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Colesterolo, perché è un nemico per tutti. Ma soprattutto per le donne

Il cuore si può salvare. Evitando fumo e sovrappeso, ma soprattutto controllando i livelli di colesterolo cattivo, l'Ldl. La dieta non basta: non riesce a ridurlo più del 10%.

Fumo, sovrappeso, ipertensione, e soprattutto colesterolo "cattivo" alto sono i principali fattori di rischio cardiovascolare. Ma si può intervenire. Ne soffre quasi una persona adulta su dieci in Italia. Sono la prima causa di ricovero ospedaliero e la prima causa di morte al mondo.

Le malattie cardiovascolari si possono prevenire

Le malattie cardiovascolari, insomma, sono un problema sanitario e sociale che non può essere ignorato. Rispetto ad altre patologie croniche e degenerative, tuttavia, sono in larga misura prevenibili. Come? Conoscendo i fattori di rischio e agendo tempestivamente su quelli modificabili per mantenere in salute vasi sanguigni e cuore, per abbassare le probabilità dei cosiddetti "eventi maggiori", cioè infarti e ictus che sono responsabili del 36% dei decessi totali e di disabilità anche importanti tra i sopravvissuti.

"Dai 40 anni per gli uomini e da dopo la menopausa per le donne, a tutte le persone apparentemente sane, cioè senza storia di malattia pregressa, è consigliata una valutazione del rischio cardiovascolare", spiega Furio Colivicchi, presidente dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco). Si tratta di applicare un algoritmo (come quello del Progetto Cuore dell'Istituto superiore di sanità) che calcola le probabilità di andare incontro a un evento maggiore nei 10 anni successivi alla misurazione e, in base all'esito - che può essere rischio basso, moderato, elevato o molto elevato - definire insieme al proprio medico un obiettivo clinico da perseguire attraverso una terapia personalizzata.

Come funziona l'algoritmo che calcola il rischio

Tra i parametri richiesti dall'algoritmo ci sono età, abitudine al fumo, valori di pressione arteriosa, di funzionalità renale e livello di trigliceridi. Ma l'indicatore davvero discriminante è la concentrazione di colesterolo nel sangue. "Sappiamo che il fumo, compreso quello delle sigarette elettroniche, una dieta scorretta e la sedentarietà predispongono allo sviluppo di problemi circolatori, che valori di pressione arteriosa che superano i 140/90 millimetri di mercurio danneggiano vasi e cuore", precisa l'esperto: "Sono fattori di rischio importanti, ma è il livello elevato di colesterolo, e in particolare di lipoproteine a bassa densità (Ldl) a essere la causa principale della malattia cardiovascolare".

Il colesterolo Ldl e l'aterosclerosi

Il colesterolo Ldl (il cosiddetto "colesterolo cattivo") in eccesso, infatti, si deposita sulle pareti dei vasi sanguigni, le infiltra e origina infiammazione, un fenomeno chiamato aterosclerosi che nel corso del tempo restringe il lume dei vasi ostacolando il flusso di sangue ai tessuti e predispone alla formazione di trombi.

L'infarto e l'ictus sono le estreme manifestazioni di questa patologia, quando il flusso di sangue attraverso un vaso (rispettivamente una coronaria e un'arteria cerebrale) si interrompe del tutto.

I limiti massimi

"Nella popolazione adulta generale i livelli di colesterolo Ldl non dovrebbero superare i 116 milligrammi per decilitro di sangue, mentre per le persone che hanno già avuto un evento cardiovascolare la soglia è quella dei 55 mg/dL, o anche più bassa se il rischio di una recidiva è molto elevato", specifica Colivicchi. A seconda del caso, dunque, si disegna una terapia personalizzata con lo scopo di abbassare i livelli di colesterolo Ldl.

Quanto conta l'alimentazione

"La dieta da sola nella maggior parte dei casi non è sufficiente a raggiungere l'obiettivo terapeutico, perché non riesce a ridurre i livelli di colesterolo oltre il 10-11%. Sono invece le terapie farmacologiche ipolipemizzanti a fare la differenza", aggiunge l'esperto.

A disposizione dei clinici ci sono strumenti efficaci e sicuri: statine, ezetimibe e farmaci biologici hanno dimostrato di essere in grado di ridurre i livelli di colesterolo Ldl, e di ridurre così il rischio di incorrere in un evento maggiore o in una recidiva. "Tuttavia, c'è ancora da lavorare sulla riduzione del rischio residuo", conclude Colivicchi.

Ipotesi Lipoproteina

"Nonostante tutti gli sforzi, una parte delle persone che sopravvivono a un infarto o a un ictus andrà comunque incontro a un altro evento cardiovascolare. Si pensa che una responsabile possa essere la Lipoproteina (a), una componente del colesterolo ancora poco conosciuta, che non viene ridotta dagli attuali interventi farmacologici e che per questo è oggetto di studio come target di futuri farmaci biologici già in sviluppo".

Le donne rischiano di più

Il rischio cardiovascolare non è lo stesso per gli uomini e per le donne. Le donne, in genere, fino alla menopausa sono protette dall'azione degli ormoni, mentre per gli uomini si consiglia di iniziare i controlli compiuti i 40 anni. Dalla menopausa in poi, però, il rischio sale anche nelle donne fino a equipararsi a quello maschile dopo i 65 anni. Addirittura, "la mortalità nelle donne diventa superiore a quella negli uomini", precisa Furio Colivicchi.

I fattori sono diversi, dalla tendenza delle donne a trascurarsi alle diverse manifestazioni degli eventi cardiovascolari, che possono non venir compresi e ritardare gli interventi salvavita. "Durante un infarto, per esempio, una donna può non percepire il dolore opprimente tipico del maschio, ma avere affanno".

Un'altra differenza si rileva nelle terapie preventive: "Sebbene le statine riducano il colesterolo Ldl in modo simile, le donne sperimentano gli effetti collaterali più di frequente rispetto agli uomini. Non è così per gli anticorpi monoclonali, che infatti nelle donne trovano maggiori possibilità di impiego".

Tratto da: Repubblica Salute, Mara Magistroni, 04 gennaio 2023