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Cellule dello stomaco trasformate in “beta-simili”, nuova possibile soluzione terapeutica

Le cellule staminali dello stomaco possono rappresentare una possibile soluzione terapeutica al diabete perché sono in grado di trasformarsi in cellule “simil-beta” e di secernere insulina. È quanto ha osservato uno studio preclinico condotto da ricercatori della Weill Cornell Medicine. “Si tratta di uno studio proof-of-concept che fornisce una base per lo sviluppo di un trattamento per il diabete di tipo 1 e di tipo 2”, spiega Joe Zhou, autore senior della ricerca.

Le cellule staminali dello stomaco possono essere convertite in cellule che secernono l’insulina in risposta ad elevati livelli di zuccheri nel sangue, offrendo un promettente approccio per trattare il diabete. È quando evidenzia uno studio preclinico condotto da ricercatori della Weill Cornell Medicine (USA), i cui risultati sono stati pubblicati da Nature Cell Biology.

Nello studio, il team ha dimostrato di poter ottenere cellule staminali dal tessuto dello stomaco umano e riprogrammarle, con un’efficienza sorprendentemente elevata, in cellule che assomigliano a quelle beta del pancreas e che secernono l’ormone.

Il trapianto di questi piccoli gruppi di cellule ha invertito i sintomi della malattia in modelli animali di diabete. Lo studio è partito quindici anni fa, quando è stato scoperto che le cellule pancreatiche ordinarie possono essere trasformate in cellule che producono insulina forzando l’attivazione di tre fattori o proteine che controllano l’espressione genica. Nel 2016, poi, lo stesso team ha evidenziato che anche le cellule staminali gastriche, adiacenti a quelle pancreatiche nella fase embrionale dello sviluppo, possono essere facilmente trasformate in cellule simil-beta, che secernono insulina.

Nello studio, dopo aver trasformato le cellule staminali gastriche umane in cellule simil-beta, il team ha fatto crescere in vitro piccoli cluster di cellule detti organoidi e ha scoperto che questi ‘pezzi’ di tessuto diventavano rapidamente sensibili al glucosio, rispondendo con secrezione dell’insulina. In particolare, trapiantati in animali di laboratorio, gli ‘organoidi’ funzionavano secernendo insulina in risposta ad aumento della glicemia e mantenendo costanti i livelli di glucosio nel sangue.

E i trapianti hanno continuato a funzionare anche dopo mesi. “Si tratta di uno studio proof-of-concept che fornisce una base per lo sviluppo di un trattamento per il diabete di tipo 1 e di tipo 2”, spiega Joe Zhou, autore senior della ricerca.

Fonte: Nature Cell Biology 2023

Tratto da: Quotidiano Sanità, 01 giugno 2023