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Un decalogo per aiutare i partner nella disfunzione erettile

 

SESSO: ANDROLOGI, È LA DONNA LA "CURA" PER L'UOMO
Roma - Autonome, consapevoli dell'importanza della femminilità, concentrate sulla realizzazione dei propri obiettivi e desideri, non rinunciano allo stesso tempo al valore della coppia e della famiglia, sia essa quella d'origine o quella che formano con il proprio partner. Uno spaccato molto interessante dell'altra metà del cielo che emerge da un'inedita indagine Ispo, realizzata per la Sia, Società italiana di andrologia, nell'ambito della Campagna "Torna ad amare senza pensieri", condotta su un campione di oltre 600 donne tra i 35 e 60 anni e oltre. Proprio perchè l'amore è un elemento sempre importante nella vita di coppia, le ripercussioni dei problemi d'erezione non devono riguardare soltanto gli uomini, ma anche le loro compagne. Per questo la Sia, anche attraverso la collaborazione con Onda - Osservatorio sulla salute della donna, ha scelto di parlare direttamente a mogli, fidanzate e compagne dedicando loro un decalogo con i consigli degli specialisti andrologi per affrontare, e risolvere, insieme il problema. "In presenza di un problema di natura sessuale - dichiara il professor Vincenzo Gentile, presidente Sia - l'uomo tende a rinchiudersi in se stesso, o magari a cercare soluzioni alternative alla visita medica. Si calcola che ogni potenziale paziente con DE impieghi, infatti, circa 2 anni per rivolgersi a un medico: un intervallo decisamente troppo lungo che fa perdere del tempo prezioso per arrivare alla soluzione. Non dimentichiamo che nel 77% dei casi, la disfunzione erettile è il primo 'campanello d'allarme’ di altre patologie, prime tra tutte le malattie cardiovascolari o il diabete. Sottovalutare la DE è, quindi, sbagliato e soprattutto dannoso per la salute maschile e per l'armonia di coppia. Ecco perchè per gli andrologi è fondamentale aprire un dialogo proattivo con l'altra metà della coppia, e trovare, tra le mogli, le fidanzate e le compagne, preziose alleate per fare emergere il 'sommerso' di questa disfunzione che interessa un maschio adulto su 8 e che può essere dovuta a stili e abitudini di vita scorretti". Stando a quanto emerge dalla ricerca Ispo, la vita di coppia è soddisfacente per otto italiane su dieci (82% tra coloro che attualmente hanno una relazione, o più relazioni, anche non stabili), soprattutto per le nubili (87%) e le lavoratrici autonome e libere professioniste (87%). È molto significativo notare come la soddisfazione del proprio rapporto di coppia cresca tra le 45-54enni (85%) e che sia legata sicuramente alla stabilità della relazione, ma non necessariamente alla coabitazione tra i partner. Tanto che la percentuale si innalza all'89% tra chi ha un fidanzato con il quale non convive. E nella generale soddisfazione di coppia anche la sessualità è vissuta con maggiore consapevolezza, ha per tutte un ruolo fondamentale, come dire: ci possono essere momenti di stanca e preoccupazione, ma il sesso - anche se raro - deve funzionare. Interrogate in merito, le donne italiane non hanno dubbi ad individuare con estrema immediatezza i maggiori e più frequenti problemi della vita a due. E i problemi di natura sessuale del partner rientrano, subito, in un alveo di estrema delicatezza e immediata comprensione. Non stupisce, quindi, che il 66% delle intervistate si dichiari disposta ad affiancare e sostenere in tutto il partner, pronta a condividere ogni soluzione o decisione da prendere. Il 15% del campione, invece, si attiverebbe solo se vedesse il partner palesemente preoccupato e agitato, mentre solo un 9% è costituito da 'lady di ferrò pronte a prendere in mano la situazione, a documentarsi e a guidare il proprio compagno in tutti i passi necessari. Ma il vero risultato riguarda il modo migliore, secondo le donne italiane, di affrontare i problemi sessuali del partner. Di fronte a questa domanda non si hanno dubbi e 7 Italiane su 10 indicano il ricorso immediato allo specialista, andrologo o sessuologo che sia. Un vero plebiscito rispetto al solo 16% del campione che, invece, consulterebbe il medico di medicina generale e all'8% che si documenterebbe autonomamente, sul web o altri media. Inoltre, il 62% del campione dichiara che prenderebbe in considerazione la possibilità di suggerire al proprio compagno una soluzione farmacologica. Tra le favorevoli, una donna su 2 suggerirebbe di orientarsi verso il farmaco perché la disfunzione erettile (DE) deve considerarsi alla stregua di ogni altro problema di salute, mentre il 33% ritiene che, seguendo scrupolosamente tutte le indicazioni mediche, non esistano effetti collaterali pericolosi. Paradossalmente, chi non lo consiglia lo fa soprattutto per paura degli effetti collaterali (44%), perché non ritiene la DE una patologia così grave da ricorrere ai farmaci (18%) o perché tende a non considerare queste 'pillole' come vere medicine (12%).
Tratto da: AGI, 26 novembre 2009