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Lazio. Diabete. Psicologi nei team di cura. Obiettivo: migliorare aderenza a terapie e ridurre spesa

Lo prevede il Protocollo d’Intesa stipulato dall'Ordine Psicologi del Lazio con l'Associazione Medici Diabetologi del Lazio. Prevista anche una formazione di tipo psicologico per i professionisti sanitari che con varie funzioni si occupano del trattamento di questa patologia.

Nel Lazio, nei prossimi mesi, psicologi specializzati guideranno terapie di gruppo per sostenere un gruppo di pazienti diabetici nell’accettazione della malattia e rafforzare, in tal modo, la loro adesione al trattamento medico prescritto e a stili di vita compatibili con la patologia. Inoltre, ai professionisti sanitari che con varie funzioni si occupano di diabete verrà somministrata una formazione di tipo psicologico, al fine di coinvolgerli appieno nell’incentivazione dell’“adherence” del paziente diabetico alle terapie. Associazioni di malati e ordini professionali coinvolti verranno invitati a creare nuove sinergie per migliorare gli aspetti psicologici ed emotivi dei protocolli di cura. E poi ancora: un ebook virale e gratuito sull’apporto degli psicologi alla terapia di cura del diabete, già on-line; il lancio di una campagna di divulgazione sul tema; la realizzazione di appuntamenti pubblici dedicati.

Sono questi alcuni degli scenari d’azione aperti dal Protocollo d’Intesa stipulato da Ordine Psicologi del Lazio e Associazione Medici Diabetologi del Lazio. L’obiettivo dell’accordo siglato dal presidente dell’Ordine regionale Nicola Piccinini e da Renato Giordano, presidente Amd Lazio, è duplice: dimostrare non soltanto le potenzialità del contributo degli psicologi nella gestione emotiva dell’“adherence” alla terapia, ma anche l’efficacia dell’intervento psicologico nell’innesco di processi di riduzione della spesa pubblica sanitaria.

Sperimentare l’intervento psicologico e valutarne impatto economico. L’intervento principale del Protocollo è costituito dall’attivazione di un progetto di ricerca teso a dimostrare l’impatto positivo dell’intervento psicologico sulla qualità vita paziente e sul miglioramento dell’aderenza alla cura, nonché l’abbattimento dei costi di cura del diabete del Servizio Sanitario Nazionale: l’ipotesi scientifica di partenza è costituita dall’assunto che elaborazione ed accettazione emotiva della condizione di diabetico siano presupposti necessari a sostenere la motivazione a curarsi responsabilmente e a mantenere tutte le modifiche comportamentali quotidiane richieste dalla malattia. Verranno dunque selezionati, a cura dell’Amd, trenta pazienti affetti da diabete di tipo 2, scelti tra quelli in fase di introduzione dell’insulina nel trattamento. Tra questi, dieci parteciperanno ad un percorso terapeutico di gruppo della durata di sei mesi, scandito da incontri di due ore coordinati dagli psicologi indicati dall’Ordine. Gli incontri saranno finalizzati ad approfondire ansie, timori ed aspettative legati al diabete; a individuare e modificare false credenze legate alla malattia; a migliorare la gestione dell’emotività e la spinta motivazionale a prendersi cura di sé; a costruire una nuova rappresentazione di sé e sviluppare il senso di responsabilità necessario ad autogestire la terapia. L’altra parte del gruppo selezionato non riceverà alcun trattamento. “L’obiettivo del progetto - recita il protocollo - è valutare se un trattamento psicologico di gruppo finalizzato all’accettazione della condizione di diabetico, produca una maggiore capacità di controllo e dunque una maggiore aderenza al trattamento medico da parte dei pazienti diabetici e quindi una riduzione della spesa sanitaria relativa”. Al termine dei sei mesi verrà dunque quantificata la spesa sanitaria erogata in relazione a ciascun soggetto: lo studio si focalizzerà soprattutto sui costi diretti, ovvero quante prestazioni sanitarie, quante visite specialistiche, quanti farmaci in più, quanti trattamenti in ospedale saranno stati necessari per i trenta soggetti selezionati e quali differenze emergeranno tra i due campioni.

Il Presidente dell’Ordine Psicologi Lazio, Nicola Piccinini: “Questo Protocollo d’intesa parte da un assunto molto rilevante per la nostra categoria professionale, specie in questa congiuntura economica: i risultati dell’intervento psicologico su specifici disagi sono comparabili o in alcuni casi risultano migliori di quello medico-farmacologico classico. E dunque lo psicologo è in grado di far risparmiare la Pubblica Amministrazione. In una fase di spending review ‘perpetua’ come quella attuale, la nostra professionalità rappresenta una grande opportunità per cittadini, per le istituzioni e per altre famiglie professionali”.

Sensibilizzare tutti i soggetti coinvolti e creare sinergie. Altra direttrice operativa del Protocollo (che ha preso le mosse da un lavoro svolto dai ricercatori dell’Università La Sapienza Carlo Lai, Manuela Tomai e Mara Lastretti) è sensibilizzare, informare e formare tutti i soggetti implicati. L’Ordine degli Psicologi del Lazio e l’Associazione Medici Diabetologi del Lazio annunciano quindi di voler promuovere la relazione e la sinergia con le associazioni di cittadini diabetici e gli Ordini Professionali coinvolti nei protocolli di cura, anche con eventi finalizzati; di produrre e pubblicare, nei prossimi mesi, articoli divulgativi e un ebook gratuito sul contributo dello psicologo nella gestione della malattia; di realizzare moduli di formazione medica e psicologica sulla gestione del paziente cronico, destinati a professionisti. L’Ordine, infine, costituirà una rete interna di psicologi specializzati che presteranno la loro consulenza a tariffe agevolate.

Perché inserire lo psicologo nel team di cura del diabete di tipo 2. Il 90% dei pazienti di diabete è affetto dal tipo 2, il cosiddetto “diabete dell’adulto”, legato molto spesso all’obesità: nel Lazio, sono stimati esserci circa 340mila casi di questo tipo. La spesa annua complessiva del Servizio Sanitario Nazionale per la cura del diabete ammonta a circa 12 miliardi di euro ed assorbe dunque l’11% del fondo complessivo. La quasi totalità di queste risorse serve a coprire la gestione delle conseguenze delle complicanze e della comorbilità della malattia: i ricoveri ospedalieri in particolare, e poi le prestazioni sanitarie, il consumo di farmaci. Il paziente diabetico ha infatti un alto rischio di ospedalizzazione e la durata del suo ricovero è più lunga del 20% della media nazionale. Per evitare le complicanze, il paziente è chiamato a rivoluzionare la sua quotidianità, cambiando radicalmente abitudini alimentari e stili di vita. In questo contesto, il Protocollo siglato tra Ordine e Amd riconosce la centralità del contributo dello psicologo nello sviluppo dell’autocontrollo e dell’adherence terapeutica che consentono al paziente diabetico di evitare ansia, depressione, fenomeni di “burn-out” e il correlato aumento dei costi sociali ed economici della malattia. E l’apporto dello psicologo non si limita all’informazione e all’educazione del paziente ma anche all’elaborazione e accettazione della condizione di diabetico.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 05 marzo 2015

Nota dei WM: finalmente si inizia a capire che il diabete, ma pensiamo tutte le patologie “per la vita”, non riguardano solo il fisico ma sicuramente anche l’aspetto cerebrale !!!