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Cronicità, in Lombardia ai Mmg le redini dei piani assistenziali. Ecco come cambia il modello

La Lombardia punta a far gestire al mmg il 55% di quelli con una sola cronicità, il 45% di quelli con 2 o 3 patologie, il 5% degli assistiti con oltre 3 patologie. Il piano della Regione su medici di famiglia e pediatri nel territorio.

La Lombardia scommette tutto sui medici di famiglia e sui pediatri nel nuovo percorso di presa in carico dei pazienti cronici. Partito nel 2012 con i Creg e perfezionato con il Piano di fine decennio scorso, con la delibera XII/2755 del 15 luglio scorso il sistema di assistenza di fragili e cronici chiede espressamente a medici di famiglia e pediatri di individuare e coinvolgere pazienti cronici e fragili, sulla base del rapporto di fiducia, e di redigere il Piano assistenziale individuale. Man mano, i pazienti oggi in carico ad altri gestori dovrebbero passare a loro. Non tutti: il programma è di affidare alle aggregazioni funzionali territoriali dal 15% in su degli assistiti con una o più patologie croniche. E su cento assistiti in carico, la Regione punta a far gestire al mmg il 55% di quelli con una sola cronicità, il 45% di quelli con 2 o 3 patologie, il 5% degli assistiti con oltre 3 patologie. Oggi molta parte dell’assistenza concordata per i cronici con l’Aft è affidata ai medici in coop. Le cooperative di servizio consentono un rapporto più diretto con gli erogatori delle prestazioni ed insieme ad essi sono iscritte in elenchi di accreditati. I medici e pediatri soci da parte loro sono di per sè idonei alla presa in carico. Ma la delibera 2755 offre una seconda chance al Mmg di accedere alla gestione dei suoi assistiti: affidarsi al centro servizi dell’Asst, l’Azienda dei servizi sociosanitari territoriali che individuerà propri modelli organizzativi. In questo caso userà il gestionale dell’azienda per le prenotazioni anziché quello della Coop. Coop e Centri servizi Asst potranno vedere le agende appuntamenti di ospedali ed ambulatori accreditati come enti erogatori dove i cronici possono effettuare i loro esami. La delibera va verso la semplificazione documentale: se resta il PAI, cioè il piano assistenziale individuale affidato al medico/pediatra di fiducia, tramonta il Patto di cura scritto che era nel precedente progetto. Si elimina anche il processo di validazione del PAI da parte dell’Agenzia di tutela sanitaria (ATS), cioè l’ex Asl che contratta con i medici, gli ospedali e, in questo caso con le coop, volumi e valori di prestazioni.

La presa in carico di nuovi pazienti procede quest’anno secondo iter già in essere: il medico di famiglia chiederà il consenso al trattamento dei dati all’assistito che accetta la presa in carico e questi firmerà l’informativa. Le Asst che hanno fin qui tenuto in carico pazienti cronici, i quali volessero passare al medico di fiducia li terranno in carico ancora tutto quest’anno e comunque finché il medico del territorio non ha formalmente preso in carico gli utenti; se il PAI scade nel 2025, l’Asst dovrà però “disarruolare” l’utente. Alla delibera sono stati vincolati 4,28 milioni di euro. Partiamo dai 4 milioni: vanno alla remunerazione del medico che resta invariata, e cioè 15 euro per la redazione di ogni PAI, indipendentemente dal fatto che il paziente sia mono o polipatologico. Vengono riscossi dalla coop 25 euro per le prese in carico dei pazienti con PAI monopatologici, 30 per i pazienti con 2 o 3 patologie compresenti, 30 per i pazienti con più di 3 patologie. Al medico oltre al PAI l’azienda corrisponde 8 euro se raggiunge il 15% dei propri assistiti cronici totali e se supera i valori soglia dell’allegato 3 A in termini di congruità della programmazione dell’esame, di aderenza terapeutica e di percentuale (60%) di espletamento dell’esame sia esso di laboratorio o di diagnostica ambulatoriale. Il compenso verrà corrisposto al 75% in tempi rapidi, per un 25% dopo il monitoraggio degli esiti. Per la remunerazione di coop e centri servizi Asst verranno valutati oltre ai requisiti contrattuali, l’effettiva risposta alle richieste dei pazienti e i re-call effettuati per sincerarsi della presenza al test. Dal 2025 entrerà in scena pure il monitoraggio delle prenotazioni fatte.

A latere con complessivi 280 mila euro viene finanziato anche lo screening della retinopatia diabetica sui pazienti indirizzati dal diabetologo. Il progetto che ha per capofila l’ospedale Sacco-Fatebenefratelli prevede una sperimentazione dell’esame in telemedicina con il documento trasmesso in tempo reale dall’infermiere all’oculista che valuta da remoto la situazione e referta direttamente sul fascicolo sanitario, con la chance di confrontarsi con il diabetologo ove serva. Un cenno agli allegati: il primo è il fac-simile di contratto tra ATS e coop di servizio per i mmg, che si impegnano a garantire la presa in carico dei cronici dei medici soci, il coordinamento e l’attivazione degli interventi degli enti erogatori, a non dirottare altrove i pazienti se non per valide motivazioni clinico-organizzative da comunicare alla Commissione Tecnica regionale, a segnalare criticità dei percorsi e comunicare elenchi dei medici aderenti, a tutelare dati personali e conservare documentazione, a non recedere dal rapporto con l’assistito in vigenza del PAI se non per giustificato motivo da comunicare ad ATS con preavviso di 45 giorni. Vengono disciplinati anche i casi di recesso dal contratto di coop e ATS. Agli allegati 2A e 2B (quest’ultimo non allegato alla delibera) si riportano per ogni categoria di paziente cronico, dal trapiantato allo scompensato, i set di esami di laboratorio e diagnostica strumentale compresi nei pacchetti di accertamento e i farmaci assegnati in esenzione. All’allegato 4A l’iter per l’oculistica.

Tratto da: Sanità33, 21 luglio 2024