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Sindrome metabolica, il batterio che fa la differenza

Nell’intestino delle persone in sovrappeso Akkermansia muciniphila è poco presente. Uno studio ha dimostrato che l’assunzione di un integratore migliora i parametri metabolici.

Si chiama “sindrome” non a caso: perché non si tratta di un’unica malattia, ma dell’insieme di più fattori di rischio dovuti a condizioni specifiche, come il grasso addominale in eccesso, una glicemia alterata, l’insulino-resistenza. Fattori che aumentano la probabilità di sviluppare malattie cerebro e cardiovascolari, o diabete. È  la sindrome metabolica, che secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità colpisce in Italia quasi un quarto della popolazione, con una incidenza in continua crescita. Colpa di stili di vita sedentari, di una alimentazione povera di fibre, ma anche dell’aumento dell’età media; il rischio aumenta con il passare degli anni tanto che ne soffre quasi la metà della popolazione over 50.

Chi soffre di sindrome metabolica presenta in genere iperglicemia (ovvero la presenza eccessiva di zuccheri nel sangue anche a digiuno), alti valori di trigliceridi, bassi livelli di colesterolo HDL (quello “buono”), ipertensione e una particolare forma di obesità addominale, quella che gli esperti definiscono “conformazione a mela”, nella quale l’eccesso di grasso è localizzato nella regione dello stomaco. La presenza di almeno 3 di questi fattori aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 ed eventi cardiovascolari.

Per prevenire questa condizione è dunque fondamentale agire sui fattori che la provocano. Quindi evitare il sovrappeso e l’obesità, facendo particolare attenzione alla prevenzione dell’accumulo di grasso addominale, per esempio svolgendo regolarmente attività fisica, preferibilmente di tipo aerobico per circa 30 minuti al giorno. Bastano piccoli accorgimenti, come spostarsi a piedi anziché in automobile, o salire le scale anziché prendere l’ascensore. Il secondo suggerimento è quello di seguire una dieta bilanciata, con consumo di frutta e verdura e una riduzione di cibi e bevande eccessivamente calorici.

In aggiunta a queste strategie, di recente gli studiosi hanno rivolto la loro attenzione al microbiota intestinale, ovvero quell’insieme di miliardi di microrganismi come batteri, virus, funghi e protozoi, presenti nel tubo digerente, principalmente nel colon. Il microbiota, dicono oggi molti studi, ha un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo e nella risposta immunitaria. Se questo non è in equilibrio, infatti, possono insorgere i disturbi metabolici e alcune malattie gastrointestinali. E uno degli attori cruciali in grado di assicurare l’integrità del tratto gastrointestinale è un batterio, Akkermansia muciniphila, scoperto nel 2004, e che da allora non ha mancato di riservare sorprese nella gestione della sindrome metabolica.

Recenti studi, tra cui una importante ricerca apparsa su Nature, hanno infatti evidenziato come numerose condizioni patologiche legate alla sindrome metabolica siano collegate ad una minore presenza del batterio Akkermansia muciniphila nel nostro intestino. Nelle persone sane, infatti, il batterio rappresenta circa il 3-4% della quota batterica dell’intero microbiota. Ma in alcuni soggetti come le persone in sovrappeso e obese la percentuale di Akkermansia muciniphila si riduce drasticamente fino alla sua scomparsa. Una categoria specifica in cui generalmente si riscontra una bassa percentuale di questo batterio sono le donne in menopausa.

Per valutare se la somministrazione di questo batterio potesse avere un effetto positivo su adulti obesi o in sovrappeso, un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha condotto uno studio pilota randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su 40 volontari, con assunzione giornaliera di una dose di integratori a base di Akkermansia muciniphila vivo o pastorizzato per tre mesi. L’obiettivo era quello di valutare la sicurezza, la tollerabilità e i parametri metabolici.  Ebbene, scrivono i ricercatori, non soltanto l’integrazione è sicura e ben tollerata, ma migliora diversi parametri metabolici, riducendo la resistenza insulinica (-32,6%), l’insulinemia (-34%), il colesterolo totale (-8,6%) con una perdita di peso in media di 2,27 kg.

Akkermansia muciniphila pastorizzato ha superato tutti i necessari studi sulla sicurezza e tollerabilità e di conseguenza ha ricevuto da parte di EFSA (Ente europeo di Sicurezza Alimentare) l’approvazione per essere utilizzato negli integratori, aiutando a gestire il peso e la glicemia.

Tratto da: La Repubblica, 25 maggio 2023