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10 cose da non fare (durante una visita)

 

Spegnere il cellulare, non mentire sulle abitudini di vita, descrivere bene il proprio disturbo... I medici americani hanno stilato una lista di regole che il paziente deve seguire durante una visita medica. Ma gli esperti italiani non sono d'accordo su tutti i consigli.
Come deve essere il "paziente perfetto"? Lo dice la CNN con un elenco di 10 comportamenti e regole da seguire stilato da esperti medici americani. A partire da una ginecologa che non dimenticherà mai la donna che, mentre eseguiva una sua visita, rispondeva al cellulare organizzando il suo matrimonio senza prestare attenzione alle domande o consigli del medico. E, quindi, proprio la regola numero 1 - è spegnere il cellulare. 2 - non mentire sulle abitudini di vita. 3 - descrivere esattamente il problema/dolore. 4 - esplicitare le ragioni e gli obiettivi precisi della visita. 5 - esprimere cosa ci si aspetta dalla visita (se, per esempio, hai 44 anni e vuoi diventare madre, dillo in modo da non perdere tempo). 6 - fare una lista dei farmaci che si stanno assumendo. 7 - chiedere, non andarsene senza aver fatto tutte le domande. 8 - portare tutte le indagini eseguite in precedenza. 9 - non aver paura di essere in disaccordo con il medico. 10 - essere d'accordo con la terapia prescritta. Ma sono comportamenti davvero utili? "Non tutti. Riflettono un eccesso di pragmatismo anglosassone, riduttivo e, quindi, poco applicabile alla pratica clinica. Il paziente non deve essere perfetto, ma sicuramente deve essere informato" risponde il professor Mauro Podda, responsabile del Dipartimento di Medicina Interna di Humanitas e professore ordinario di Medicina all'Università degli Studi di Milano, con cui approfondiamo l'argomento.
Professor Podda, non tutte queste regole sono effettivamente applicabili. Perchè?
"È ingenuo pensare di poter stilare il manuale del ‘paziente modello’. Spesso le ragioni di una visita medica o le aspettative non sono esplicitate da parte del paziente perché neppure lui sa esattamente cosa si aspetta. È il professionista che deve saper porre le domande giuste. Una efficace relazione medico-paziente è quanto oggi si tende ad insegnare agli studenti secondo il modello della medicina ‘centrata sul paziente' rispetto a quello tradizionale ‘centrato sulla malattia'. Sta al medico cercare di far emergere le aspettative della visita mettendo a suo agio il paziente. A titolo di esempio: porre domande su malattie di famiglia può far venire a galla il reale problema o timore inconscio. E non significa che se non l'ha detto subito il paziente stia mentendo".
Proprio riguardo al fatto di non mentire: i pazienti lo fanno?
"Succede se si è troppo diretti e il paziente si sente giudicato o sotto accusa. Di fronte, per esempio, a una diagnosi di malattia del fegato, chiedere immediatamente se si abusa di alcol può provocare una reazione di difesa e chiusura da parte del paziente, che tenderà presumibilmente a negare le sue abitudini. Se, invece, si aspetta, si commentano gli esami, si visita e, poi, tra altre domande, viene inserita anche questa, si noterà che l'atteggiamento è meno rigido. Lo stesso succede quando alla visita si recano marito e moglie oppure madre e figlia. Il medico deve riuscire a mantenere il focus sul paziente senza farsi travisare dalle risposte o richieste e aspettative degli altri famigliari. Anche in questo caso, quindi, è il medico che deve saper porre le domande e captare le risposte giuste per porne altre".
È importante che il paziente non dissenta dalla terapia?
"È sicuramente importante perché solo se la condivide è incentivato a seguirla. Il medico non deve imporla, ma personalizzarla in base alle esigenze e richieste del paziente stimolandolo a chiedere se la condivide o aveva altre idee".
Oltre alla condivisione, c'è qualcosa di utile in questa lista?
"Certo. Il cellulare dovrebbe essere spento per concentrarsi sulla visita. Utilissimo anche stilare una lista dei medicinali che si assumono, in modo da non essere impreparati, e avere la buona abitudine di portare le indagini precedenti, che non andrebbero mai cestinate. Oggi la diagnosi si basa moltissimo su indagini già eseguite. Averle in ordine e non distruggerle mai evita duplicazioni inutili e facilita la diagnosi. Un paziente, quindi, non deve essere perfetto o professionista della sua salute, ma informato".
Tratto da: Humanitas Salute, Lucrezia Zaccaria, 31 maggio 2011