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Ulcere cutanee

 

Roma - Soffrono di ulcere cutanee 2 milioni di italiani, il 50% dei quali in maniera invalidante. Circa 30.000 sono bambini. In pericolo la fascia più debole della popolazione italiana: 3/4 degli affetti non possono permettersi le cure perchè troppo care.
Catania ospita presso il Centro Congressi Le Ciminiere dal 15 al 18 settembre la nona edizione del Convegno Nazionale AIUC- Associazione Italiana Ulcere Cutanee, per fare il punto sulla situazione di una patologia in forte crescita. Nel 50% dei casi il paziente va incontro a complicanze invalidanti.
Il costo medio delle terapie è di 300 euro/mese e cresce in relazione alle dimensioni della lesione. Nel 75% dei casi il paziente non può affrontare i costi delle terapie necessarie.
La cura delle ferite difficili rappresenta una delle prestazioni sanitarie più costose in assoluto: 1 miliardo di euro gravano sul Servizio Sanitario Nazionale ogni anno e rappresentano il solo costo ospedaliero al quale vanno sommati i costi indiretti, pari a 460 mila giornate lavorative perse dai malati e dai loro famigliari. È significativo che solo il 12% dei pazienti sia seguito in ospedale, il 35% nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, il 17% nelle Case Protette.
In Italia non esistono reti o percorsi integrati tra territorio e ospedale a garanzia della continuità assistenziale.
L'assenza di idonei livelli di organizzazione nella risposta assistenziale comporta la non equità delle cure, una scarsa accessibilità ai trattamenti, ritardo nella diagnosi e nella terapia, l'incremento dei costi diretti per l'insorgenza di complicanze, e dei costi indiretti per la perdita della capacità produttiva da parte del paziente e/o dei familiari.
Le ulcere cutanee sono ferite difficili, senza una spontanea tendenza alla cicatrizzazione, causate da oltre 100 patologie; le più comuni sono il diabete, le malattie vascolari e tutte quelle disfunzioni che costringono il paziente a letto.
Le forme più comuni sono l'ulcera venosa che interessa il 75% di quelle dell'arto inferiore; da piede diabetico che porta all'amputazione in una percentuale del 15% dei casi; da decubito, che colpisce per lo più gli anziani, causata da immobilità e malnutrizione, malnutrizione dovuta a un basso reddito e gravato da ulteriori spese per le cure non rimborsate dal SSN; vascolare arteriosa, provocata principalmente dall'arteriosclerosi e dal fumo, che può degenerare nella perdita degli arti.
L'amputazione è la conseguenza più rilevante di un'ulcera del piede aggravatasi nel tempo.
In Italia 6.500 sono le amputazioni maggiori (amputazione sopra la caviglia) che vengono effettuate ogni anno per cause vascolari (Ministero della Salute- Dati ricavati dalle SDO) mentre sono 3.500 le amputazioni minori che coinvolgono le dita, il piede e avampiede. In tutto 10.000 amputazioni ogni anno. Dal 1999 al 2008 in Italia le amputazioni per cause vascolari restano costanti (10.000 all'anno) nonostante i vari Piani Sanitari Nazionali, ivi compreso quello del 2010/2012, prevedano come obiettivo una drastica riduzione delle amputazioni. L'obiettivo è assai lontano dall'essere raggiunto.
Le ulcere cutanee, spesso considerate una malattia a sè stante sono invece, nella grande maggioranza dei casi, secondarie al diabete e a quelle patologie che causano l'immobilità e costringono il paziente a letto. Questo motivo e la carenza di centri dedicati portano alla dispersione dei malati e spesso a veri e propri “pellegrinaggi” tra diverse realtà, nella speranza di incappare in quella in grado di risolvere il problema.
Non esistono, infatti, spiega ancora l'Aiuc, centri di eccellenza così come non esiste una vera e propria figura specialistica: si tratta di medici ed infermieri che, attraverso percorsi individuali, tendono ad approfondire la materia. Significativo che il 2009 sia stato il primo anno in cui sono stati licenziati i primi masterizzati nel settore presso le Università di Torino, Modena e Firenze.
Tratto da: ASCA, 15 settembre 2010