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Parodontite e diabete, legame e prevenzione

La relazione è bidirezionale: la parodontite aumenta il rischio di diabete e prediabete

La Parodontite è una patologia caratterizzata dalla perdita dei tessuti di supporto del dente: gengiva, osso alveolare, cemento radicolare e legamento parodontale. Ha carattere progressivo e, se non trattata, può determinare la perdita dei denti.

È la malattia infiammatoria non trasmissibile più diffusa nell’uomo con una prevalenza del 50% per le forme di stadio I e II e del 10% per le forme più gravi di stadio III e IV (è considerata la sesta patologia più diffusa al mondo). Nello stadio I il coinvolgimento del parodonto è limitato alla porzione coronale, mentre nello stadio IV coinvolge il terzo apicale dei denti, causando perdita dentale, spostamento, mobilità dei denti residui e riduzione/perdita della funzione masticatoria. Al contrario della carie, con la parodontite si perde non solo il dente ma anche i tessuti circostanti ad esso.

I batteri parodontopatogeni della placca batterica sono i suoi principali agenti causali: la placca batterica è il biofilm che si forma fisiologicamente nel cavo orale. Questa, se non rimossa efficacemente con le manovre d’igiene orale domiciliare, tende a “maturare” selezionando una popolazione batterica Gram negativa, anaerobia e ricca di parodontopatogeni. L’accumulo di placca determina sempre “in primis” una gengivite che, in alcuni soggetti, può divenire parodontite, per l’insorgere di un’infiammazione cronica e per la distruzione dei tessuti di supporto dentale, fra cui l’osso alveolare.

Questo succede nei soggetti che hanno una suscettibilità iperinfiammatoria dei tessuti gengivali che può essere innata o acquisita: quella acquisita è solitamente espressione di altre patologie (diabete, obesità, ipercolesterolemia, sindrome metabolica) e/o di stili di vita insalubri quali il fumo, l’abuso di alcool ed un alto livello di stress. Nelle popolazioni occidentali la prevalenza sopra i 35 anni è del 47%, e supera il 60% negli over 65. La parodontite può rimanere a lungo asintomatica e il sanguinamento gengivale è il primo segno di malattia. Questo però è condiviso con la gengivite e quindi si rende necessario porre diagnosi differenziale.

È possibile sospettare la presenza di parodontite qualora il paziente abbia un’anamnesi positiva anche per i seguenti sintomi: recessione gengivale, alitosi o alterazioni dell’alito, gonfiore o fastidio gengivale, ipersensibilità dentinale, mobilità o spostamento dentale. L’associazione tra il diabete e la parodontite è stata molto studiata ed è costantemente emerso come il diabete si associ ad un aumento, sia di prevalenza che di gravità della parodontite. Il rischio per un soggetto diabetico di ammalarsi di parodontite è stimato essere da due a tre volte maggiore con peggiori risultati clinici conseguenti a terapia parodontale rispetto a quelli di un soggetto non diabetico.

La relazione è però bidirezionale: la parodontite aumenta il rischio di diabete e prediabete ed è associata a livelli serici significativamente più elevati di HbA1c sia nelle persone senza diabete che in quelle con diabete. Recentemente, sono stati resi pubblici dei dati che indicano come la parodontite possa costituire un fattore concomitante per l’insorgenza del diabete di tipo 2, a causa della immissione in circolo di citochine pro-infiammatorie che inducono insulino-resistenza.

È stato riportato che la presenza contemporanea di parodontite e diabete in pazienti con insufficienza renale cronica aumenta il rischio di mortalità per tutte le cause del 23% e di mortalità cardiovascolare del 16%. Gli odontoiatri hanno quindi la possibilità di offrire importanti potenzialità in campo preventivo. Sono, infatti, gli specialisti più frequentemente consultati dai nostri concittadini, operano in un ambito favorevole allo sviluppo di una duratura comunicazione con i pazienti e posseggono esperienza nella trasmissione di informazioni sui fattori di rischio delle malattie dento-parodontali e delle mucose orali.

È stata proposta dalle Società Scientifiche SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia), SID (Società Italiana Diabetologia), AMD (Associazione Medici Diabetologi) una metodologia di lavoro condivisa con un approccio denominato di “contrasto al rischio comune”, affinché i pazienti diabetici possano essere correttamente avvisati del rischio di parodontite così come quelli affetti da malattia paradontale siano messi al corrente del rischio di sviluppare diabete. Questo approccio ha l’intento di portare alla riduzione delle forme gravi sia di diabete che di parodontite e di prevenire l’evoluzione e, se possibile, l’insorgenza delle due malattie rendendo più facili la loro diagnosi precoce permettendo di indirizzare il paziente a terapie più tempestive.

Questo è fondamentale non solo per il diabete ma anche per la parodontite che è trattabile in modo molto efficace se la diagnosi è posta prima della distruzione di gran parte del legamento alveolo-dentale. Per concludere, da odontoiatra, ricordo che esiste un decalogo di igiene orale domiciliare in caso di diabete scaricabile dal sito www.sidp.it perché la prevenzione è, in questo caso più che mai, meglio della cura.

Tratto da: Varesenoi, Tullia Franzetti Odontoiatra, 06 settembre 2022