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C.F. 98152160176

Vince il concorso da capostazione, ma Rfi non la vuole perché diabetica: "Il giudice mi ha dato ragione"

Chiara Ibatici, 30 anni, ha fatto causa alle Ferrovie che la ritenevano "inidonea all'impiego perchè malata di diabete scompensato".  Ma indossa un microinfusore e la malattia è perfettamente controllata.

Lei, commessa a Genova, da tempo sognava il cambiamento. Che è arrivato nel dicembre 2019. Chiara Ibatici, allora 29enne, ha colto al volo l'occasione apparsa sul sito web di Rfi (Rete ferroviaria italiana): un concorso per il posto di capostazione nell'ambito della regione Liguria. Chiara, che in passato aveva frequentato il liceo classico e poi si era laureata, ha deciso di cogliere quella chance rimettendosi in gioco. E il fatto di essere diabetica da quando aveva 16 anni, non era certo un problema. Ma di lì a poco avrebbe capito che lo sarebbe stato per Ferrovie, che al termine di una serie di visiste ed esami, l'ha dichiarata inidonea alla nuova mansione. Uno schiaffo morale che la donna ha deciso di respingere al mittente. Riuscendo, alla fine, a vincere la sua battaglia: il 14 marzo il giudice del lavoro di Genova, Margherita Bossi, ha dato ragione a Chiara Ibatici sentenziando che quella di Rfi è stata "una condotta di natura discriminatoria". E quindi le ha aperto la strada al nuovo lavoro, che ora sta aspettando di iniziare.

Il bando di concorso

Chiara Ibatici, che ora ha 30 anni, laurea in Storia dell'arte in tasca e un impiego da commessa in un negozio di oculistica a Genova, voleva fare il salto di qualità. Il fatto di essere diabetica (è iscritta all'Adg - Associazione diabetici Genova) per lei non era un ostacolo. Ne parla, insieme al suo avvocato, Michele Nannei, pure diabetico e consigliere nazionale Fand (Associazione italiana diabetici), che l'ha seguita in questa avventura insieme alla collega Tiziana Blengino.

"All'epoca, parlo del dicembre 2019, vidi su Internet l'annuncio sul sito di Rete ferroviaria italiana, controllata del gruppo Fs, che aveva bandito una selezione per capostazione nell'area ligure - spiega Ibatici sostenuta dal legale - . Quindi decisi di partecipare. E mi sottoposi a una verifica dei requisiti necessari, compresi quelli di stampo strettamente medico, come acutezza visiva e capacità uditiva, caratteristiche che vengono richieste per assolvere alla quasi totalità dei compiti".

Prove superate, poi l'ostacolo

Prove che Chiara riuscì a superare brillantemente. "Le affrontai nel 2020 e andarono tutte a buon fine, compresa quella pratica - conferma la donna - . Mancava solo la visita quando, però, arrivò il primo problema: mi venne chiesto come mai avessi il diabete, come se fosse una colpa. Fra l'altro la domanda era inopportuna anche perché i miei valori erano perfetti, equiparabili a quelli di una persona sana. Questo mi ha fatto scattare un moto di rabbia".

Da quel momento lo scenario è cambiato? Per le Ferrovie Chiara "non era idonea al lavoro di capostazione perché aveva un diabete scompensato". In sostanza, secondo l'azienda pubblica si curava male, e il protrarsi di quella condizione di scompenso avrebbe potuto rappresentare l'inizio di malattie più gravi: cardiache, renali, circolatorie.

In cura al Gaslini di Genova

"Invece ero perfettamente consapevole del contrario - prosegue Ibatici - . Il mio diabete non era affatto scompensato. Ero in cura all'Istituto Gaslini di Genova fin da quando avevo 16 anni. Inoltre uso un sistema ultra moderno che dosa e somministra l'insulina a seconda delle necessità del momento, quindi in grado di imitare alla perfezione le funzioni del pancreas. Faccio una vita normalissima: ho la patente, sono istruttrice in una palestra, lavoro come fanno molti. Proprio per questo mi ha stupito e irritato la presa di posizione di Rfi".

Alla prima visita, con esito negativo, ne è seguita un'altra, nel settembre 2020. E ha confermato la diagnosi: diabete scompensato. A quel punto, tramite l'Associazione diabetici di Genova, la donna si è rivolta all'avvocato Nannei.

La vertenza legale

"Ci siamo trovati a combattere insieme - conferma il legale - . Rfi sosteneva che la propria posizione fosse riconducibile a ragioni di sicurezza. E inizialmente la mia cliente ha pure proposto una soluzione transattiva, anche con l'offerta di un posto di lavoro diverso. Ma non è arrivata nessuna risposta, neppure un'offerta di tipo economico".

La vicenda giudiziaria, iniziata nel gennaio 2021, si è protratta per oltre un anno. "È stata eseguita una perizia molto dettagliata - sottolinea Nannei - . Il professor Traversa, tecnico indicato dal giudice, ha accertato che Chiara Ibatici è perfettamente adatatta a svolgere il ruolo di capostazione. Anzi, avrebbe potuto prendere anche il brevetto di pilota d'aereo".

"Al giudice ho chiesto di accertare e dichiarare che la mia cliente era stata vittima di discriminazione in ragione del suo stato di handicap, il diabete appunto - aggiunge Nannei - . E ho chiesto pure di disporre e ordinare la rimozione dell'atto discriminatorio, il provvedimento del 3/9/2020 attestante la inidoneità fisica alla mansione di Capostazione, di disporre la pubblicazione della sentenza su uno o più quotidiani a tiratura nazionale e di condannare Rfi al risarcimento del danno. Fondamentale è stato il fatto che Ibatici non abbia negato di essere affetta da diabete, e abbia sostenuto, tuttavia, che le sue condizioni cliniche non sono ostative allo svolgimento delle mansioni di capostazione".

L'ordinanza del giudice

L'ordinanza del giudice del lavoro di Genova, emessa il 14 marzo, pone  l'accento soprattutto su un fatto. "Sostiene che una dirigente di traffico ferroviario o capostazione, anche se indossa un microinfusore di insulina, o deve ogni tanto controllarsi la glicemia, di sicuro non è impedita nello svolgimento al meglio del proprio lavoro - conclude il legale - . Ed è un grande orgoglio, per tre motivi.

"In primo luogo abbiamo dimostrato che le persone diabetiche non devono e non possono essere discriminate anche da enti importanti come Rsi. Inoltre si è provato che se i diabetici sono ben curati possono svolgere qualunque compito. Infine abbiamo sostenuto la necessità che si debbano avere sempre più a disposizione sistemi moderni, micro infusori che consentano di rilevare in continuazione i valori della glicemia e individuare in tempo reale quanta insulina iniettare stabilizzando il paziente diabetico".

Tratto da: La Repubblica Salute, Donatella Zorzetto, 21 marzo 2022