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È nel sangue l'anticorpo-spia contro il cancro al pancreas

 

«Col nuovo esame diagnosi più precoci e maggiore precisione nei test»
LA SCOPERTA ALLE MOLINETTE, ANNUNCIO SU UNA RIVISTA AMERICANA DOPO 4 ANNI DI STUDI
Grazie a un anticorpo-spia, i ricercatori del dipartimento di Medicina e oncologia sperimentale delle Molinette hanno scoperto come intercettare prima il tumore del pancreas, una delle neoplasie più gravi e maligne nel mondo occidentale.
Quattro anni di studi compiuti a Torino - in collaborazione con il Sant’Elena di Roma, con l’Università di Verona, con l’Unità di Proteomica del San Raffaele di Milano e con i laboratori del Virginia Mason Hospital - dimostrano che la presenza di un determinato anticorpo nel sangue è segnale certo dell’esistenza del tumore. Una metodica notevolmente più precisa dell’attuale esame, che nel 15 per cento dei casi può dare un risultato falso-positivo.
Lo studio ha coinvolto 250 pazienti, in gran parte «arruolati» a Torino: i risultati sono stati appena pubblicati sul Journal of proteome research, e ieri si è già partiti con lo studio di un kit in grado di isolare l’anticorpo-spia.
Spiega il professor Francesco Novelli, coordinatore della ricerca transnazionale: «Nelle cellule è presente un enzima chiamato Alfaenolasi, che in caso di carcinoma del pancreas è modificato. Nella maggior parte dei pazienti scatta una risposta immunitaria che produce anticorpi specifici. Intercettando gli anticorpi, siamo in grado di certificare con certezza e più tempestivamente la presenza del tumore».
La differenza col passato è essenziale. La tecnica attuale cerca tracce del tumore nel siero di una proteina (CA 19.9) che può essere utilizzata come marcatore soltanto se il tessuto tumorale ne produce quantità rilevanti. Ma queste tracce sono comuni a molti altri tumori gastroenterici. Il metodo scoperto a Torino garantisce invece un’affidabilità del 95 per cento. «In ogni caso - anticipa il professor Novelli - ipotizziamo che le due procedure potranno essere complementari anziché contrapposte».
Una speranza in più per i 240 mila nuovi malati che ogni anno si ritrovano con una diagnosi di tumore al pancreas. «Malgrado la relativa scarsa incidenza - sottolinea la dottoressa Cappello - la mortalità resta elevata, anche perché si tratta di una forma resistente alla radio e alla chemioterapia: la sopravvivenza a cinque anni di distanza dalla scoperta della malattia non supera il 2-5 per cento dei casi. E nell’80 per cento delle situazioni la diagnosi viene fatta quando le metastasi sono già in circolo, al punto che soltanto il 15 per cento dei pazienti viene sottoposto a un intervento chirurgico». A rendere più drammatica la situazione, anche l’alto rischio di recidive dopo la terapia o un intervento.
Il nuovo kit potrebbe essere pronto nell’arco di un anno, mentre - grazie alla scoperta dell’anticorpo - sono già cominciati gli studi alla ricerca di un possibile vaccino: una ricerca, quest’ultima, coordinata dalla dottoressa Paola Cappello negli stessi laboratori del Centro di medicina sperimentale (Cerms) alle Molinette.
Tratto da: La Stampa, MARCO ACCOSSATO, 29 luglio 2010