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Il Covid-19 potrebbe favorire la comparsa del diabete autoimmune

Ci potrebbe essere un’ondata di casi di diabete di tipo 1 (il diabete autoimmune anche detto giovanile) a seguito dell’infezione da coronavirus. Lo sostengono sulla rivista Diabetes Research and Clinical Practice i diabetologi della Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli, coordinati da Katherine Esposito, Direttore dell’Unità di Programma di Diabetologia.

Il diabete di tipo 1 è una malattia caratterizzata dall’attacco delle difese immunitarie alle cellule del pancreas che producono insulina. In conseguenza di questo attacco il paziente risulta incapace di produrre insulina e per regolare lo zucchero nel sangue avrà bisogno di assumere l’ormone per tutta la vita. È una malattia complessa che poggia sia su basi genetiche (alcuni geni predispongono alla malattia), sia ambientali; anche alcuni virus (e il SARS-CoV-2 potrebbe essere tra questi) possono favorire la malattia scatenando la reazione autoimmune.

Individui che hanno già avuto delle reazioni autoimmuni a danno di altri organi, ad esempio la tiroide, potrebbero essere più a rischio di sviluppare una seconda malattia autoimmune, come appunto il diabete 1. Per questo motivo, spiega la Esposito che è anche membro della Società Italiana di Diabetologia, “riteniamo che i pazienti con pregresse patologie autoimmuni che hanno avuto il Covid dovrebbero essere monitorati periodicamente nel tempo con esame della glicemia e delle urine per vedere se sviluppano sbalzi glicemici”.

Il fatto è, spiega l’esperta, che il SARS-CoV-2 causa forte infiammazione che può danneggiare diversi organi, tra cui il pancreas e le persone con una patologia autoimmune alle spalle sono più esposte a questo tipo di danno. Per di più il SARS-CoV-2, conclude l’esperta, presenta ‘antigeni’ (le molecole che attivano il sistema immunitario a reagire contro di lui) simili a molecole presenti sulle cellule del pancreas, quindi il virus potrebbe essere di per sé un fattore scatenante per il diabete autoimmune.

Tratto da: Huffingtonpost, 30 maggio 2020