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Dalle nuove cure benefici clinici ed economici

Rispetto alle terapie tradizionali l’utilizzo delle più moderne terapie per il trattamento del diabete di tipo 2 riducono fino al 37% il rischio di morte e pericolosi eventi cardiovascolari come ictus, scompenso cardiaco e infarto e presentano un profilo di costo-efficacia più favorevole.

È quanto ha evidenziato EFFICIENT (Effectiveness and cost-effectiveness profiles of healthcare pathways in type 2 diabetes mellitus: a real-life investigation through Italy), uno studio osservazionale retrospettivo sui database amministrativi di due Regioni (Lombardia e Sicilia) e 40.959 persone seguite tra il 2015 e il 2020. I risultati sono stati presentati a Roma il 13 dicembre scorso in un seminario promosso da Dephaforum.

Il diabete ha «un forte impatto sull’intera collettività in quanto ha una prevalenza pari all’oltre il 6% dell’intera popolazione italiana» sostiene Francesco Saverio Mennini, presidente della Società italiana di Health technology assessment (Sihta). Uno studio recente dell'EEHTA-Ceis dell’Università di Roma Tor Vergata ha stimato che nel nostro Paese i costi diretti per il diabete siano intorno agli 9 miliardi di euro a cui vanno aggiunti i costi sociosanitari per gli effetti indiretti. In totale sono oltre 20 miliardi di euro all’anno. In quest’ottica i nuovi agenti antidiabete messi in commercio negli ultimi anni e un incremento dell’attività di monitoraggio «rappresentano una risorsa per il paziente e l’intera collettività – aggiunge Mennini - riducendo l’impatto delle comorbidità e della stessa patologia, e portando il sistema sanitario nazionale a risparmiare circa un miliardo di euro ogni anno».

«Il diabete è una delle cronicità più diffuse e frequenti nei Paesi occidentali» ricorda Agostino Consoli, Past President della Società italiana di diabetologia: «In Italia i pazienti sono oltre 3,7 milioni di cui la stragrande maggioranza sono affetti dal diabete mellito tipo 2. Si tratta di una patologia significativamente associata alle malattie cardiovascolari e che rappresenta un fattore di rischio importante per lo scompenso cardiaco. Si calcola poi che circa il 40% dei malati sia colpito da malattia renale cronica ed esistono altre possibili complicanze, tra cui la retinopatia».

I risultati dello studio EFFICIENT «sono estremamente interessanti – sostiene Matteo Franchi, dell’Università Bicocca di Milano, responsabile dell’analisi dei dati - e dimostrano chiaramente che, rispetto alle terapie tradizionali a base di sulfanilurea e glinidi, l’uso dei farmaci innovativi comporta un vantaggio per i pazienti riducendone il rischio di decesso e ospedalizzazione per eventi cardiovascolari maggiori compreso tra il 25% e il 36%. Inoltre – conclude - il maggior costo dei farmaci innovativi risulta compensato dalla riduzione della spesa per ospedalizzazione, comportando in tal modo una riduzione totale dei costi sostenuti dal servizio sanitario».

Tratto da: Healthdesk, 19 dicembre 2022