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Attenzione alla pressione alta. Anche un lieve aumento prima dei 50 anni può danneggiare il cervello

Ictus, demenza, depressione, declino cognitivo. Sono i possibili danni al cervello dovuti all’invecchiamento. Per prevenirli bisogna mantenere la pressione sanguigna sotto controllo già a partire dai 50 anni di età. È quanto suggerisce uno studio appena pubblicato sull’European Heart Journal che dimostra l’esistenza di un’associazione tra livelli elevati di pressione arteriosa negli uomini e nelle donne di mezza età e danni cerebrali negli anni successivi. I valori più indicativi del rischio di alterazioni del cervello sono quelli della cosiddetta “minima”, la pressione diastolica, quella registrata tra un battito del cuore e il successivo. Valori alti, anche se ancora all’interno del range considerato normale, aumentano le probabilità di andare incontro a qualche disfunzione cerebrale dieci o vent’anni più tardi.

Lo studio ha coinvolto 37mila partecipanti tra i 40 e i 69 anni. L’attenzione dei ricercatori si è concentrata su un parametro indicativo del danno al cervello facilmente individuabile con la risonanza magnetica. Si tratta della iperintensità della materia bianca (white matter hyperintensities, WMH) un elemento che indica danni ai piccoli vasi sanguigni del cervello e che è associato a un aumento del rischio di ictus, demenza, disabilità, depressione e declino cognitivo.

Gli scienziati hanno osservato che valori più elevati di iperintensità della sostanza bianca erano associati ai contemporanei valori alti della pressione sistolica. Nel gruppo di persone anziane con i valori più elevati di Wmh, il 24 per cento dell’anomalia poteva essere attribuito a una pressione sistolica superiore a 120mmHg, mentre il 7 per cento a una pressione diastolica superiore a 70mmHg. Ma i ricercatori hanno scoperto che esiste un’associazione ancora più evidente tra i valori di Wmh in età avanzata e i livelli di pressione diastolica registrati prima dei 50 anni. Le persone che avevano sofferto di pressione alta durante l’età di mezzo avevano maggiori probabilità di mostrare segni di iperintensità della materia bianca invecchiando. L’associazione si manteneva consistente anche per valori pressori inferiori alla soglia massima (140 per la sistolica, 90 per la diastolica). Secondo i calcoli degli scienziati a ogni aumento di 10mmHg della pressione sistolica sopra la soglia massima, l’iperintensità della materia bianca aumenta di 1, 26 volte. Per ogni aumento di 5mmHg della pressione diastolica si ha un aumento di 1,1 volte dell’iperintensità della materia bianca.

Lo studio quindi giunge a due conclusioni. La prima dimostra che esiste un’associazione tra la pressione sanguigna diastolica nelle persone di 40 e 50 anni e i danni cerebrali negli anni successivi. La seconda suggerisce che qualsiasi aumento della pressione sanguigna oltre il range normale, anche se non ancora a livelli patologici che richiedono il ricorso ai farmaci, è associato a una maggiore quantità di iperintensità della sostanza bianca. «Ciò suggerisce che anche una pressione sanguigna leggermente elevata prima di rientrare nei parametri per il trattamento dell'ipertensione abbia un effetto dannoso sul tessuto cerebrale. Molte persone potrebbero pensare all'ipertensione e all'ictus come malattie delle persone anziane, ma i nostri risultati suggeriscono che se vogliamo mantenere un cervello sano nei nostri sessanta e settant’anni dovremmo assicurarci che la nostra pressione sanguigna, compresa la pressione diastolica, rimanga entro un intervallo salutare ad un’età tra i 40 e i 50 anni», commenta Karolina Wartolowska, del Centre for Prevention of Stroke and Dementia, dell’Università di Oxford a capo dello studio.

Tratto Da: Healthdesk, 21 dicembre 2020