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Una dieta sana potrebbe prevenire il 70% dei decessi per malattie cardiache

Al supermercato la lista della spesa deve parlar chiaro: lasciamo sugli scaffali merendine, dolci, bevande zuccherate e facciamo spazio nel nostro carrello ad alimenti sani, come frutta, verdura, pesce e cereali. Perché la salute del cuore passa anche da una corretta alimentazione. Basta pensare, infatti, che oltre i due terzi dei decessi dovuti alle malattie cardiache, pari a circa 6 milioni di morti, potrebbero essere prevenuti con cibi salutari. A ribadirlo sono i ricercatori della Central South University, in Cina, in uno studio appena pubblicato sull'European Heart Journal - Quality of Care and Clinical Outcomes, rivista della Società Europea di Cardiologia (Esc), secondo cui una dieta malsana è il principale fattore di rischio di morte per le malattie cardiache, anche più influente di ipertensione e colesterolo alto.

La prevenzione

L'analisi rivela che diete scorrette, ipertensione e alti livelli di colesterolo nel sangue sono le tre principali cause di morte per infarto e angina, patologie che vanno sotto il nome di cardiopatie ischemiche. Per quanto riguarda l'alimentazione, consiglia l'autore dello studio Xinyao Liu, “bisognerebbe consumare quotidianamente dai 200 ai 300 milligrammi di acidi grassi omega 3. Inoltre, dovremmo assumere 200 -300 grammi di frutta, 290-430 grammi di verdura, 16-25 grammi di noci e 100-150 grammi di cereali integrali”. Per evitare milioni di decessi in tutto il mondo, quindi, si dovrebbe ridurre il consumo di alimenti trasformati, bevande zuccherate, grassi saturi, limitare le quantità di sale e zucchero, e aumentare invece l'assunzione di pesce, frutta, verdura, noci e cereali integrali. “I grassi sono al primo posto nella lista dei cattivi, seguiti dall'eccesso di sale e di carboidrati. Anche i dolci sono da assumente con estrema moderazione”, commenta Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia. È necessario, sottolinea l'esperto, far capire l'importanza di una dieta ricca di vegetali, di pesce, frutta, noci o mandorle e cereali integrali. “Frutta e verdura contengono le fibre, potassio e altri micronutrienti, come gli antiossidanti, che offrono protezione contro le malattie cardiache”, ricorda l'esperto. “Così come il pesce azzurro, che contiene acidi grassi omega-3 in grado di ridurre i trigliceridi e che ha altri effetti benefici sul cuore”.

Cardiopatie ischemiche

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno passato in rassegna i dati provenienti dal Global Burden of Disease Study del 2017, svolto in 195 paesi tra il 1990 e il 2017. Dalle analisi, è emerso che nel 2017, 126,5 milioni di persone soffrivano di cardiopatia ischemica. Sempre nello stesso anno, si sono registrati ben 10,6 milioni di nuovi casi e 8,9 milioni di decessi, pari al 16% di tutte le morti (rispetto al 12% circa nel 1990). “Questo studio dimostra innanzitutto che le malattie ischemiche del cuore, l'angina e l'infarto, rappresentano ancora oggi un grande problema e una sfida per la sanità pubblica”, commenta Indolfi. “Nel mondo, più di 125 milioni di persone vivono con una malattia ischemica cardiaca e quasi 9 milioni muoiono ogni anno per questa malattia. Questi dati impongono la necessità, anche in Italia, di implementare strategie facilmente attuabili ed efficaci di prevenzione per ridurre quelle che possono essere chiamate “morti evitabili”. Per vivere a lungo e in salute, precisa l'esperto, è necessario correggere quelli che sono i fattori di rischio che possono essere modificati. E da questo ultimo studio è emerso che al primo posto tra i fattori di rischio modificabili c'è l'alimentazione, seguita dall'aumento della pressione arteriosa e a dai livelli aumentati di colesterolo. “Il messaggio importante è che cambiare lo stile di vita, soprattutto mangiare sano, allunga la vita”, sottolinea Indolfi.

L'importanza dell'alimentazione

Nello studio, i ricercatori hanno calcolato l'impatto di 11 fattori di rischio di morte per le cardiopatie ischemiche tra cui dieta scorretta, ipertensione, alti livelli di colesterolo Ldl (“cattivo”) e glicemia, consumo di alcol e fumo, indice di massa corporea elevato, inquinamento atmosferico, disfunzione renale, esposizione al piombo e sedentarietà. Supponendo che tutti questi fattori di rischio siano rimasti invariati, i ricercatori hanno calcolato che il 69,2% dei decessi per cardiopatia ischemica nel mondo potrebbe essere prevenuto se si adottassero diete più sane. “Un'alimentazione sbagliata ricca di grassi saturi tende ad aumentare il colesterolo Ldl, che porta alla formazione di placche nelle arterie”, spiega Indolfi. “Anche i grassi insaturi, presenti negli snack dolci e salati di produzione industriale, hanno un effetto deleterio per le nostre arterie. Una dieta ricca di sale, poi, è collegata all'ipertensione, che può aumentare il rischio di malattie cardiache e ictus. Infine un eccesso di dolci e carboidrati è responsabile invece dell'obesità e del diabete”.

Gli altri fattori di rischio

Tra gli altri fattori di rischio modificabili, ossia quelli che possono essere corretti, ci sono l'ipertensione, il colesterolo, il fumo, il diabete, l'obesità, l'inquinamento atmosferico, la depressione e la sedentarietà. Dall'analisi, infatti, è emerso che il 54,4% dei decessi per cardiopatie ischemica potrebbe essere evitato se si mantenesse la pressione arteriosa sistolica a 110–115 mmHg, il 41,9% se i valori del colesterolo cattivo rimanessero nel range tra a 0,7–1,3 mmol/L, e ancora circa il 25,5% se la glicemia a digiuno fosse tra 4,8-5,4 mmol/L. “Per quanto riguarda l'attività fisica va ricordato che l'Italia è un paese di pigri e in Europa siamo agli ultimi posti nella prevalenza della sedentarietà, un dato molto allarmante visto che il 9% delle morti è attribuibile all'inattività fisica”, commenta Indolfi. Le cardiopatie ischemiche, in conclusione, sono ampiamente prevenibili con l'adozione di comportamenti più salutari. “Dobbiamo imparare a modificare le nostre abitudini alimentari, frutto anche dell'educazione e delle abitudini che viviamo nella nostra famiglia”, commenta l'esperto. “I consigli pratici riguardano soprattutto una prima fase di consapevolezza di ciò che mangiamo quotidianamente. È necessario fare la fotografia delle caratteristiche del cibo che consumiamo, magari facendo per una settimana un'indagine personale scrivendo tutto quello che si assume. Poi, servendosi dell'aiuto di un esperto, si può rimodulare il tipo di alimenti eliminando quelli sbagliati e privilegiando quelli salutari. Per i soggetti in sovrappeso o con alterazioni della glicemia, per esempio, sarà necessario ridurre i carboidrati (la pasta e il pane) ed eliminare i dolci”. La quantità delle porzioni è un altro elemento da tenere sempre in considerazione. “Ad esempio la frutta sicuramente fa bene, ma un suo eccesso è sconsigliabile, soprattutto nei soggetti obesi o diabetici”, conclude Indolfi.

Tratto da: La Repubblica Salute, 23 ottobre 2020