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Manovra sanità. Cittadinanzattiva: “Non usiamo Ssn come un salvadanaio. Già tagliati 30 mld”

Il coordinatore nazionale Aceti interviene dopo le parole di Gutgeld. “Tutte le risorse che si riescono a recuperare devono rimanere all’interno del SSN e utilizzate per eliminare innanzitutto le attuali ‘tasse’ sulla salute che pesano sulle tasche dei cittadini, aumentare l’accessibilità alle prestazioni pubbliche, garantire accesso alle vere innovazioni terapeutiche, come ad esempio quelle per l’Epatite C ed altre”.

“Il livello di finanziamento, e quindi di investimento dello Stato, per il Servizio Sanitario Pubblico e per la salute dei cittadini non può e non deve più subire ulteriori tagli lineari. Ben vengano invece tutte quelle misure volte a qualificare la spesa sanitaria, contrastando le inefficienze e gli sprechi in sanità, e che migliorano la qualità e l’accessibilità ai servizi resi ai cittadini. Ma tutte le risorse che si riescono a recuperare, il Ministro Lorenzin parla di 10 miliardi, devono rimanere all’interno del SSN e utilizzate per eliminare innanzitutto le attuali “tasse” sulla salute che pesano sulle tasche dei cittadini, aumentare l’accessibilità alle prestazioni pubbliche, garantire un maggior e più equo accesso alle vere innovazioni terapeutiche, come ad esempio quelle per l’Epatite C ed altre”. Queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva in merito all’annunciato ulteriore tagli alle risorse destinate al SSN.

“Già esistono infatti delle vere e proprie tasse sulla salute, che ostacolano l’accesso al servizio sanitario pubblico, agevolano il sistema privato e stressano i redditi delle famiglie, e che chiediamo vengano eliminate con i risparmi realizzati dal SSN. Si tratta di superticket di 10 euro sulla ricetta, che per essere eliminato richiederebbe circa 800 milioni di euro; della tassa occulta e odiosa per pagare prestazioni in intramoenia e privato al fine di aggirare le liste di attesa;  delle aliquote Irpef altissime che gravano sui cittadini per ripianare il debito sanitario nelle regioni in Piano di rientro.”

“Ricordiamo – prosegue la nota -  che proprio in queste ore infatti, all’interno del DL sugli Enti Locali sono stati depositati dal Governo emendamenti che prevedono il taglio di 5 miliardi di euro al finanziamento del SSN per gli anni 2015 e 2016, e che si sommano ai circa 24 miliardi di euro di tagli al SSN accumulati con le molteplici manovre dal 2011 in poi. Parliamo di un taglio al SSN di circa 30 miliardi in 6 anni. Secondo i dati della Conferenza delle Regioni, il Fondo Sanitario Nazionale è sottofinanziato di almeno 18 miliardi rispetto alla media degli altri Paesi Ocse, e di circa 30 miliardi rispetto a Francia e Germania”.

“Continuare a tagliare i fondi per il  SSN vuol dire mettere a serio rischio l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, garantiti oggi solo in alcune Regioni, e aumentare la quota di cittadini che rinuncia a curarsi, che oggi è pari al 9,5% della popolazione secondo il Rapporto annuale Istat 2015.”

“Se il Governo vuole ridurre le tasse senza diminuire, ma anzi migliorando, i servizi per i cittadini, a partire da quelli sanitari e sociali, dovrebbe dedicare la stessa attenzione finora riservata al SSN anche ad altre voci di spesa pubblica delle Istituzioni nazionali e locali. Pensando alle sole spese regionali non sanitarie oggi si potrebbero razionalizzare con la spending review circa 44 miliardi di euro (spese correnti non sanitarie annue), che comprendono consulenze esterne, acquisto di beni e servizi, aziende regionalizzate, municipalizzate, consortili, ecc…..Solo abolendo i vitalizi degli ex consiglieri regionali si recuperano 170 milioni di euro l’anno, come abbiamo recentemente ricordato nella campagna per la loro abolizione “Il vitalizio nuoce gravemente a..”

Tratto da: Quotidiano Sanità, 27 luglio 2015