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Così muore il servizio pubblico. L’Nhs taglia l’assistenza sanitaria nella metà del Paese

Il 50 per cento delle strutture sanitarie locali è costretto a ritardare o annullare le prestazioni dei pazienti. Succederà che qualche cittadino soffrirà più degli altri in attesa di una terapia o di un intervento chirurgico. Così il servizio sanitario inglese dice addio all’universalità.

“Combattere lo stigma”. I buoni propositi del premier britannico Theresa May per migliorare i servizi di salute mentale del suo Paese non sembrano potere andare oltre quello slogan lanciato a ripetizione negli ultimi mesi. La metà dei Clinical commissioning group (Ccgs), le organizzazioni dell’Nhs incaricate della gestione dell’assistenza sanitaria (quali servizi offrire e a chi), temono infatti di non poter aumentare i fondi destinati alla prevenzione e alla cura dei disturbi psichici come promesso dal governo. Anzi, in alcune regioni si è già provveduto a ridurre o addirittura a chiudere i centri specialistici. Ma i tagli al servizio sanitario inglese, troppo simile al nostro per non immedesimarsi, non si fermano qui.

Secondo il rapporto del King’s Fund che monitora la salute dell’Nhs, controllandone i parametri vitali ogni tre mesi, la metà dei servizi locali subiranno ritardi o verranno cancellati quest’anno. Per il 50 per cento dei direttori finanziari dei Clinical commissioning groups, questo è l’unico modo per poter rientrare nel budget di spesa previsto.

Eppure negli ultimi tre mesi le casse dell’Nhs si sono riempite più del solito, tanto da far sperare al 54 per cento dei direttori delle Ccgs di poter chiudere l’anno in attivo. Evidentemente, però, non basta. La situazione finanziaria resta preoccupante, si legge nel Rapporto.

Gli enti locali stanno cercando di correre ai ripari tentando le strade più disparate, dalla vendita di locali e terreni alla richiesta di sostegno economico al Sustainability and Transformation Fund, una fonte extra di finanziamento vincolata ai risultati ottenuti. Ma il buco da colmare non è piccolo: il disavanzo complessivo dell’intero Nhs per il 2016 -2017 è di circa 850 milioni di euro. Così viene compromessa la qualità dell’assistenza sanitaria, con una serie di conseguenze che il nostro Paese conosce bene. Quest’anno circa 2,5 milioni di sudditi di Elisabetta II (l’11% dei pazienti) hanno passato più di quattro ore in attesa al Pronto soccorso (685 mila in più rispetto all’anno precedente). Nello scorso mese di marzo circa 362 mila persone hanno aspettato 18 settimane per le cure ospedaliere, 64 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Più di 26 mila pazienti oncologici hanno visto passare 62 giorni prima di ricevere la terapia richiesta. I ritardi nella dimissione dagli ospedali hanno sottratto ai cittadini 2,25 milioni di posti letto.

«Viste le intenzioni dei Clinical commissioning groups di ritardare o annullare i finanziamenti per alcuni servizi - dichiara Richard Murray, ai vertici del King’s Fund - i dirigenti delle strutture sanitarie locali dovranno prendere decisioni difficili sulle priorità e ciò comporterà un impatto sulle cure accessibili ai pazienti e sui tempi per ottenerle».

Ciò vuol dire, per esempio, che nella metà del Paese qualcuno aspetterà più degli altri per ottenere l’intervento chirurgico o la terapia di cui ha bisogno.

I dati del Rapporto dimostrano inequivocabilmente che nel Regno Unito, ma non solo, le necessità della popolazione crescono a un ritmo più rapido dei finanziamenti ai servizi sanitari. Rendendo difficile rispettare lo spirito del servizio pubblico: l’universalità delle cure.

Tratto da: Healthdesk, 19 giugno 2017

Nota dei WM: avevamo pubblicato l’alert, in qualche cosa di simile, anche per la nostra bella Italia qualche settimana fa. I nostri concittadini si curano meno, almeno quelli meno abbienti, quindi sarebbe opportuno prendere queste due “coincidenze” come un campanello di allarme, molto negativo, non vorremmo che si sommassero con un risultato devastante per tutti noi. Ci auguriamo quindi che le spese pazze, la corruttela, il menefreghismo, ecc. ecc. ecc. di qualcuno non ci spinga al baratro della “rupe di Sparta”.