Ancora un’altra pillola? La politerapia nel diabete
Uno studio su 461.849 pazienti danesi con diabete di tipo 2 ha evidenziato un aumento significativo dell’uso di farmaci e della politerapia tra il 2000 e il 2020, con importanti implicazioni per la gestione clinica e la salute pubblica. Durante i vent’anni considerati, il numero medio di farmaci giornalieri per paziente è passato da 3.7 ± 2.8 nel 2000 a 5.3 ± 3.2 nel 2020. L’89% dei pazienti (n = 409.062) ha assunto almeno 5 farmaci contemporaneamente a un certo punto, e il 47% (n = 217.467) ha raggiunto o superato i 10 farmaci. L’aumento è stato trainato principalmente dall’uso crescente di analgesici, farmaci antipertensivi, inibitori della pompa protonica e statine. Fattori come l’età avanzata, il sesso maschile, uno status socioeconomico basso e l’etnia danese hanno mostrato una correlazione positiva con la politerapia, ma non spiegano da soli il trend osservato. Questo fenomeno riflette la crescente complessità della gestione del diabete di tipo 2, spesso associato a comorbilità che richiedono trattamenti farmacologici specifici. Tuttavia, la politerapia porta con sé sfide significative: il rischio di interazioni farmacologiche, effetti collaterali e prescrizioni inappropriate, sia in eccesso che in difetto. I risultati di questo studio sottolineano la necessità di un approccio critico e personalizzato nella gestione farmacologica, bilanciando i benefici della politerapia con i rischi ad essa associati.
Fonte: Johansson KS et al. Diabetes Care. 2024;47(12):2120–2127. doi:10.2337/dc24-0011.
Tratto da Cardiolink, Martina Chiriacò, 13 dicembre 202