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Diabete: attenzione all’ipertensione notturna

In condizioni normali la pressione sanguigna si abbassa durante il sonno. Se però sale, il rischio di morte prematura aumenta di più del doppio.

Non dovrebbe succedere mai, ma l’aumento della pressione di notte è più pericoloso che di giorno. Vale per tutti, ma vale soprattutto per le persone diabete di tipo 1 o 2 che, in caso di ipertensione durante il sonno, raddoppiano il rischio di morte prematura. Lo dicono i dati di uno studio italiano durato 21 anni appena presentati al meeting annuale dell’American Heart Association dedicato all’ipertensione.

In condizioni normali la pressione sanguigna durante il sonno è più bassa di quella registrata durante il giorno. Il fenomeno è chiamato “dipping”. In linguaggio specialistico i pazienti che non sperimentano un abbassamento della pressione sistolica notturna si chiamano “non-dipper” e quelli che subiscono addirittura un innalzamento della pressione vengono definiti “reverse-dipper”.

In parte, i danni dell’ipertensione notturna per i non-dipper e i reverse-dipper con diabete 1 e 2 erano già noti. Se la pressione non si abbassa durante il sonno i pazienti hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie renali e cardiovascolari.

Non era però chiaro finora l’impatto del mancato abbassamento della pressione notturna sulla mortalità.

Uno studio dell’Università di Pisa ha colmato la lacuna. I ricercatori hanno seguito 349 adulti, di cui 284 con diabete 2 e 65 con diabete 1, per 21 anni a partire dal 1999. L’82 per cento del campione soffriva di ipertensione e il 73 per cento non riusciva a tenere sotto controllo i valori della massima e della minima nonostante l’assunzione regolare di farmaci. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un monitoraggio della pressione 24 ore su 24 e in base ai risultati sono stati divisi in tre gruppi: quello dei “dipper” in cui la pressione scende del 10 per cento o più durante la notte rispetto al giorno, quello dei “non dipper” in cui la pressione non scende affatto o scende meno del 10 per cento e quello dei “reverse-dipper” in cui la pressione sale dello 0,1 per cento o più rispetto al giorno. La metà del campione apparteneva al secondo gruppo e il 20 per cento al terzo.

Ebbene, quasi un terzo dei reverse-dipper aveva sviluppato una neuropatia autonomica cardiaca, una grave condizione caratterizzata da un danno ai nervi del cuore, rispetto all’11 per cento dei non-dipper aumentando così il rischio di morte per un evento cardiovascolare. Rispetto ai dipper, i reverse-dipper avevano una sopravvivenza inferiore di 2,5 anni in media e i non dipper di 1,1 anni.

Nel gruppo dei pazienti che registravano un innalzamento dei valori della pressione sistolica notturna si è osservato un aumento di oltre due volte del rischio di morte per tutte le cause rispetto a coloro che sperimentavano il fisiologico abbassamento della pressione durante il sonno. In confronto a chi manteneva la pressione allo stesso livello di notte e di giorno, i partecipanti che soffrivano di ipertensione notturna andavano incontro a un aumento del rischio di morte prematura di 1,9 volte con una riduzione della sopravvivenza media di 1,2 anni. Non è invece emersa alcuna differenza significativa nel rischio di mortalità tra dipper e non dipper.

«Il nostro studio mostra che 1 persona su 10 con diabete di tipo 1 o di tipo 2 potrebbe essere un reveres dipper e che questa condizione probabilmente aumenta di più del doppio il rischio di morte per qualsiasi causa nell'arco di 21 anni, indipendentemente dal controllo della pressione sanguigna.  È importante che gli operatori sanitari monitorino le anomalie nell’abbassamento della pressione sanguigna nelle persone con diabete di tipo 1 o di tipo 2», ha dichiarato Martina Chiriacò, ricercatrice dell’Università di Pisa a capo dello studio. Gli autori dello studio sostengono la necessità di sottoporre tutti i pazienti con diabete a uno screening della pressione arteriosa per valutare eventuali discrepanze tra i valori diurni e quelli notturni e prevenire in questo modo problemi di salute che possono accorciare la vita dei pazienti.

«Il nostro studio mostra che 1 persona su 10 con diabete di tipo 1 o di tipo 2 potrebbe essere un reveres dipper e che questa condizione probabilmente aumenta di più del doppio il rischio di morte per qualsiasi causa nell'arco di 21 anni, indipendentemente dal controllo della pressione sanguigna.  È importante che gli operatori sanitari monitorino le anomalie nell’abbassamento della pressione sanguigna nelle persone con diabete di tipo 1 o di tipo 2», ha dichiarato Martina Chiriacò, ricercatrice dell’Università di Pisa a capo dello studio. Gli autori dello studio sostengono la necessità di sottoporre tutti i pazienti con diabete a uno screening della pressione arteriosa per valutare eventuali discrepanze tra i valori diurni e quelli notturni e prevenire in questo modo problemi di salute che possono accorciare la vita dei pazienti.

Tratto da: Healthdesk, 21 ottobre 2021