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Innovazione tecnologica nella gestione del diabete

Nel Quaderno di QS le raccomandazioni degli esperti per “rivoluzionare” la presa in carico sul territorio

Nel documento, elaborato da un gruppo di esperti e raccolto in un nuovo Quaderno di QS dedicato, una vera e propria road-map per migliorare in maniera diffusa sul territorio, con l'ausilio delle nuove tecnologie, la governance di una delle patologie più rappresentative e diffuse nel complesso mondo delle cronicità.

Le nuove tecnologie consentono la valorizzazione della relazione medico – paziente, il superamento delle dinamiche e dei fattori che limitano l’accettazione della malattia, l’abbattimento della frammentazione di esami e visite specialistiche, lo snellimento delle liste di attesa nonché la riduzione dei costi diretti e indiretti della patologia.

Sono queste alcune delle conclusioni a cui è giunto un gruppo di esperti che, nell’ambito di un progetto di approfondimento realizzato da Sics – Società Italiana di Comunicazione Scientifica e Sanitaria e sostenuto incondizionatamente da Roche, si sono riuniti per alcuni mesi per approfondire e condividere le prospettive che l’introduzione diffusa delle nuove tecnologie per la gestione del Diabete potrebbe avere in tutto l’ecosistema della presa in carico delle persone affette e delle loro famiglie o caregiver.

Il risultato di questo lavoro è stato raccolto nel Quaderno di Quotidiano Sanità dedicato, appunto, all’Innovazione tecnologica nella gestione del Diabete che si propone non soltanto come spunto di riflessione per tutti i professionisti coinvolti ma anche come una vera e propria road-map per migliorare in maniera diffusa sul territorio la governance di una delle patologie più rappresentative e diffuse nel complesso mondo delle cronicità.

Il Board di esperti è stato composto da Riccardo Candido, Professore Associato di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Trieste e Responsabile del Centro Diabetologico per l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Giuliano Isontina; Concetta Irace, Professore Ordinario dell’Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; Paola Pisanti, già presidente e coordinatore della commissione nazionale Diabete e Cronicità; Paola Ponzani, Responsabile SSD Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL4 Chiavarese Regione Liguria, Nicola Provenza, già Deputato XVIII Legislatura, medico con specializzazione in gastroenterologia e endoscopia digestiva e Antonietta Maria Scarpitta, Dirigente Medico presso l’UOC Diabetologia e Malattie del Ricambio - P.O. Paolo Borsellino di Marsala.

In Italia in base ai dati Istat, nel 2020 si stimava una prevalenza del diabete pari al 5,9% - che corrisponde a circa 3,5 milioni di persone con diabete - con trend in lento e progressivo aumento rispetto alla penultima rilevazione del 2016 (3,2 milioni di persone). La prevalenza della malattia è fortemente correlata con l’età: è il 21% delle persone con più di 75 anni e circa il 70% di quello con oltre 65 anni è affetto da diabete. Nel 2020 la spesa pro-capite è stata pari a 18,36 euro in aumento dell’8,7% rispetto all’anno precedente, mentre per il costo medio DDD si è osservato un valore di 0,78 euro, in aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente.

Si stima che in Italia ogni paziente genera per i soli costi diretti un impatto economico per il Servizio Sanitario Nazionale pari a circa € 3.500 all’anno, per un totale di 14 miliardi l’anno. Al 2019, il costo complessivo per la cura del diabete risultava essere di circa 2800 euro, di cui il 50% è da riferire ai ricoveri, il 16% alla specialistica, il 31% ai farmaci diversi dagli anti-iperglicemici, il 9% ai farmaci anti-iperglicemici e il 4% ai dispositivi. “La spesa per le visite diabetologiche rappresenta solo una piccola parte (circa 1%) della spesa totale. Inoltre, “il costo attribuibile alle complicanze e alle comorbidità (vere e proprie complicanze della malattia) rappresenta il 90% del costo della malattia mentre la gestione del problema metabolico solo il 10%” (dati ARNO Diabete).

A queste dinamiche devono poi aggiungersi tutte quelle riconducibili all’aderenza alle terapie, all’empowerment ed engagement del paziente nella gestione della patologia, a quel complesso meccanismo di relazione che lega le persone con diabete con specialisti e con i propri medici di famiglia.

Il Documento elaborato dagli esperti approfondisce quindi quali siano le tecnologie oggi disponibili nella gestione del diabete, ne inquadra la loro diffusione e le possibilità di accesso anche alla luce del PNRR e le inquadra in una cornice descrittiva reale di utilizzo per una gestione pienamente integrata del diabete. Non ultimo grande spazio, viene quindi dato al loro ruolo anche in termini di formazione ed educazione terapeutica e al valore che generano nell’ambito di un oculato partenariato pubblico-privato.

Ne derivano ben Undici Raccomandazioni tra le quali, in primis, l’esortazione rivolta a tutto il sistema (istituzioni incluse) a favorire lo sviluppo di un vero e proprio ecosistema digitale come determinante della piena integrazione multi-professionale e della gestione del diabete ovvero ai fini di realizzare l’implementazione del Piano Diabete e del Piano Cronicità, anche alla luce del DM 77 e delle risorse del PNRR. Un percorso da compiere anche attraverso la contestualizzazione della innovazione tecnologica nei PDTA, utili a definire il ruolo clinico assistenziale dell’innovazione stessa, le sue potenzialità di efficacia e i risultati ottenibili.

Marcata è quindi anche l’attenzione che deve essere rivolta, in questo quadro, alla telemedicina affinché sia riconosciuta come pienamente integrata e parte dei Livelli essenziali di assistenza, con parallelo utilizzo di sistemi informativi in grado di favorire la condivisione-circolazione dei dati dei pazienti per ottimizzare il percorso, evitare inutili ripetizioni di esami e monitorare i percorsi diagnostico-terapeutici al fine di migliorare l’appropriatezza assistenziale attraverso una attività di audit integrato con il team specialistico, basata su indicatori di processo ed esito.

Ne deriva anche la necessità di potenziare l’assistenza domiciliare garantendo l’accesso diffuso ai dispositivi tecnologici da parte delle persone con diabete favorendo l’introduzione e la diffusione di strumenti di diagnostica e di monitoraggio digitale che consentano ai curanti di scaricare i dati generati dai dispositivi tecnologici del paziente.

A tal fine gli esperti raccomandano di definire e rendere disponibili adeguati strumenti e strutture per la formazione all’uso delle nuove tecnologie, anche in collaborazione con le Associazioni, nell’ambito del quadro più complesso dell’educazione terapeutica finalizzato al superamento delle resistenze culturali al cambiamento da parte dei pazienti ma anche da parte degli operatori coinvolti.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 07 febbraio 2023