila soggetti con diabete di tipo 2 trattati con un inibitore SGLT2 o placebo, valutando gli effetti sui principali esiti renali: il trial EMPA-REG con empagliflozin, CANVAS e CREDENCE con canagliflozin e DECLARE-TIMI 58 con dapagliflozin. L'outcome primario era un dato composito di dialisi, trapianto o morte renale.

Nel complesso 252 partecipanti hanno richiesto dialisi o trapianto o sono deceduti a causa di malattia renale, 335 hanno sviluppato una malattia renale allo stadio terminale e 943 hanno avuto un danno renale acuto.

I risultati hanno rivelato che gli inibitori del SGLT2:

• hanno ridotto del 33% il rischio composito di dialisi, trapianto o morte a causa di malattie renali,

• hanno anche ridotto il rischio di insufficienza renale del 30%, la malattia allo stadio terminale (ESRD) del 35% e il rischio di danno renale acuto del 25%.

Inoltre, sebbene i ricercatori abbiano osservato che l'effetto proporzionale degli inibitori del SGLT2 potrebbe attenuarsi con il declino della funzione renale (P per trend= 0,073), sono emerse evidenze di un beneficio in tutti i sottogruppi di eGFR, anche per i partecipanti con un eGFR al basale da 30 ml/min/1,73 m² a 45 ml/min/1,73 m².

«I due risultati più importanti sono stati una riduzione sostanziale, chiara e potente del rischio di dialisi, trapianto o morte renale, e questo è importante dal punto di vista del paziente, poiché l'insufficienza renale comporta gravi conseguenze», ha commentato l'autore principale dello studio Brendon Neuen del George Institute for Global Health. «Tuttavia, questi farmaci riducono anche il rischio di lesioni renali acute di circa un quarto. Un risultato in qualche modo sorprendente, considerate le preoccupazioni iniziali sulle possibilità che aumentassero il rischio di lesioni renali acute per via del loro meccanismo d’azione. Finora non è stato così negli studi randomizzati».

«Questi risultati confermano quelli dello studio CREDENCE, in cui canagliflozin ha dimostrato di prevenire la perdita della funzione renale e l'insufficienza renale nelle persone con diabete di tipo 2» ha aggiunto. «Gli studi in corso sulle altre molecole della classe dimostreranno definitivamente se tutti questi farmaci comportano gli stessi benefici renali, ma questi risultati forniscono un ulteriore forte supporto al ruolo chiave dell'inibizione di SGLT2 nella protezione renale per questi pazienti».

Prevenzione delle malattie renali nei diabetici

«Dopo anni di stagnazione, siamo molto vicini a un nuovo paradigma nella prevenzione e nel trattamento delle malattie renali nelle persone con diabete di tipo 2» ha scritto Richard Gilbert, professore di medicina all'Università di Toronto, in un editoriale che accompagna la pubblicazione.

Per il co-autore Meg Jardine, sempre del George Institute for Global Health, «le linee guida di pratica clinica attualmente raccomandano il trattamento con inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE) o i bloccanti del recettore dell'angiotensina (ARB) per rallentare la progressione della malattia renale nelle persone con diabete». Ma il rischio di sviluppare insufficienza renale rimane elevato e il diabete è ora la causa più comune in quanti necessitano di essere sottoposti a dialisi».

«I risultati di questa meta-analisi sono molto incoraggianti per le persone con malattia renale diabetica. Man mano che saranno disponibili più opzioni terapeutiche per arrestare la progressione della malattia, si spera che sarà sempre meno necessario ricorrere a interventi più invasivi e costosi come la dialisi e il trapianto» ha aggiunto.

Bibliografia

Neuen BL et al. SGLT2 inhibitors for the prevention of kidney failure in patients with type 2 diabetes: a systematic review and meta-analysis. Lancet Diabetes Endocrinol. 2019 Sep 5.

Tratto da: Pharmastar, Davide Cavaleri, 18 settembre 2019